La corsa al controllo dei mari: una minaccia per la pace

Economia come competizione strategica e militare con la Cina

L'ultimo intervento di Ursula von der Leyen parla di una corsa per l'accesso alle materie prime, per il controllo delle risorse e delle rotte commerciali. Ma soprattutto tocca la questione più critica che porta allo scontro con la Cina: il dominio del Mar Cinese Meridionale.
21 gennaio 2025
Redazione PeaceLink

Mar Cinese Meridionale

L'ultimo intervento di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, riporta al centro del dibattito globale la crescente competizione tra le principali economie del mondo per il controllo delle risorse e delle rotte commerciali. Le sue parole delineano un futuro segnato da conflitti strategici che si estendono dalle tecnologie emergenti al dominio dei mari, come il Mar Cinese Meridionale. Una competizione che rischia di tradursi in nuovi conflitti geopolitici.

Von der Leyen afferma: “Le principali economie del mondo sono in corsa per l'accesso alle materie prime, alle nuove tecnologie e alle rotte commerciali globali. Dall'intelligenza artificiale alla tecnologia pulita, dalla quantistica allo spazio, dall’Artico al Mar Cinese Meridionale, la corsa è iniziata. A mano a mano che questa competizione si intensifica, probabilmente continueremo a vedere un uso frequente di strumenti economici, come sanzioni, controlli sulle esportazioni e dazi, che mirano a salvaguardare la sicurezza economica e nazionale”.

Una corsa che prepara al conflitto

Queste dichiarazioni preoccupano profondamente per almeno due ragioni. Da un lato, rappresentano una normalizzazione della "competizione strategica" tra potenze mondiali, che storicamente ha sempre rappresentato il preludio a tensioni belliche. Dall'altro, evocano uno scenario in cui il mare - simbolo di libertà e interconnessione tra i popoli - diventa teatro di rivalità per il controllo delle risorse e delle rotte commerciali, alimentando logiche di militarizzazione.

Le rotte commerciali, come quelle del Mar Cinese Meridionale, sono fondamentali per il commercio globale, ma sono anche un luogo dove la competizione tra grandi potenze, come Stati Uniti e Cina, si manifesta attraverso presidi militari, blocchi navali e dimostrazioni di forza. Questo accade in un momento storico in cui sarebbe invece necessario puntare a una cooperazione globale con la Cina per uscire dalla guerra in Ucraina.

Competizione o cooperazione?

Dietro le parole della von der Leyen si cela un problema di fondo: una visione delle relazioni internazionali basata sullo scontro e sull’accaparramento, invece che sulla collaborazione. Come può l'Unione Europea contribuire alla pace se si lascia trascinare in logiche di potenza, invece di agire come mediatore per la risoluzione pacifica delle controversie?

Se non invertiamo questa tendenza, il rischio è quello di entrare in una nuova e più aspra era di conflitti per il controllo delle risorse naturali e tecnologiche, con conseguenze disastrose per la pace mondiale. Il diritto internazionale e la diplomazia devono tornare a essere i pilastri della politica estera, specialmente per un'Europa che si proclama promotrice di pace e diritti.

Il ruolo dell'Europa

Occorre prendere posizione contro una politica che pone la competizione sopra la cooperazione. È necessario opporsi a una narrazione dell'economia che giustifica la militarizzazione in chiave di dominio geopolitico.

L'Europa è a un bivio della sua storia: scegliere se diventare un attore della cooperazione o farsi trascinare in una pericolosa competizione per la supremazia militare. Le esercitazioni militari italiane nel 2024 con portaerei ed F35 italiani nel Mar Cinese Meridionale possono essere il preludio di future guerre e le recenti dichiarazioni dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone non sono per nulla rassicuranti.  

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