Un anno di iniziative contro le guerre
L’anno appena trascorso, dal giugno 2002 al maggio 2003, verrà ricordato per la guerra all’Iraq ma anche per la diffusione, su scala globale, del più grande movimento per la pace e contro la guerra degli ultimi decenni. Eppure, fra le tante notizie di guerra e di pace di quest’anno, ve ne sono due, di segno palesemente opposto, che sono state dimenticate abbastanza in fretta dalla maggior parte dei media ‘ufficiali’.
La prima: nel mezzo della guerra all’Iraq, alcuni militari statunitensi vengono catturati dalle Forze armate irachene ed esibiti davanti alle telecamere. “Perché avete attaccato le città irachene?”, viene chiesto ai soldati americani. “Me lo hanno ordinato, ed io ho obbedito”, risponde, in particolare, uno di loro.
La seconda: durante la ‘guerra infinita’ fra Israele e Palestina, 27 militari dell’aviazione israeliana (1 generale, 2 colonnelli, 9 tenenti colonnelli, 8 maggiori e 7 capitani), impegnati dei ‘bombardamenti mirati’ nei territori palestinesi a caccia di terroristi da eliminare - benché quasi sempre siano rimasti coinvolti, e ammazzati, uomini e donne, bambini e bambine che con il terrorismo non avevano nulla a che fare - sottoscrivono e rendono pubblico un documento in cui affermano il loro rifiuto di obbedire ad “ordini immorali e illegali” la cui esecuzione avrebbe causato la morte di civili.
Soldati che obbediscono ciecamente agli ordini, soldati che disobbediscono - o meglio che obbediscono alla propria coscienza - e che si interrogano sulle ricadute delle loro azioni.
Torna alla mente una poesia di Bertolt Brecht:
Ecco gli elmi dei vinti, abbandonati
in piedi, di traverso o capovolti.
E il giorno amaro in cui voi siete stati
vinti non è quando ve li hanno tolti,
ma fu quel primo giorno in cui ve li
siete infilati senza altri commenti,
quando vi siete messi sull’attenti
e avete cominciato a dire sì.
E don Lorenzo Milani, che così conclude la Lettera ai giudici, che lo stanno processando per apologia di reato:
“Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte l’idea di andare a fare l’eroe in prigione, ma non posso fare a meno di dichiararvi esplicitamente che seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura […]. Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l’umanità. Non è un motivo per non fare in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l’umanità ci salveremo almeno l’anima”.
Alla base della scoperta della responsabilità individuale nonché della fatica dell’obbedienza alla propria coscienza - com’è il caso, fortunatamente non isolato, dei 27 militari israeliani - c’è sicuramente la conoscenza dei fatti che accadono e il tentativo di comprensione e di interpretazione della realtà. Questa nuova edizione dell’Annuario della pace, la terza, pur con tutti i suoi limiti, vuole essere un contributo a tale difficile operazione di conoscenza-comprensione-interpretazione della realtà, specificatamente in ordine alle questioni della pace e della guerra. L’Annuario, infatti, contiene una documentazione, cronologicamente ordinata, di 365 giorni di attività pacifista e dei fatti che hanno attraversato l’anno appena trascorso, in Italia e nel mondo; una serie di contributi che analizzano 12 mesi di pace e di guerra nei suoi molteplici aspetti geopolitici, economici, giuridici, sociali, religiosi e culturali; una rassegna di alcune significative esperienze di pace sia istituzionali che della ‘società civile’; una guida essenziale ai principali siti internet e alle riviste per la pace.
Ai numerosi collaboratori, che hanno lavorato tutti gratis e con ‘spirito militante’, va un grazie vero. Così come ringraziamenti sentiti vanno a “Vasti” - la scuola di ricerca e critica delle antropologie fondata e diretta da Raniero La Valle, che ha messo a disposizione preziosi ed inediti materiali -, al settimanale “Internazionale” e all’associazione PeaceLink, che hanno contribuito alla realizzazione di questo Annuario con i loro documentatissimi archivi.
La diversità di voci e il pluralismo di idee, non necessariamente fra loro sempre e completamente concordi, che trovano spazio nell’Annuario ne costituiscono la ricchezza. E sono un modo anche simbolico di opporsi alla logica della guerra e della violenza che della diversità e del pluralismo è l’assoluta negazione.
Per saperne di più sull'Annuario della Pace clicca su http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_2525.html
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