Campania: un'emergenza rifiuti creata ad arte
Ecco i siti alternativi proposti dal prof. Giovan Battista de’ Medici fin dai primi mesi del 2007
Riportiamo uno stralcio della relazione tenuta dal prof. de’ Medici durante la conferenza stampa organizzata dall’Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia, sabato 12 maggio 2007 alle ore 11.00, presso la sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
8 gennaio 2008
(…) L’11 gennaio, esattamente alle ore 14.45, io insieme ad altri delegati dell’Assise di Palazzo Marigliano e del Comitato allarmi rifiuti tossici, tra cui l’Avv. Marotta e padre Zanotelli, fummo ricevuti in prefettura a Napoli e avemmo una lunga discussione con il dott. Bertolaso e con il vice la dott.ssa Di Gennaro. Avemmo una buona accoglienza anzi quasi una testimonianza di affetto. Ci fu chiesto di dare un contributo alla risoluzione dell’emergenza rifiuti. Qualche giorno dopo fui chiamato dalla dott.sa Di Gennaro e mi fu chiesto di collaborare. Per due mesi io ho collaborato, a titolo gratuito, con la struttura commissariale guidata da Bertolaso.
Ho, così, partecipato a tutte le riunioni: quelle in prefettura qui a Napoli, alla Protezione civile a Roma e su tutti i luoghi che erano in discussione in quel momento. Queste riunioni sono delle vere e proprie conferenze di servizio e quindi sono tutte riunioni registrate. Erano presenti in questi incontri i rappresentanti del ministero dell’Ambiente, cioè i capi di gabinetto e i vicecapi di gabinetto, c’erano i rappresentanti di Legambiente, c’erano i rappresentanti dell’Apat, l’agenzia nazionale che comprende anche il vecchio servizio geologico di Stato, c’era il WWF e inizialmente, in alcune riunioni, c’erano anche i delegati della provincia di Salerno.
Io fin dall’inizio posi due questioni alle quali fino ad oggi non sono riuscito ad ottenere risposta. La qual cosa mi indigna ulteriormente. La prima domanda che posi alla struttura Bertolaso e che pongo ancora oggi è questa: perché la struttura Bertolaso ha agito fin dall’inizio esclusivamente su cave dismesse?
Un commissario straordinario che ha ampi poteri non capisco perché non possa scegliersi dei siti più idonei dal punto di vista geologico, dal punto di vista ambientale, paesaggistico, turistico e da tutti i punti di vista.
Scusate ma perché solo su cave dismesse? Voi sapete benissimo che le cave in Campania sono quasi tutte in mano alla camorra e che sono state abbandonate in situazioni disastrose anziché essere messe a posto dagli stessi coltivatori delle cave. La legge parla chiaro: se io ho un piano di coltivazione sulla cava questo piano comprende l’inizio, lo sfruttamento e dopo la messa a posto definitiva. Non si può, dunque, intervenite in queste cave e spacciare il tutto come riqualificazione ambientale. La riqualificazione non la deve fare lo Stato o il governo regionale ma chi ha inguaiato la zona. E questo è il primo motivo.
Il secondo è che quasi tutte le cave sono in materiali calcarei e lapidei cioè geologicamente non si prestano minimamente all’utilizzazione di una discarica e soprattutto ad una discarica di immondizia per rifiuti. La maggior parte di queste cave (Eboli, Dugenta ecc.) sono tra l’altro in materiali non argillosi. Il che significa praticamente che bevono percolato e che quindi bisogna fare dei trattamenti speciali per sistemarle. Dugenta è addirittura in falda, cioè la falda idrica è affiorante perché con lo scavo si è arrivati in falda. Ci sono dei laghetti nei quali si dovrebbe poi mettere l’immondizia.
A queste domande non ho mai avuto risposte. Per evitare di incorrere in errori e farsi indicare dei siti più idonei perché non è stata chiamata l’Apat che era presente ai colloqui? Anche a questa domanda manca la risposta. Detto questo e fatte le schede sui diversi siti che presentavano di volta in volta e che noi andavamo a vedere io scartai tutti quanti questi siti tra cui c’era anche Serre – una vera e propria assurdità.
A proposito di Serre mi fu detto dal dott. Sauli, che era consulente della struttura, ed è a verbale se ci sono le registrazioni: “No professore ma noi praticamente la utilizziamo per un anno poi di volta in volta man mano che accumuliamo i rifiuti noi mettiamo calce su e non inquiniamo niente”. “Chiedo scusa – replicai –lei mi può garantire per iscritto in questo momento che dopo l’uso temporaneo di Serre di Persano l’Oasi ritornerà quella di prima naturalisticamente parlando?”. Mi risponde: “No. Questo non lo posso dire”.
Allora io mi misi in macchina a spese mie, con i miei assistenti e andai a fare un giro nelle zone che già avevo indicato alla struttura Bertolaso e che esistono a verbale cioè a voce e registrate ci sono queste mie indicazioni provincia di Salerno, di Benevento, ma soprattutto in provincia di Avellino. Faccio riferimento alle aree attorno a Vallesaccarda, Vallata, Macedonia e Bisaccia. La relazione con questi siti la presentai a febbraio alla struttura Bertolaso. Mi dettero perfettamente ragione i vice coordinatori e i coordinatori del ministero dell’Ambiente, mi dettero ragione i dirigenti dell’Apat, mi dettero ragione tutte le altre componenti.
