Ondata arresti noglobal - Comunicato di PeaceLink
La grande prova di maturità e compostezza del forum sociale europeo di Firenze era servita a scompaginare pregiudizi e a rivedere stereotipi. Dopo l'appuntamento europeo di Firenze nessuno più poteva dire che l'Italia era di fronte ad un esercito di barbari. I "devastatori" da cui occorreva difendersi avevano a Firenze espresso una nuova idea della società, discutendo, proponendo, manifestando, scegliendo la strada della non violenza. Una fiumana di giovani e di intelligenze fuori dagli schemi precostituiti della politica tradizionale esprimeva aspettative e avanzava progetti che non potevano più essere ghettizzati con banali operazioni di disinformazione.
Tuttavia quelle operazioni di disinformazione e di deformazione della percezione del fenomeno sociale noglobal hanno purtroppo trovato spazio fra apparati statali che dovevano essere viceversa preposti alla corretta raccolta delle informazioni a supporto della gestione democratica dell'ordine pubblico, fino ad ispirare proposte di divieto della manifestazione di Firenze. Una "guerra psicologica" ha preceduto Firenze ed è stata prova di maturità per tutti venirne fuori con una manifestazione pacifica ed estremamente civile che tracciava le linee di un futuro confronto utile all'intera società italiana.
A noi sembra che chi ha raccolto gli indizi per aprire indagini così gravi, chi ha fatto partire una simile imponente macchina di intercettazioni e controlli a carico di militanti no global, abbia ipotizzato un pericolo non corrispondente alla realtà. In buona sostanza settori particolari dei servizi segreti - la cui storia in Italia è ben nota - potrebbero aver raccolto e comunicato alla magistratura una mole imponente di intercettazioni e di indizi per cui i magistrati forse non hanno potuto esimersi dall'avviare l'azione attualmente in corso.
Questo esagerato o distorto senso del pericolo ha fatto leva più sulle paure e su ipotesi precostituite che su reali minacce.
Questa è la nostra sensazione, che tuttavia non vuole essere una critica alla magistratura: è solo l'espressione di una sommaria valutazione preliminare, che ci riserviamo di precisare alla luce delle maggiori informazioni che trepeleranno nelle prossime ore.
Infatti non ci possiamo e non ci dobbiamo pronunciare sul lavoro della magistratura, a cui riconosciamo un valore insostituibile di garanzia di legalità anche qualora dovesse sbagliare o anche quando assumesse ipotesi di lavoro che non condividiamo. Infatti riteniamo che il sistema della giustizia italiano - pur con tutti i suoi difetti - abbia al suo interno i meccanismi di verifica, di garanzia e di autocorrezione.
Pertanto ci auguriamo che le persone arrestate, poste nelle carceri di sicurezza o inquisite, possano far varere le ragioni della loro innocenza.
Abbiamo potuto conoscere direttamente alcuni di questi indagati e pertanto ci sorprendono le ipotesi di reato a loro attribuite. Si tratta di persone che hanno svolto la loro attività alla luce del sole e che hanno propagandato apertamente le loro idee. Nei nostri contatti non abbiamo ravvisato la preparazione di un sovvertimento violento e clandestino degli ordini dello stato democratico. In più occasioni abbiamo partecipato ad incontri in cui - pur a volte nella diversità di vedute - da parte loro è emersa una sincera volontà di confronto e di partecipazione ad un cambiamento sociale improntato al rispetto dei principi democratici che il nostro ordinamento pone a garanzia della sovranità popolare. Pertanto la nostra esperienza, pur limitata e non certo esaustiva, ci porta ad esprimere una spontanea preoccupazione.
PeaceLink, che fa parte integrante di Rete Lilliput e quindi dell'anima gandhiana del movimento di critica alla globalizzazione, sarà disponibile in tutti i momenti di confronto in cui si manifesterà la volontà di una civile, pacata e ragionevole ricerca della verità.
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