Verrà liberato il tecnico informatico americano che ha passato a Wikileaks il filmato "Collateral murder" nel quale veniva documentata una strage compiuta da militari americani in Iraq

Onore a Manning, obiettore di coscienza alla guerra

Oggi è una giornata importante e ci associamo a tutti coloro che festeggiano per la buona notizia. E siamo convinti che quanto fatto da Manning andrebbe rifatto sempre e comunque: ogni crimine di guerra andrebbe smascherato, diffuso ed esposto alla pubblica riprovazione.
18 gennaio 2017

Era in carcere non per aver ucciso ma per aver denunciato un crimine di guerra.

Questo era accaduto negli Stati Uniti, dove se uccidi in guerra dei civili non vai in carcere, ma se diffondi un video che riprende la scena e sei un militare allora sì che si aprono le porte del carcere. E ci entri.

Avevamo cercato di contribuire anche noi, nel nostro piccolo, a questo esito, promuovendo una campagna di opinione e una raccolta di firme per la liberazione di Manning

Anche noi stiamo dalla parte di Bradley!

http://www.peacelink.it/pace/a/38466.html

Con quell'appello cercavamo di sollevare l'attenzione su una vicenda su cui lo stesso movimento pacifista in Italia si è impegnato poco.

Adesso apprendiamo con gioa che per Manning si apriranno le porte del carcere. Una decisione tardiva. Ma comunque positiva che accoglie.

Manning lo abbiamo considerato fin da subito un obiettore di coscienza alla guerra, una di quelle persone che, pur non rifiutando il servizio militare in sé, tuttavia si rifiuta di partecipare ad azioni contrarie alla propria coscienza, ai propri principi etici.

Ecco come riassumevamo l'intera vicenda: "Bradley Manning è un militare e informatico statunitense di 25 anni che rischia decine di anni di carcere e forse l'ergastolo. L'imputazione è di aver passato al sito Wikileaks documenti riservati che attestano, tra le altre cose, crimini di guerra commessi da militari statunitensi in Iraq. Il più noto è il video nel quale un elicottero statunitense attacca e uccide almeno undici civili iracheni, tra cui due giornalisti della Reuters, e ne ferisce gravemente altri, tra cui due bambini".

 

Il 31 maggio 2013 scrivevamo all'ambasciatore USA queste parole: "Se il processo stabilisce che Bradley Manning è effettivamente la fonte dei documenti apparsi sul sito Wikileaks, il suo paese non lo dovrebbe punire: lo dovrebbe ringraziare. Chiediamo dunque tutti quanti, al Segretario dell'Esercito, l'Onorevole John M. McHugh, e al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito degli Stati Uniti, Generale Raymond T. Odierno, di liberare il soldato Manning e di far cadere le accuse contro di lui".

 

Kevin Zeese, che ha seguito il processo a Manning, ha scritto: "Mentre ero in tribunale a Fort Meade per assistere all'assunzione di responsabilità di Bradley Manning come informatore di Wikileaks, mi hanno colpito due cose: la sua profonda intelligenza alimentata da curiosità intellettuale e la sua empatia verso gli altri quando invece molti in guerra perdono la loro umanità". Manning

A favore di Manning erano state raccolte migliaia di firme per sostenerne la candidatuta al Nobel per la Pace.

Oggi è una giornata importante e ci associamo a tutti coloro che festeggiano per la buona notizia. E siamo convinti che quanto fatto da Manning andrebbe rifatto sempre e comunque: ogni crimine di guerra andrebbe smascherato, diffuso ed esposto alla pubblica riprovazione.  

Quando nell'agosto del 2013 giunse la notizia della condanna di Manning a 35 anni di carcere vi fu una reazione della cantante Lady Gaga:

''La notizia della condanna di Bradley Manning è devastante. Se noi stessi non possiamo più alzare la voce contro l'ingiustizia, chi lo farà? Come potremo mai andare avanti?''.

Una reazione via Twitter per i suoi 40 milioni di followers che ruppe un silenzio assordante. Fu veramente paradossale che a indignarsi pubblicamente fosse una cantante. E i grandi depositari dei valori morali, della coscienza collettiva, della cultura e della pace che fine avevano fatto?

E in Italia perché tanto silenzio degli intellettuali?

La buona notizia per fortuna copre la vergogna di tanti silenzi e di tanta indifferenza.

Note: Le opinioni di questo editoriale sono espresse a titolo individuale.

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