La lobby del "complesso militare-industriale" oggi fa affari d'oro
Eisenhower, nel suo "Discorso di addio" del 17 gennaio 1961 ammise che esisteva un "complesso militare-industriale" che influenzava in maniera palese o occulto le scelte politiche. E disse che "dobbiamo guardarci le spalle" nei confronti del "complesso militare-industriale", avvertendo: "Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici".
Oggi quella lobby sta ottenendo frutti insperati.
Nonostante la crisi economica, le risorse destinate al "complesso militare industriale" stanno aumentando.
Il rapporto annuale dello Stockholm International Peace Research Institute è drammaticamente documentato in merito.
Leggiamo su Repubblica: "Quello che in decenni passati i migliori economisti critici americani battezzarono “il complesso militare-industriale” gode insomma di ottima salute. Tanto piú che i dati del SIPRI non includono né il commercio di armi leggerecome pistole, fucili da combattimento, bazooka, lanciarazzi portatili, né le spese di paesi chiusi a riccio con una censura assoluta, come la Corea del Nord".
E in Italia che succede?
Per sviare l'attenzione dal problema - chi grida allo scandalo per l'aumento delle spese militari? - è oggi utilissimo sollevare polveroni sugli immigrati, che di quelle scelte militari e di guerra sono le prime vittime.
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