Archivio Disarmo è il centro di ricerca fondato da Luigi Anderlini nel 1982. Studia i problemi del disarmo, della pace e della sicurezza a livello nazionale e internazionale. Nel 1986 - anno internazionale della pace - fu proprio Anderlini a voler istituire un premio: Colombe d’oro per la Pace.
Presidente della giuria dal 1995 è stata sempre Rita Levi Montalcini. Un premio in onore degli operatori dell’informazione che non si fermano ai fatti di cronaca, ma si fanno portatori dell’oltre, chiedendosi e inducendo a chiedere il perché di una guerra, di una morte per fame, di una tragedia umana, di uno stupro alla dignità.
Perché l’oltre alla ricerca di risposte? Perché l’oltre è prezioso, perché l’oltre è l’umano desiderio di quiete, di serenità, di fratellanza, di convivenza tra i popoli, le nazioni e gli stati, è il desiderio di non conflitto: è il desiderio di pace.
Sono passati vent’anni dalla prima volta ed è più forte che mai il bisogno di possederla o comunque fare tutto il possibile perché essa possegga noi.
Il nostro sito sensibile e portatore di questi ideali si è spesso occupato di conflitti e disarmo, non tanto rivolgendo l’attenzione ai protagonisti principali dei teatri bellici, ma piuttosto alle comparse, agli operatori dietro le quinte, al pubblico costretto ad assistere a una tragedia senza fine. Rainews24 ci è stata preziosa in questo. Ed è proprio il suo giornalista premiato da questa edizione che sarà ospite della nostra storia.
Ci piace capire perché Sigfrido Ranucci è giornalista in questo modo. Una rapida carrellata delle sue inchieste ci costringe gradatamente a diventare non più spettatori ma testimoni nel racconto dei fatti, delle genti, ma anche dei retroscena, delle verità nascoste. Ripercorriamole.
Ciò che più impressionò e che fece il giro del mondo fu il reportage sul fosforo bianco usato come arma chimica in terra di Falluja. Ma già da tempo, grazie proprio a questa maniera di essere giornalismo, avevamo imparato a conoscere che le nostre missioni in terra straniera, a nostro dire portatrici di pace, non ne avevano il profumo, ma piuttosto erano subordinate all’odore d’interessi ben meno nobili. Abbastanza facile sostenere che la scarsa nobiltà era dovuta ai giacimenti di petrolio nella zona di Nassiriya, un po’ più coraggioso dimostrarlo. Un documento redatto sei mesi prima della guerra in Iraq indicava Nassiriya come località strategica per l’Italia rispetto ai nostri interessi petroliferi: le truppe italiane sono a protezione di oleodotti e raffinerie in una zona ricchissima di giacimenti...
Quando foto raccapriccianti di prigionieri torturati fisicamente e psicologicamente entrarono nelle nostre case provammo orrore, e nel contempo cercando di rimuovere, alleggerivamo con un "sarà propaganda, saranno fotomontaggi". Non era propaganda. I servizi sul carcere di Abu Ghraib, i documenti, le testimonianze dimostrarono che era realtà e ciò contribuì a sollevare sdegno a livello planetario e a lanciare appelli per la pace, quella vera, mentre nel contempo la stampa embedded cercava, senza però dimostrarlo, di svilire l’operato di Rainews24. Il racconto di questa storia di vita, ma soprattutto di morte continua con la voce di testimoni che denunciano, sempre in Iraq, di aver assistito ai combattimenti per la conquista dell’aeroporto di Baghdad e di aver visto corpi rimpiccioliti e dilaniati in modo anomalo. Che tipo di armi si stanno cominciando ad usare? Armi misteriose e silenziose, armi senza proiettili: armi laser? Parrebbe di si ma le domande poste al Pentagono non hanno sortito risposta. Guerre stellari ossia dalla cinetica all’energia.
