Una politica di pace per uscire dalla crisi
In un periodo di grave crisi economica, che viene affrontato dal governo
Monti con una finanziaria all'insegna di una presunta equità che prevede
nuove (vecchie) tasse sulla casa e una vasta gamma di imposte indirette che
colpiscono allo stesso modo cittadini con ogni tipo di reddito, l'unico
settore della spesa pubblica che non è soggetto a restrizioni dovute al
clima di rigore e austerità è quello dell'industria bellica.
Il governo Monti infatti si appresta a perfezionare l'acquisto di 131
cacciabombardieri F-35 per un costo totale di circa 15 miliardi di euro per
i velivoli, 700 milioni per il centro operativo realizzato presso la base
dell’Aeronautica Militare di Cameri (Novara) e, negli anni a venire,
qualcosa come 45 miliardi di euro per mantenimento, gestione e addestramento
del personale (stime della difesa americana).
Le trattative per l'affare riguardante l'acquisto degli F-35, aerei in grado
di lanciare anche ordigni nucleari, sono iniziate con il governo Prodi nel
1996, continuate con i governi di centrosinistra, e concluse dal governo
Berlusconi nel 2009. Da due anni è in atto una campagna, condotta dalla Rete
Disarmo, per chiedere al governo di bloccare questo programma di armamenti,
che ha già raccolto più di 27 000 firme (si veda qui
http://www.peacelink.it/
Nelle ultime 3 settimane, quasi tutti i principali quotidiani nazionali e
giornali settimanali ne hanno parlato, alcuni di loro chiedendo di bloccare
o ridimensionare il programma; tra essi, Il Manifesto, Avvenire, Repubblica,
Il Fatto, L'Espresso, Panorama, Famiglia Cristiana. Non solo, a inizio
dicembre l’Italia Dei Valori ha chiesto al governo di non attuare il
programma di acquisto dei cacciabombardieri F-35, e Sinistra e Libertà ha
indetto una petizione sul suo sito, con varie migliaia di firme, per
chiedere il taglio alle spese militari. Di recente la campagna dell'opinione
pubblica per la revisione dell’affare F-35 ha varcato finalmente il confine
della tivù, prima con l’intervista di Rai News a Francesco Vignarca,
coordinatore della Rete Disarmo, molto sintetica, chiara ed illuminante
sulla questione, (la trovate quihttp://www.youtube.com/
e poi con l'intervista di Lucia Annunziata al generale al ministro della
Difesa, l'Ammiraglio Giampaolo Di Paola. In quest'ultima occasione, il
ministro, che nelle settimane precedenti si era già distinto per aver
dichiarato due cose inesatte, ossia che l'acquisto dei caccia F-35 non
poteva essere bloccato se non con il pagamento di una grossa penale, e che
l'affare consentiva di fornire lavoro a varie migliaia di persone, ha
dichiarato che (parafrasando) una nazione seria compie missioni militari
all'estero, e per farlo occorre avere i mezzi militari, quindi anche i
cacciabombardieri F-35. Per il ministro, la mobilitazione trasversale, sia
nell'opinione pubblica, sia nei partiti e nei governi locali, che sta
avvenendo per chiedere di bloccare o ridimensionare il programma d’acquisto
di questi velivoli (Vincenzo Vita e altri parlamentari del PD hanno fatto
una interrogazione parlamentare sulla questione, il comune di Palermo ha
chiesto al governo il blocco dell’acquisto degli F35), non è in alcun modo
significativa: a farla sarebbero solo i soliti pacifisti, più altri che si
uniscono per motivi contingenti a causa del clima di austerità.
In questo mese il ministro ha detto ai parlamentari che sarà lo Stato
Maggiore della Difesa a elaborare il nuovo modello di difesa, come a dire:
sono i militari a decidere come sarà il nostro apparato militare, a voi
parlamentari spetta solo l'onore di dire di sì. E presto, a inizio febbraio,
si darà il via libera al programma F-35. Qualche giorno prima, in Parlamento
si voterà per il rifinanziamento delle missioni militari all'estero.
Dopo l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, verrà il turno di Siria o Iran?
Assistiamo oggi a guerre sempre più diffuse e consentite dall’ONU, a
terrorismo diffuso in modo capillare e globale, a ondate migratorie, a
ribellioni in tutti i paesi, compresi quelli occidentali. questione
occupazionale.
Quali sono i fatti che determinano oggi i conflitti armati?
Sono finanziari: l’interesse all’espansione del mercato da parte di banche e
multinazionali; sono socio-economici: il mantenere un certo tenore di vita
di un paese e nello stesso tempo un certo divario socio-economico tra i ceti
sociali di un paese; sono eco-logici (ma in ultima analisi ancora
eco-nomici) ossia legati al possesso e alla gestione delle risorse naturali,
energetiche e strategiche; sono tecnologici: il diffondersi delle tecnologie
militari; sono infine ideologici e/o religiosi, spesso però più che altro a
copertura di fatti di una delle categorie suddette.
