Bombe atomiche ad Aviano
Sono uno dei cinque pacifisti che, lo scorso dicembre, ha fatto causa al governo USA a proposito delle atomiche immagazzinate nella base di Aviano.
Immagino che ormai sappiate tutti che cos'è la Base di Aviano: concessa in uso agli Usa ancora negli anni '50, per molto tempo è stata una base secondaria. Le cose sono cambiate rapidamente negli anni 90, quando Aviano è diventato l'avamposto USA verso i Balcani. Qui sono stati ridislocati gli F16 che gli spagnoli, con un referendum, hanno deciso di sfrattare dal loro paese. Da qui sono partiti, prima nel 1995 e poi nel 1999, i raid aerei sulla Bosnia e sulla Serbia.
Da sempre, quello delle atomiche ad Aviano è il classico segreto di Pulcinella: tutti lo sanno che sono lì, e tutti fanno finta di non saperlo, anche se periodicamente autorevoli analisti vengono a ricordarcelo.
Negare l'evidenza, da parte di militari e politici, è l'unico modo per non essere costretti ad ammettere la plateale violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Firmando quel trattato, l'Italia si è impegnata a non ricevere armi nucleari sul proprio territorio. Da parte loro, gli USA si sono impegnati a "non trasferire a qualsivoglia destinatario armi nucleari". Proprio in questi giorni, sta crescendo la mobilitazione internazionale contro l'Iran, accusato di volersi preparare un'atomica, che forse riuscirà ad avere fra un bel po' d'anni.
Il punto è che, giusto dietro il bombardiere, è ben visibile un bunker per armi atomiche [cosa segretissima oggi come allora].
Purtroppo l'immagine non è di ottima qualità e per capire che si tratta di un deposito di armi atomiche occorre l'originale e un occhio esperto, come quello di William Arkin, che per primo segnalò la cosa in un suo libro nel 1997. Riportiamo un solo passaggio:
"Finally, and probably coincidentally, the cover photograph of the December 1996 issue of Air Force Magazine shows an F-16 parked in front of what is clearly a nuclear weapons storage facility at Aviano Air Force Base, in Pordenone, Italy, about 900 miles from Libya."
Che tradotto suona così:
"Per concludere, e probabilmente per coincidenza, la foto di copertina del numero di dicembre 1996 di Air Force Magazine mostra un F-16 parcheggiato davanti ad una cosa che ha chiaramente la funzione di deposito per armi nucleari presso la base aeronautica di Aviano, Pordenone, Italia, a circa 900 miglia dalla Libia."
Giacomo Alessandroni
Qualche mese ma, siamo stati contattati dall'avv. Joachim Lau, vicepresidente della IALANA (Associazione Internazionale di Giuristi Contro le Armi Nucleari). L'avv. Lau ci ha proposto di fare causa al governo USA, dicendo che - dal punto di vista strettamente legale - dovremmo essere facilmente in grado di dimostrare l'illegalità della presenza delle atomiche ad Aviano ed al tempo stesso la loro
pericolosità. In conseguenza, il Tribunale Civile dovrebbe ordinare agli Stati Uniti di portarsi via le bombe nucleari.
Nel nostro atto di citazione, abbiamo raccolto almeno cinque noti episodi che hanno portato il mondo ad un passo dalla guerra nucleare, in cui Aviano sarebbe stata completamente distrutta. Questo rischio non è affatto in ricordo del passato, perché tuttora Aviano è un bersaglio primario nella strategia militare russa e forse nei piani di qualche terrorista. Ogni giorno, le vite degli abitanti di Aviano e dintorni sono minacciate. Fare i conti con una simile realtà non è facile, e questo spiega perché molta gente eviti anche solo di pensarci. Ma rifiutarsi di affrontare l'argomento non fa certo sparire la minaccia.
Nel motivare la nostra richiesta, abbiamo fatto particolare riferimento al rischio cui la nostra vita è sottoposta: l'azione davanti al giudice civile, infatti, punta al riconoscimento dello stato di pericolo causato dalle atomiche, per poter chiedere che vengano rimosse le condizioni che lo creano.
Sappiamo bene, peraltro, che quelle atomiche sono una minaccia anche per la vita di molte altre persone in tutto il mondo. Così come noi non vogliamo vivere nella paura di un attacco nucleare contro di noi, non vogliamo che nessun altro si trovi nelle nostre stesse condizioni.
Quindi, sebbene a livello legale tutto quel che possiamo chiedere al Tribunale di Pordenone è che le armi vengano tolte da qui, è chiaro che il nostro obiettivo non è un semplice spostamento di tali armi da un paese all'altro, ma il loro smantellamento.
Vorremmo usare questa azione legale per far crescere la consapevolezza della popolazione su questi temi, affinché si mobiliti per evitare la catastrofe. Per questo, abbiamo deciso di costituire formalmente un comitato, denominato "Via le Bombe", che possa rappresentare in giudizio tutte le persone che sostengono e condividono le nostre ragioni.
Il comitato si costituirà formalmente con una assemblea pubblica, che organizzeremo tra maggio e giugno, ma fin da ora abbiamo cominciato a
raccogliere le adesioni. Per aderire è sufficiente scaricare l'apposito
modulo reperibile dall'indirizzo http://www.vialebombe.org/documenti/modulo_adesione/, compilarlo, firmarlo e farlo pervenire al comitato promotore.
Chiediamo inoltre a ciascuno aderente un contributo spese di almeno cinque euro. Questi soldi ci serviranno per pagare la registrazione del comitato (a spanne, almeno 1000€) e per cominciare a mettere da parte un fondo da utilizzare nella malaugurata ipotesi che si perda la causa e si venga costretti a pagare le spese legali della controparte (circa 10.000 euro; ricordo che i nostri avvocati si sono impegnati ad accollarsi tutte le spese legali della nostra parte).
Per raggiungere più persone possibili, avremo bisogno di costruire una rete di persone che facciano da punti di riferimento per la raccolta di adesioni sul territorio e/o nei vari ambiti sociali. Chi fosse disponibile a darci una mano in tal senso, può contattarci all'indirizzo adesioni@vialebombe.org e unirsi a noi in questa iniziativa di disarmo atomico.
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