Nigrizia risponde al "Foglio" di Ferrara
La fetta più grossa del commento, che si riferisce in particolar modo al dossier di novembre, è su come il nostro mensile parla di islam. Cioè stilando "un incredibile elogio di quella islamizzazione che ha imposto "un solo referente culturale e religioso"" in Africa. E' vero, tra virgolette Ferrara (o qualche suo fidato "cattolico" che ha scritto per lui) riporta il sommario di uno degli articoli del dossier. Che, con ogni evidenza, non ha mai letto. Ad esempio dove si dice che da Mogadiscio a Dakar "la religione islamica ha operato quale fattore di identità e quindi necessariamente discriminatorio nei confronti degli altri, che musulmani non erano. Non ci si catturava più come schiavi l'uno con l'altro, ma si riservava tale trattamento ai "kafir", i non fedeli, e la rete di legami commerciali tessuta dai mercanti divenne un insieme di strade percorribili solo dagli islamici, che diede vita a una sorta di protezionismo basato sulla religione".
Certo il dossier voleva essere tutt'altro che una crociata di carta contro l'islam - e anzi da gennaio avremo una rubrica fissa di dialogo islamo-cristiano, tra Fouad Allam e il comboniano Scattolin - ma è proprio grossa rimproverare a Nigrizia di essere "silenziosa" sul Sudan. Sarà vero che in questo dossier ci "limitiamo" a concludere che "a Khartoum la reciprocità è ancora la grande assente", ma bastava fare la fatica di spingersi a pagina 59, dove si racconta delle ultime iniziative della Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan, Campagna di cui Nigrizia è animatrice fin dall'inizio, sei anni fa, e che sta per sfornare un cd-rom che raccoglie vent'anni di lavoro informativo fatto dalla rivista sulla guerra e le persecuzioni - dei cristiani, certo, ma non solo.
L'editoriale però Ferrara, o chi per lui, l'ha letto. Quanto basta per liquidare con una battuta l'Onu, "guidato da stati del genere (come il Sudan, ndr) che per Nigrizia dovrebbe governare il mondo". E ignorando il riferimento dello stesso editoriale alla lunga serie di articoli del professor Papisca sull'Onu qual è e quale dovrebbe essere.
Quanto all'essere una "rivista missionaria no global ossessionata dal demonio Usa", be' è una "ossessione" che non si è mai alimentata di slogan, caro Ferrara, ma di fatti - e che comunque si è sempre rifiutata di bruciare, ancorché simbolicamente, qualsiasi bandiera. Sono "antiamericani" anche i vescovi statunitensi, che un mese fa hanno detto ad alta voce che "il disinteresse del nostro paese verso i bisogni dell'Africa è uno scandalo"? Infine, l'accusa che ci dovrebbe bruciare di più: "Con la felice eccezione della rubrica di una donna africana, non c'è una pagina che parli di Gesù Cristo. E' introvabile perfino il suo nome. Desaparecido". Sarebbe facile rispondere che Nigrizia è una rivista di informazione e non un catechismo, e che il Nome non puoi infilarcelo pur di metterlo ma è quello che ti illumina nella selezione e nella lettura dei fatti. Ma sarebbe anche falso! Anzitutto c'è un inserto - sì, nel bel mezzo del dossier, da ottobre a giugno - dedicato all'attualizzazione di pagine del Vangelo; quest'anno lo cura, guarda caso, un ex direttore di Nigrizia che ora sta a Pretoria, padre Efrem. E ci sono articoli e notizie su vescovi, vecchi missionari (quelli di una volta!) e beate. Il dossier del numero precedente era dedicato a un bilancio dei viaggi africani del Papa, che figurava in copertina. E sulla copertina dell'edizione di dicembre c'è un Crocifisso (morto per aver detto "Beati i costruttori di pace").