Evitare le guerre non può essere fatto semplicemente facendo diventare un
problema di bilancio l’acquisto di tecnologia militare. Evitare le guerre è
possibile solo come effetto di un’azione politica volta all’abbandono del
paradigma del mercato globale, del finanzcapitalismo che sta attualmente
decidendo i destini di tutti i cittadini, di fatto privati dal poter
scegliere una politica con la delega del voto poiché i politici sono
diventati semplici esecutori dei diktat della grande finanza. È possibile se
si procede al ripristino della giustizia sociale all’interno di un paese e
tra i paesi occidentali e i paesi in via di sviluppo. È possibile se si
investe nella ricerca ambientale e sanitaria a partire dal miglioramento
della condizione igienica e della disponibilità delle risorse naturali
essenziali, come l’acqua, nei paesi più poveri: è su questi programmi che
l’alta tecnologia (satellitare, elettronica, dei materiali, ecc.) può e
dovrebbe dare di più, non nella fabbricazione delle bombe!
Cos’è l’F-35? E’ il simbolo della tecnologia avanzata e sofisticata
(distruttiva), ciò che unisce l’umano e il tecnologico, il caccia di quinta
generazione, non è ancora concluso, e stanno già pensando al suo successore
e alla prossima guerra.
Non possiamo contare sull'opposizione di molti parlamentari a questo
scellerato programma di nuovo impegno militare e di acquisto di
cacciabombardieri F-35, dobbiamo agire noi cittadini.
Peacelink ha recentemente finalizzato l'esigenza di una presa di posizione
politica di molti ambienti pacifisti e nonviolenti promuovendo una
petizione, il Manifesto Nonviolento, i cui firmatari dichiarano di non
votare i partiti che sostengono missioni militari di guerra e l'acquisto dei
cacciabombardieri F-35. Si tratta di una campagna di pressione su tutti i
parlamentari, e in particolar modo su quelli di centrosinistra, cui
l'universo pacifista/nonviolento sta mandando un messaggio chiaro: se non
agirete, con i fatti, per evitare nuove missioni militari di guerra, e se
non vi opporrete all'acquisto dei cacciabombardieri F-35, alle prossime
elezioni non vi voteremo.
La petizione è sottoscrivibile da tutti i cittadini che sentono questi
problemi come cruciali per la loro coscienza, ed è possibile firmarla, come
adesione ideale, anche da parte delle associazioni.
Al momento hanno già aderito più di 1100 persone, tra cui ex parlamentari
come Luisa Morgantini, Vittorio Agnoletto, Katia Bellillo; giornalisti come
Alessandro Robecchi e Giuliana Sgrena; artisti come Moni Ovadia; preti come
Alex Zanotelli e Andrea Gallo; associazioni come Emergency, Movimento
Nonviolento, Assopace; redazioni di riviste o siti web come Nigrizia e
Peacereporter; partiti come Movimento per il Bene Comune e Partito Umanista;
movimenti politici come il Movimento Radicalsocialista.
La pagina web in cui potete leggere e firmare il Manifesto Nonviolento è la
seguente:http://www.peacelink.
Firma anche tu!
Lorenzo Galbiati
Rossana De Simone
Articoli correlati
- Le spese che sottraggono fondi a istruzione, sanità e ambiente
Lo shopping militare del governo: 22 miliardi di euro per cacciabombardieri in cinque mesi
A luglio 24 caccia di quarta generazione Eurofighter per un totale di 7,4 miliardi di euro. A settembre 25 F-35 di quinta generazione per 7 miliardi. A novembre via libera al nuovo caccia Tempest GCAP di sesta generazione: 7,5 miliardi per sviluppare il prototipo con il voto favorevole del PD.18 novembre 2024 - Alessandro Marescotti - Riarmo e militarizzazione, conferenza a Bari
“L’Italia va alla guerra”
Il relatore è Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, che ha il compito di illustrare l’impatto del riarmo e della crescente militarizzazione a livello nazionale ed europeo. Allegato a questa pagina web c'è il dossier che viene presentato nella conferenza.11 novembre 2024 - Redazione PeaceLink - Svezia (1982)
Beatrice Fihn
E' un'attivista svedese per il disarmo nucleare. È stata direttrice esecutiva della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), organizzazione che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2017 per il suo impegno nel promuovere un trattato internazionale che proibisca le armi nucleari.9 novembre 2024 - Alessandro Marescotti - Albert, il bollettino quotidiano pacifista
Un’ora di F35 o un anno di insegnamento? Mobilitiamoci contro la guerra il 26 ottobre
Un F-35 costa 80 milioni di euro, un'ora di volo più di 40 mila euro. Il governo taglia 5.660 insegnanti dall’organico del prossimo anno scolastico. Obiettivo: aumentare le spese militari dall'1,4% all'1,6% del PIL. A rischio anche il personale non docente. Catastrofica la situazione della sanità.25 ottobre 2024 - Redazione PeaceLink
Sociale.network