Non strumentalizziamo il dolore dopo aver armato i terroristi
"Sono anni che noi Vescovi del Medio Oriente mettevamo in guardia quei poteri occidentali che pur di perseguire i propri interessi non esitavano ad appoggiare i gruppi di invasati che perseguono l'ideologia jihadista".
Un'affermazione durissima, rilasciata dal Vicario apostolico di Aleppo (Siria), il francescano Georges Abou Khazen, che invita a non strumentalizzare il recentissimo omicidio in Francia di Jacques Hamel, l'anziano sacerdote francese sgozzato mentre celebrava la Messa.
Tale affermazione fa parte di una dichiarazione rilasciata all'Agenzia Fides.
Quella vicenda, afferma il vescovo Georges Abou Khazen, “non merita di essere strumentalizzata, magari proprio da chi, fino a poco tempo fa, per seguire i propri interessi, pensava di giocare di sponda con i gruppi jihadisti a cui fanno riferimento anche i giovani terroristi che lo hanno ucciso”.
Più chiaro di così.
Mosignor Kazen da tempo sostiene che l'Isis è una rete terroristica che non sarebbe potuta nascere senza il sostegno delle grandi potenze. “Sappiamo bene - disse un anno fa - che la Turchia ha permesso all’Is di entrare, di armarsi e avere il loro addestramento”.
"E' uno strumento nelle mani delle grandi potenze, da loro sono stati creati, armati e sostenuti. Invece di combatterli sul terreno comprano da loro il petrolio e i reperti archeologici rubati in queste terre”. Sono parole pronunciate esattamente un anno fa, il 28 luglio 2015 in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, il network radiotelevisivo dei cattolici italiani nel modo, ripresa da Radio Vaticana.
“Sappiamo bene chi sta comprando queste cose dall’Is”, aveva detto un anno fa monsignor Khazen, parlando della presenza di “veri e propri campi d’addestramento” nei Paesi “limitrofi della Siria, tra cui anche la Turchia”.
Inquietante quanto pubblicato recentemente sull'ISIS dall'Espresso: "Secondo gli 007 di Pristina lo Stato islamico ha nel Paese almeno cinque campi di esercitazione. E il maggiore è proprio vicino a Bondsteel, la più grande struttura militare fuori dagli Usa. A fare da docenti, alcuni ex militanti dell’Uck, gli “eroi” della guerra con la Serbia".
I dati forniti nei giorni scorsi dallo stesso ministro dell'Interno del Kosovo, Skender Hyseni, non sono da sottovalutare.
Il contributo di combattenti provenienti dal Kosovo e destinati all'ISIS è stato massiccio e - i dati li fornisce il ministro Hyseni - almeno 57 foreign fighters sono morti in combattimento, una quarantina sono stati fermati prima che potessero partire, 102 sono stati arrestati sospetti di attività terroristica e altri 17, benché a piede libero, sono sotto indagine.
Va rimarcato il fatto che sono gli stessi servizi segreti del Kosovo ad essere preoccupati che un campo di addestramento per jihadisti dell'Isis sia situato vicino la base NATO.
Già all'inizio del 2013 avevamo tutte le informazioni: nascevano come funghi i campi di addestramento. Il "lieto fine" di questa storia doveva essere la caduta della dittatura di Assad in Siria. Ma invece del "lieto fine" è arrivata in Europa un'ondata di terroristi frustrati che, non riuscendo a vincere in Siria, ora si vendicano proprio con quella coalizione occidentale che non li avrebbe sostenuti fino in fondo.
La domanda che dobbiamo farci è: se il terrorismo avesse colpito solo e soltanto i nostri "nemici" e non ci fosse sfuggito di mano, avremmo saputo di che pasta sono fatti quelli che nel 2013 consideravamo i "combattenti per la libertà"?
E infine: la politica di armare e addestrare i nemici dei nostri nemici è stata saggia o ha favorito il terrorismo?
Ma le domande scomode che dobbiamo farci sono ancora tante.
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