Però mi dice la dott.ssa Di Gennaro: “Professore noi adesso come facciamo? Perché amministrativamente noi abbiamo già tutto pronto su Serre di Persano, adesso dovremmo ricominciare punto e a capo”. “Guardi dottoressa – risposi – non è così”.
Alla discussione che ebbi con la dott.ssa Di Gennaro era presente ance il dott. Pizzi che è a capo della struttura geologica della Protezione civile.“Non è così – dico – perché in queste ampie aree estese per chilometri e chilometri quadri sono presenti non solo situazioni ideali da tutti i punti di vista ma c’è anche la presenza di campi eolici con autostrade che attraversano tutte queste aree”. Cioè dall’autostrada Napoli-Bari si dipartono una serie di autostrade interne perché i camion per portare le pale eoliche che sono altissime e grandi e hanno bisogno di strade ampie quasi quanto quelle delle autostrade. E nello stesso tempo è già tutto sistemato perché se questi campi sono utilizzati per l’energia eolica è chiaro che tutta la questione amministrativa è già risolta ci si mette d’accordo con questi e si utilizzano le aree che è possibile utilizzare. Poi c’è un’altra questione che non sono riuscito a capire. Fin dall’inizio si è parlato di un’urgenza micidiale cioè in 24 ore bisognava trovare i siti sono passati mesi e i siti ancora non ci sono. Soltanto ieri sui giornali esce fuori per esempio Sant’Arcangelo Trimonte di cui non si era mai parlato e che viene messo in provincia di Benevento mentre è in provincia di Avellino.
Io feci un discorso molto chiaro alla dott.ssa Di Gennaro alla presenza di testimoni e dissi: “Dott.ssa io le ho consegnato la relazione dei siti che secondo me sono i migliori e vi dico anche che non ci sono problemi però voi volete continuare per forza su Serre di Persano che io vi escludo non solo per motivi geologici che poi sono stati accertati in maniera straordinaria dal mio collega Ortolani ma per fatti anche vitali: voi non potete andare a fare una discarica in una zona che è prossima al fiume Sele e non potete farla a distanza di 500 metri da un’oasi naturale che va salvaguardata non solo all’interno ma per legge anche all’esterno. Allora io non capisco questa situazione perché ho l’impressione che manchi una ratio a questa situazione perché qual è la ratio che viene messa in campo? Se ci sono siti alternativi idonei ad ospitare discariche, in questa fase emergenziale, perché si insiste sulle aree protette?
Ma a questa domanda pare non ci sia risposta…
Note: Oggi, 8 gennaio 2008 il prof. Giovanni de Medici, accompagnato dal senatore Francesco de Notaris, ha consegnato al Presidente del Consiglio onorevole Romano Prodi e al Ministro dell'Ambiente onorevole Alfonso Pecoraro Scanio, la relazione tecnica sui siti idonei ad ospitare discariche di rifiuti nella regione Campania. Si tratta della stessa relazionedi cui si parla in questo articolo.
Si legga anche:
Due sacchetti per uscire subito e per sempre dall'emergenza
http://www.peacelink.it/ecologia/a/24667.html
8 gennaio 2008 - Paolo Cacciari (Carta.org)
Le grandi imprese, al pari delle amministrazioni statali, hanno bisogno di momenti di trauma collettivo (Shock and Awe, shock e sgomento, fisico e psicologico) per dedicarsi a misure radicali di "ricostruzione".
Si legga anche:
Due sacchetti per uscire subito e per sempre dall'emergenza
http://www.peacelink.it/ecologia/a/24667.html
8 gennaio 2008 - Paolo Cacciari (Carta.org)
Le grandi imprese, al pari delle amministrazioni statali, hanno bisogno di momenti di trauma collettivo (Shock and Awe, shock e sgomento, fisico e psicologico) per dedicarsi a misure radicali di "ricostruzione".
Articoli correlati
- È tempo di smettere con l'ipocrisia e di affrontare la realtà
Taranto è in uno stato di sporcizia spaventoso
Troppo spesso si lodano le bellezze della città di Taranto per applaudire l'amministrazione comunale. Questi post sembrano distogliere l'attenzione dalla cruda verità che Taranto sta affrontando. Gli elogi alla bellezza della città sembrano essere uno strumento di propaganda politica18 novembre 2023 - Alessandro Marescotti - Il Rapporto ONU sull'inquinamento in Italia
Inquinamento e violazioni dei diritti umani in Italia
Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite ha visitato l'Italia dal 30 novembre al 13 dicembre 2021. Il Rapporto tocca Porto Marghera, l'inquinamento da PFAS in Veneto, la terra dei Fuochi, l'ILVA di Taranto, Livorno, i pesticidi, i rifiuti e altro ancora.14 dicembre 2021 - Redazione PeaceLink - La lunga vita dei rifiuti di platica
Flacone vecchio di 50 anni ritrovato nelle acque del porto di Ancona
«Ritrovare un oggetto come questo può sembrare assurdo, ma va considerata la particolare durabilità della plastica perché un prodotto di questo genere può resistere 400-500 anni in mare».7 gennaio 2021 - Maria Pastore Mafie, emergenze ambientali, immigrazione sta andando tutto come prima ...
... tra i soliti teatrini e le identiche indifferenze che puzzano di omertà e connivenza9 settembre 2020 - Alessio Di Florio
Sociale.network