14-4-2018: missili USA contro la Siria.

Nuova iniziativa di protesta dei cittadini statunitensi in Italia. E se gli italiani seguissero il loro esempio?

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“Il Presidente Trump ha aggredito la Siria senza consultare né l'ONU né il Consiglio d'Europa né l'Alleanza atlantica (NATO) – in pratica, è stato un deplorevole atto di giustizia fai-da-te, il Far West”, hanno ribadito i cittadini statunitensi residenti a Roma riunitisi davanti alla loro ambasciata la mattina stessa dell'attacco. Ora propongono il ripristino di una vecchia legge (vedi oltre) perché simili aggressioni non si ripetano. Anche l'Italia farebbe bene a dotarsi di una legge simile.
21 aprile 2018
Patrick Boylan

Sit-in, Ambasciata USA a Roma, sabato, 14 aprile 2018, ore 11 Sit-in, U.S. Embassy in Rome, Saturday, April 14th, 2018, 11am At 3 am on April 14th, Trump ordered a surprise missile attack on Syria. Thus the sit-in, originally called to protest U.S. military spending, became a protest against Trump's illegal military action as well.


Nella notte tra venerdì e sabato, 13-14 aprile 2018, il presidente statunitense Donald Trump ha ordinato il lancio di 105 missili da crociera “Tomahawk” contro la Siria come rappresaglia per il presunto uso, da parte dell'esercito siriano, di armi chimiche per stanare le ultime forze jihadiste arroccate a Duma, un sobborgo di Damasco.

Nei mesi precedenti, queste stesse forze jihadiste avevano lanciato sui quartieri residenziali di Damasco centinaia di razzi, uccidendo civili e distruggendo case, ospedali e scuole. Si tratta chiaramente di crimini di guerra – crimini che, tuttavia, non hanno suscitato minacce di rappresaglia da parte di Trump e nemmeno una parola di biasimo. Di pari passo, i governi e i mass media occidentali hanno taciuto questi crimini, così da salvaguardare la narrativa secondo cui nel conflitto siriano i “buoni” sarebbero i ribelli (per quanto essi siano soprattutto jihadisti tagliagole saldati dalla CIA e dall'Arabia Saudita) mentre i “cattivi” sarebbero il Presidente siriano Assad e il suo esercito, che li perseguita.

Ma poi c'è stato davvero un attacco chimico da parte dell'esercito siriano a Duma all'inizio di aprile? L'unica prova fornita dagli USA (la Francia e la Gran Bretagna dicono di avere prove che non possono far vedere) è stato un video che mostra alcuni bambini innaffiati in un ospedale, video fornito dalle stesse forze ribelli ed i loro fiancheggiatori, i quali potrebbero benissimo aver filmato una messa in scena con bambini afflitti per altri motivi, così da provocare un intervento occidentale contro Assad – come peraltro è puntualmente avvenuto. Del resto l'uso delle armi chimiche da parte dell'esercito siriano in questo frangente sarebbe stato del tutto inverosimile: l'esercito stava vincendo facilmente senza il loro utilizzo e c'erano addirittura trattative in corso per la resa finale degli ultimi ribelli rimasti. Anche Mario Mauro, ex ministro italiano della Difesa, ha espresso le sue perplessità al riguardo.

Ciò nonostante, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno dichiarato legittimo un loro intervento armato “punitivo” ancor prima dell'arrivo degli ispettori ONU sul posto per verificare gli eventuali residui di molecole chimiche proibite nel terreno e nei corpi delle vittime (qualcosa rimane sempre dopo un attacco chimico, non è possibile far sparire tutte le prove). Non solo, ma i tre paesi occidentali aggressori hanno sferrato il loro attacco senza il voto favorevole del Consiglio di Sicurezza dell'ONU – e neppure del Consiglio d'Europa o del Consiglio Atlantico (la Nato).

Così facendo, i tre paesi hanno reso legittime, per principio, azioni militari unilaterali di qualsiasi paese contro qualsiasi altro paese nel mondo, senza fornire prove verificabili per giustificare l'azione punitiva e al di fuori di ogni quadro giuridico e di ogni consesso internazionale. In altre parole, i tre paesi hanno legittimato, nei rapporti internazionali, la legge della giungla.

