In ricordo delle vittime
Tutte le vittime fanno parte dell'unica umanita'.
E cosi' ogni uccisione ci colpisce tutte e tutti.
Nessuna causa, nessuna ragione, nessun sistema di valori, nessuna visione del mondo puo' giustificare l'uccisione di un essere umano, poiche' sottrarre la vita a un essere umano, ridurre una persona a corpo inerte, a muto oggetto, a polvere e nulla, con cio' stesso rompe ogni patto di convivenza, distrugge ogni forma di civilta', travolge ed annienta ogni valore, ogni ragione, ogni significato.
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Gli esseri umani hanno sempre saputo che il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto a non essere ucciso, poiche' senza questo diritto nessun altro diritto si da', e quindi cade ogni patto sociale, ogni forma di convivenza, ogni barlume di civilta'.
Gli esseri umani hanno sempre saputo che rispettare, aiutare e salvare le vite e' il primo comune dovere.
Gli esseri umani hanno sempre saputo che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; che l'ospitalita', l'accudimento, il prendersi cura del bene dell'altra persona e' il primo istituto civile, l'inizio reale dell'umanizzazione dell'umanita'.
Poiche' ogni essere umano sente, e quindi sa, che l'unica speranza di essere rispettato nel suo diritto a vivere consiste nel suo proprio impegno a rispettare il diritto a vivere degli altri esseri umani; senza del quale impegno vi e' solo l'orrore della guerra di tutti contro tutti, del massacro insensato che puo' trovar fine soltanto con l'universale ecatombe: il delirio del dittatore che cosi' acutamente indago' Elias Canetti.
Tutto cio' gli esseri umani lo hanno sempre saputo, ma mille poteri vampiri e mille sofismi assassini li hanno ottenebrati ed indotti a dilaniarsi senza pieta'. E questo strazio tuttora perdura.
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Ma nell'epoca aperta da Auschwitz e da Hiroshima, l'epoca dell'organizzazione scientifica e burocratica della disumanizzazione genocida, l'epoca delle armi in grado di cancellare l'intera civilta' umana, quella che Guenther Anders ha chiamato "l'eta' atomica" e che e' il tempo in cui viviamo le nostre vite sospese, non possiamo piu' sottrarci a questa necessaria coscienza, a questa decisiva responsabilita', alla scelta morale e politica fondamentale: non uccidere. Il comandamento "Non uccidere" deve divenire il principio e il criterio del nostro agire, se vogliamo evitare il rischio ogni giorno crescente dell'annichilimento totale dell'umanita'.
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Occorre illuminare tutte le intelligenze, risvegliare tutte le coscienze: persuadere ogni essere umano del suo diritto alla vita (ed alla dignita', ed alla solidarieta') e quindi dell'eguale diritto alla vita (ed alla dignita', ed alla solidarieta') di ogni altro essere umano.
Ed occorre avviare le azioni costruttive indispensabili ed urgenti.
Innanzitutto il disarmo: poiche' le armi servono a uccidere gli esseri umani.
Innanzitutto la smilitarizzazione: dei conflitti, dei territori, delle societa' e delle culture; all'organizzazione sociale (ed alla formazione della personalita') modellata sulla guerra, sulla gerarchia, sullo sfruttamento e sull'inimicizia occorre opporre e sostituire il paradigma della pace, dell'eguaglianza di diritti, della cooperazione e della condivisione dei beni.
All'adorazione irrazionale della violenza occorre opporre e sostituire la scelta razionale della nonviolenza.
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E' proprio riconoscendo il carattere fragile e perituro della nostra esistenza che possiamo e dobbiamo scegliere, come indicava Giacomo Leopardi, la piena solidarieta' fra tutti gli esseri umani.
E' proprio riconoscendo l'essenziale pluralita' e la peculiare capacita' creativa degli esseri umani che possiamo e dobbiamo scegliere la via indicata da Hannah Arendt.
E' proprio riconoscendo che secoli di barbarie maschilista e militarista ci hanno portato sull'orlo dell'abisso che possiamo e dobbiamo scegliere la via indicata da Virginia Woolf.
Ponendoci all'ascolto e alla sequela delle grandi figure del nostro tempo testimoni della dignita' umana, da Primo Levi a Nelson Mandela, da Rosa Luxemburg a Germaine Tillion, da Mohandas Gandhi a Martin Luther King, da Simone de Beauvoir a Danilo Dolci, da Dorothy Day a Bianca Guidetti Serra, a innumerevoli altre tutte egualmente luminose.
Ponendoci all'ascolto e alla scuola delle grandi pensatrici e dei grandi pensatori dell'epoca nostra, da Hannah Arendt a Simone Weil, da Emmanuel Levinas a Ernesto Balducci, da Martin Buber a Michel Foucault, da Edith Stein ad Hans Jonas, da Luce Fabbri a Franca Ongaro Basaglia, a tante altre e tanti altri egualmente illuminanti, dalla scuola di Francoforte al movimento femminista.
Occorre scegliere la via del dialogo, della comprensione, della convivenza, del mutuo soccorso, del bene comune.
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Nel dire il nostro dolore per le sorelle ed i fratelli trucidati, nel dire il nostro orrore per ogni assassinio, in nome di tutte le vittime, in nome dell'umanita' intera, noi chiediamo che cessi questo insensato massacro.
Che ogni persona di volonta' buona si metta all'opera contro la guerra e contro tutte le uccisioni.
Che ogni persona di volonta' buona si metta all'opera contro il razzismo e contro tutte le persecuzioni.
Che ogni persona di volonta' buona si metta all'opera contro il maschilismo e contro tutte le oppressioni.
Che ogni persona di volonta' buona si metta all'opera contro ogni ideologia e prassi terrorista e totalitaria, in difesa della dignita' umana.
Che ogni persona di volonta' buona si metta all'opera contro ogni ideologia e prassi imperialista e schiavista, in difesa della dignita' umana.
Che ogni persona di volonta' buona si metta all'opera contro ogni ideologia e prassi ecocida, in difesa di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita'.
Vi e' una sola umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 3 luglio 2016
"Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com, centropaceviterbo@outlook.it
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