Ritorniamo a dire pubblicamente NO alla guerra
E' motivo di grave inquietudine anche il fatto che di fronte ai gravi e minacciosi avvenimenti internazionali di questigiorni, non si sia ancora fatta sentire alta e forte la voce di quel Movimento per la Pace (definito dal “New York Times” “la seconda potenza mondiale”) che nel 2003, se non riuscì a fermare la disastrosa operazione militare nell’Iraq, si impose all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale seminando nella coscienza di milioni di uomini principi e valori che alla prova dei fatti hanno dimostrato tuttala loro validità. Una semina che potrebbe oggi produrre utili frutti. C’è allora da chiedersi quale demone, con la perversa astuzia di chi predica il realismo e deride l’utopia per indurre alla rassegnazione, sta frenando gli aneliti di giustizia e di pace che racchiude tale movimento.
In una situazione internazionale difficile come quella di oggi, all’inizio degli anni Cinquanta si muoveva anche allora il Movimento per la pace e don Primo Mazzolari inviava un messaggio al Congresso per la Pace convocato a Varsavia e prospettava al Movimento l’esigenza di vivere "quel distacco da ogni prestabilito vincolo politico e quella elevatezza spirituale con cui dovrebbero essere servite le grandi cause” per “intendere e tradurre l’angoscia di chi non ha scampo, né in pace né in guerra, da quelle ingiustizie che tolgono la libertà, la dignità e il gusto di vivere”.
A distanza di oltre sessant’anni, di fronte all’imperversante terrorismo che semina morte e ai tanti atti di guerra che insanguinano il Pianeta, l’appello di Don Mazzolari si appalesa di profetica attualità. Un appello che si lega al messaggio di Papa Francesco il quale proprio in questi giorni è tornato a denunciare la terribile proliferazione di attacchi bellici da lui definita “guerra mondiale a pezzi” e ha significativamente affermato che la violenza ottiene solo lo scatenamento di “rappresagliee spirali di conflitti letali che recano benefici solo ai pochi signori della guerra”.
Nessuna rassegnazione, quindi, e nessuna caduta di tensione civile: ogni marcia di protesta contro gli autori e i fautori di qualsiasi forma di violenza, ogni appello in favore dell’uguaglianza e della fraternità, ogni veglia di preghiera, ogni bandiera arcobaleno esposta, ogni segno di pace esibito costituisce un piccolo-grande atto di elevata politica inteso a promuovere un fecondo coagulo di energie moralie sociali capaci di togliere dalle mani dei padroni del mondo, per restituirlo a tutti gli uomini, il diritto che essi hanno di decidere il loro futuro e il loro destino.
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