Non solo, ma hanno indirizzato i loro missili sui presunti siti di produzione e di stoccaggio di armi chimiche, per quanto essi si trovano dentro centri abitati. PeaceLink ha già condannato la follia di una azione militare così irresponsabile, per via dell'inquinamento che necessariamente causa e che, nel caso presente, avrebbe potuto portare all'uccisione in massa dell'intera popolazione di Damasco e di Homs. Per fortuna Assad aveva detto la verità quando ha asserito che i suoi impianti di produzione di armi chimiche erano da tempo dismessi e che i suoi depositi sono stati interamente svuotati dagli ispettori internazionali venuti nel 2013. In altre parole, i missili statunitensi, francesi e britannici hanno colpito fabbricati vuoti, risparmiando così la popolazione delle due città. Ma il gesto di tre paesi occidentali rimane irresponsabile e potenzialmente criminale lo stesso.

"Not in my name" - Cittadini USA per la pace, contro i missili di Trump.


Contro un attacco così ingiustificato ed aberrante, una cinquantina di statunitensi residenti a Roma e i loro sostenitori italiani si sono riuniti davanti all'ambasciata degli Stati Uniti a Roma la mattina stessa dell'attacco, lo scorso 14 aprile. Con il loro sit-in di protesta, hanno voluto chiedere all'amministrazione Trump la de-escalation in Siria e il ricorso alla diplomazia anziché alle bombe per risolvere la crisi siriana.

Le foto del loro sit-in sono visibili cliccando qui.

Inoltre, dal momento che il 14 aprile era anche la Giornata Mondiale contro le Spese Militari, gli attivisti statunitensi ed italiani hanno chiesto ai loro rispettivi governi di tagliare il bilancio per la “Difesa” – quello statunitensi è di 886 miliardi di dollari annui e quello italiano ha avuto, l'anno scorso, il più forte incremento di tutti i paesi europei – e di usare i soldi invece per garantire a tutti i cittadini maggiori possibilità di lavoro, di assistenza medica, di istruzione, e via discorrendo.

In questi giorni rilanciano la loro iniziativa proponendo, alla comunità statunitense in Italia, un mail bombing sulla falsa riga di quello intrapreso dalle attiviste di CodePink. Si tratta di scrivere in massa ai propri senatori e deputati chiedendo loro di ripristinare la War Powers Resolution, una legge che vieta al Presidente degli Stati Uniti di intraprendere, di propria iniziativa, qualsiasi azione militare all'estero che non abbia l'espresso consenso di entrambi i rami del Congresso.

La disposizione fu approvata nel 1973, nonostante il veto dell'allora Presidente Nixon, appunto per impedire a Nixon di portare avanti la guerra nel Vietnam – guerra che il Congresso non aveva mai dichiarato o approvato. Purtroppo da allora la War Powers Resolution è caduta in disuso, anche per via dei sotterfugi giuridici che i successivi Presidenti hanno escogitato per poter inviare le truppe all'estero senza qualificare la loro azione di “guerra”. Il Presidente Obama – avvocato di formazione – è stato particolarmente abile (e colpevole) a questo riguardo.

Il ripristino della Risoluzione consisterebbe nel emendarla in modo da eliminare tutte le possibilità di sotterfugio. Il testo della proposta è ora allo studio e verrà postato prossimamente sul sito degli Statunitensi per la Pace e la Giustizia – Roma, insieme al link per il mail bombing.

I nostri amici italiani”, dicono i rappresentanti dell'associazione, “potrebbero intraprendere un'iniziativa simile, vista la facilità con la quale il loro governo ha deciso l'invio di truppe italiane nel Niger.”

Infatti lo scorso dicembre, il governo Gentiloni, senza alcun dibattito parlamentare, ha riconfermato l'invio di truppe italiane nello stato centrafricano di Niger, ufficialmente per combattere contro il terrorismo e il traffico di esseri umani ma in realtà per fare azioni di guerra contro le milizie locali (tra cui Boko Haram) allo scopo di conservare il dominio occidentale sulle vaste riserve di uranio nel paese.

Se sostituiamo le parole “Boko Haram” con “Isis” e la parola “uranio” con “petrolio” e “gasdotti”, ritroviamo la situazione siriana. Un pantano che l'Italia farebbe bene a evitare.

Siria: venga accertata la verità.   Siria, presunto attacco chimico a Douma dell'8 aprile 2018. Usa, GB e Francia fino ad ora non hanno fornito nessunaprova dell'uso di armi chimiche


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