No, caro Direttore, non le contestiamo affatto il diritto di avere opinioni opposte alle nostre sulle cose del mondo, e di difenderlo anche sanguignamente. Ma non ci faccia dire il contrario di quello che scriviamo. (O non le è andata giù che proprio dalle pagine di Nigrizia il suo collega Lerner abbia sostenuto, contestandola, che "l'idea" di Giuliano Ferrara "è che l'equilibrio mondiale possa fondarsi solo sul ripristino di un saldo dominio statunitense"?). La Redazione
L'articolo del "Foglio" del 13 Dicembre 2001
Nigrizia La rivista missionaria no global ossessionata dal demonio USA e silenziosa sui cristiani uccisi
Nigrizia è la rivista simbolo dei cattolici di sinistra. L’emblema di quelle truppe cammellate che a Genova, contro il G8, riempirono almeno la metà della piazza arringata dai Casarini e dagli Agnoletto. Nacque come rivista dei missionari comboniani, ma ormai ha messo in soffitta il beato Daniele Comboni, con la sua "preconciliare" idea di portare Gesù Cristo ai popoli africani, e sotto l’icona di Alex Zanotelli ha fatto della "campagna mondiale contro la globalizzazione liberista", la sua "ragione di vita", come ha scritto Gad Lerner. Lo ha scritto nella sua rubrica su Nigrizia di cui rappresenta la voce "di destra". Lerner infatti condivide "l’urgenza" della battaglia antiliberista, ma aggiunge anche il suo dissenso dalla rivista a proposito della guerra a bin Laden, spiega che "talvolta l’azione di forza è indispensabile" e che "probabilmente oggi muore più gente nella guerra civile nigeriana che in Afghanistan". Usa l’eufemismo "guerra civile nigeriana" perché su Nigrizia è proibito parlare delle persecuzioni e dei massacri islamici contro i cristiani.Solo Lerner, la voce "di destra" del mensile, accenna all’"islamismo che ha già sterminato almeno 100 mila disgraziati in Algeria". In tutte le altre pagine e negli editoriali solo gli americani sono i cattivi. Sempre. L’Islam - che pure si è affermato in Africa con la spada - invece è buono, anche se si riconosce che l’applicazione della shari’a in Nigeria è una prepotenza. Nigrizia arriva a elogiare "l’islamizzazione" che "ha consentito a molti popoli di avere un solo referente culturale e religioso". Se ci sono massacri in Africa non sono mai dovuti a odio religioso, ma sono sempre provocati dalla satanica globalizzazione e da occulti interessi dell’imperialismo occidentale. Né si denuncia mai quel "cancro" - come lo chiama padre Gheddo - che per l’Africa sono stati i suoi molti regimi socialisti.
Il numero speciale che Nigrizia ha dedicato a "Islam d’Africa" (di cui qui si parla) è un incredibile elogio di quella islamizzazione che ha imposto "un solo referente culturale e religioso". Che in Sudan negli ultimi 17 anni ha fatto circa 2 milioni di vittime, nei villaggi cristiani e animisti del Sud, aggrediti dal regime musulmano. Un genocidio che ha fatto inorridire il New York Times, ma di cui non si trova traccia sul numero di Nigrizia sull’"Islam d’Africa". Ci sono sì riferimenti ai "sudanesi che muoiono sotto le bombe degli aerei di Khartum", ma "non c’è nulla di intrinsecamente islamico o cristiano riguardo alle persecuzioni". Il movente sarebbero acqua e petrolio. Ma si fa fatica a coinvolgere nella tragedia il diabolico Occidente. Ci sarebbe semmai la Cina... Meglio glissare sotto la generica voce "guerra civile". E attaccare duramente "il vescovo sudanese che parla dei soldati governativi come di ‘nemici’ o anche ‘scimmie’ ". Questa è "violenza verbale" che "mantiene vivo l’odio che porta al terrorismo". Dunque se si definisce "nemico" chi - in nome dell’Islam - ha fatto milioni di vittime e ha razziato e ridotto in schiavitù migliaia di donne e ragazzi cristiani, si ha la colpa di alimentare il suo odio e spingerlo al terrorismo.
"L’Onu governi il mondo"
L’editoriale auspica che sia l’Onu a governare il mondo. Quell’Onu dove gli Usa sono stati espulsi dalla Commissione per i diritti umani che avevano fondato. Il loro posto è stato preso appunto dal Sudan, paese nel quale la Corte suprema ha dichiarato costituzionale crocifiggere gli apostati (chi dall’Islam si converte al cristianesimo). E’ l’Onu guidato da Stati del genere che per Nigrizia dovrebbe governare il mondo.Adesso il mondo di Nigrizia, che ha tentato di tirare il Papa dalla sua sulla guerra, si trova a fare i conti con un suo discorso - quello per la Giornata della pace - in cui i poveri sono presentati non come quelli che mettono le bombe, ma come le vittime del terrorismo. Del resto i dati della Banca mondiale gli danno ragione: il rallentamento dell’economia dovuto agli attacchi terroristici provocherà 10 milioni di poveri in più e la morte di migliaia di bambini.
Chi sfoglia Nigrizia legge decine di pagine dedicate a statistiche economiche, alle iniziative no global, ai bilanci degli Stati, ai miliardi da investire. Con la felice eccezione della rubrica di una donna africana, non c’è una pagina che parli di Gesù Cristo. E’ introvabile perfino il suo nome. Desaparecido. Sarà perché Gesù non dava ai soldi tutta l’ossessiva importanza che gli attribuiscono quelli di Nigrizia.
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