E che razza di missione di pace è questa che ci riporta a casa soldati che muoiono di leucemia? Ancora una volta il giornalista riesce, nel racconto, a socchiudere una porta fino al 2000 sprangata e nascosta. Dietro ad essa la tragedia dell’uranio impoverito e delle altre polveri maledette, nanopolveri che si infiltrano nei corpi dei nostri militari, e dopo lunghi calvari li ammazzano. Nessun onore o encomio per loro: solo funerali di verità insieme ai loro corpi e insieme a tutti quei corpi nei cimiteri di città fantasma serbe e bosniache. Bambini che giocavano nei cortili pieni di proiettili all’uranio impoverito, uomini e donne che respiravano quell’aria mefitica, che cucinavano con quell’acqua infetta. Ospedali fatiscenti dove i ratti si nutrono dei reperti istologici... Senza andare troppo distante ci vengono mostrate identiche testimonianze, identici filmati di corpicini affetti da patologie neoplastiche, di animali morti o malformati e ancora pozze putride: sono le zone limitrofe ai poligoni di tiro sardi...
E’ ancora storia la tragedia degli armadi della vergogna che per anni hanno celato le stragi di guerre precedenti come quella dei trucidati a Sant’Anna di Stazzema ad opera dei nazisti e di italiani compiacenti. E tutto questo solo per parlar di guerra diretta e indiretta alla ricerca di una pace perduta e sempre più lontana. Ma l’assenza di pace e la sempre più evanescente speranza di ottenerla la possiamo trovare nella quotidianità che le altre guerre della miseria umana ci costringono a subire. Dai disperati superstiti dello tsunami che cercano tra i cadaveri dei loro cari povere cose che potrebbero servire, mentre le mafie locali si attrezzano per impinguare ancor di più i loro loschi affari, ai reflui e fanghi degli scarichi illegali di Porto Marghera che hanno ucciso decine di uomini...
Chiediamo a Ranucci dunque il senso di un premio dedicato all'informazione di pace. "Una bellissima poesia indiana recita che le farfalle si posano indifferentemente sul volto dei vincitori addormentati che su quello dei vinti uccisi. Noi pensiamo che invece l’informazione debba indugiare di piu’ su questi ultimi se non altro per un fatto morale."
E forse Ranucci nel suo piccolo si e’ soffermato di piu’ proprio sui vinti, sulle loro storie e la loro fatica del vivere.
Ha realizzato numerose inchieste sulle stragi di mafia tra le quali quella riguardante "l’ultima intervista al giudice Paolo Borsellino" che ha suscitato polemiche alla vigilia delle elezioni del 2001. Sempre nel 2001 ha vinto il primo “Premio per l’informazione Internazionale Satellitare” nell’ambito del Gran Prix Italia con un’inchiesta sui rifiuti radioattivi. Premio vinto anche nel 2002 con un’inchiesta sui danni alle popolazioni provocati dall’utilizzo dei proiettili all’Uranio Impoverito.
Sempre nel 2002 ha realizzato un’inchiesta "Crimini e Misfatti" sull’impunita’ dei crimini nazisti che e’ stata acquisita ed e’ alla base del varo della Commissione Parlamentare sulle impunita’ delle stragi nazifasciste in Italia. Nel 2003 ha ricevuto il premio europeo "Penne Pulite" per un'inchiesta sui "Testimoni di Giustizia". Nel 2004 ha ricevuto una "menzione speciale" nell’ambito del concorso giornalistico "Ilaria Alpi" con l’inchiesta "Veleni di Stato" che denunciava con documenti inediti il traffico di rifiuti tra Italia e Somalia. Nel 2005 e’ invece risultato vincitore dell’ XI° edizione del Premio Ilaria Alpi con l’inchiesta "Servitu’ Militari" che raccontava la storia e i disagi delle popolazioni che vivono in territori dove sono presenti poligoni militari.
Sempre nel giugno dello stesso anno ha realizzato l’inchiesta "In nome del Petrolio" nella quale si mostrava un dossier scritto dal governo italiano sei mesi prima dell’inizio della guerra in Iraq dove si indicava la località di Nassirya come strategica per l’esistenza di accordi esistenti tra Saddam Hussein e l’Eni. L’8 ottobre del 2005 ha realizzato "Fallujah, la strage nascosta", un’inchiesta che ha fatto il giro del mondo e che denunciava l’utilizzo del fosforo bianco da parte dell’esercito americano sui quartieri della citta’ irachena, per la quale e’ stato riconosciuto un premio speciale nell’ambito del premio Cronista dell’Anno.
Nel 2006 vince per la terza volta consecutiva il premio Ilaria Alpi nella sezione inchieste, il premio internazionale Maria Grazia Cutuli, e il premio Colombe d’oro per la Pace, un prestigioso riconoscimento della giuria dell’Archivio Disarmo, presieduta dal premio Nobel Rita Levi Montalcini.
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