Meno bombe, più container
E' segnale concreto: il cambiamento è possibile e l'informazione può essere al servizio del cambiamento. Non vogliamo dare una semplice assistenza "buonista". Vogliamo promuovere azioni di giustizia e di trasformazione. Vogliamo un'Africa della partecipazione sociale. Non crediamo nella "carità" passiva ma sosteniamo quella società civile africana che potrà trasformare l'Africa e ridare speranza. L'Africa ha bisogno di container per rinascere, non di armi per morire.
Oggi ti scriviamo per comunicarti una scelta importante che crediamo incontrerà il tuo favore.
Abbiamo infatti deciso di dare un ulteriore contributo concreto a questa nostra scelta di campo destinando all'Africa, a partire da oggi, il 50% dei fondi che saranno donati a PeaceLink. E' la campagna PeaceLink for Africa: meno bombe più container. Accantoneremo una somma che potrà servire a pagare il viaggio di un volontario a Kimbau il quale rimonterà le attrezzature mediche nell'ospedale. Finanzieremo la spedizione di un nuovo container per il Congo: stanno arrivando sempre nuove attrezzature mediche donate per l'ospedale di Kimbau e ormai il primo container è strapieno. La scelta del Congo non è casuale: la nazione rischia una nuova guerra civile. Ed è importante riportare l'attenzione di tutti - tramite gesti concreti - su quella nazione ricchissima e poverissima al tempo stesso.
L'altro 50% della vostra donazione a PeaceLink servirà a sostenere invece l'infrastruttura tecnica della nostra rete, per potenziare sempre di più la telematica per la pace. E' un servizio di comunicazione diventato sempre più gravoso e impegnativo e che tuttavia offriamo gratuitamente con entusiasmo a quasi diecimila utenti al giorno. Nessun euro andrà a pagare il nostro servizio, perché siamo tutti volontari.
Chi versa a PeaceLink una libera donazione e lo segnalerà a volontari@peacelink.it saprà in tempo reale quanti fondi andranno per aiutare la dottoressa Chiara Castellani che con un meraviglioso impegno (si legga il suo libro "Una lampadina per Kimbau", edito da Mondadori) sta facendo rinascere l'ospedale di Kimbau, in Congo, unico presidio per difendere la salute e la vita di centomila persone in un'area isolata dal mondo - sperduta nella savana - e grande quanto la Svizzera. A Kimbau dai rubinetti non esce l'acqua, non c'è luce, non c'è telefono, non ci arrivano i postini. C'è solo un gruppo elettrogeno e il collegamento alla posta elettronica via radio.
Noi ce la stiamo mettendo tutta: se ti piacciono le imprese "impossibili" collegati a http://www.kimbau.org e tieniti in contatto con noi.
Aspettiamo il tuo contributo. Da anni combiniamo la lotta per la pace con la lotta per ridare voce e giustizia all'Africa dei più poveri. Ci è sembrato che dare la metà all'Africa, in un punto collegato al resto del mondo solo tramite "radio email", fosse un gesto di condivisione concreto.
Questo è un impegno che ha il sapore magico dell'utopia perché se si riesce ad aiutare Kimbau allora si sta compiendo un gesto "al limite".
Spingiamoci oltre la banalità quotidiana.
Scrisse Max Weber: "Se gli uomini non tentassero continuamente l'impossibile, il possibile non verrebbe mai raggiunto". Weber non era un utopista, né un sognatore ma un uomo pragmatico.
E anche noi amiamo la concretezza.
Crediamo nelle utopie concrete.
Se riusciremo ad aiutare Kimbau potremo dire: è possibile aiutare il mondo intero.
Si può effettuare un versamento a Kimbau anche usando il conto corrente postale dell'Aifo n. 7484 (causale "Kimbau container" e avvisare dell'avvenuto versamento simona.venturoli@aifo.it indicando i tuoi dati).
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