25 APRILE: NONVIOLENZA E RESISTENZA
Per festeggiare il 25 aprile PeaceLink ha realizzato come ogni anno un piccolo promemoria, uno strumento da utilizzare nella propria famiglia, nelle associazioni, da stampare, fotocopiare e far leggere ad amici, parenti, colleghi. La storia della resistenza non e' solo una storia di lotta armata, come siamo abituati a credere, ma anche e soprattutto la storia di una voce popolare che si e' sollevata per parlarci di difesa nonviolenta, di disobbedienza civile, di lotta con le armi della cultura e di tante cose che solo in seguito sono state elevate ad accademia e a riflessione intellettuale, ma che hanno nei loro fondamenti il sacrificio gratuito e generoso di tante persone che hanno guardato oltre l'orizzonte della propria vita, per vedere la liberta' e i diritti civili di cui noi oggi cerchiamo di essere degni.
LA REDAZIONE DI PEACELINK NEWS
SOMMARIO SPECIALE "25 APRILE"
0 - STORIA DELLA RESISTENZA, DELLA NONVIOLENZA E DEI DIRITTI UMANI
1 - PREPARARSI ALLA PACE. TRADIZIONE E FORMAZIONE PER UNA STORIA DIVERSA
2 - LA RESISTENZA DI KIM E DI HENK
3 - TANTI ANNI FA ... COME SE FOSSE IERI. LE LETTERE DEI CONDANNATI A MORTE
4 - DOCUMENTI STORICI: IDEE E PROGRAMMI DEL FASCISMO E NAZISMO
5 - POESIE
5.1 - E ORA TOCCA A VOI BATTERVI - RAUL FOLLERAU
5.2 - GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE - BERTOLT
BRECHT
5.3 - SE QUESTO E' UN UOMO - PRIMO LEVI
6 - BIBLIOGRAFIA SULLA RESISTENZA
7 - BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA
8 - I CENTRI DI RICERCA PER LA PACE
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0 - STORIA DELLA RESISTENZA, DELLA NONVIOLENZA E DEI DIRITTI UMANI
IL PROGETTO "PER RICORDARE"
BANCA DATI TELEMATICA PER ATTUALIZZARE LA RESISTENZA
E' stata realizzata da PeaceLink una banca dati telematica, consultabile attraverso InterNet per ricordare e attualizzare la Resistenza. Questo archivio di memorie e' disponibile all'indirizzo
http://www.peacelink.it/25aprile/25aprile.html
Il sito di PeaceLink ospita anche una "STORIA DELLA NONVIOLENZA E DEI DIRITTI UMANI", realizzata dal Prof. Alessandro Marescotti per portare a scuola il punto di vista dell'educazione alla pace. Il testo di questo "libro di storia telematico" e' pubblicato online all'indirizzo
http://www.peacelink.it/pace2000/
1 - PREPARARSI ALLA PACE. TRADIZIONE E FORMAZIONE PER UNA STORIA DIVERSA
Articolo di Carlo Gubitosa - Associazione PeaceLink - c.gubitosa@peacelink.it >
Teoria e prassi della nonviolenza; Evoluzione delle scienze tra guerra e pace; Filosofia della pace; Mediazione e conciliazione (corso avanzato); Sociologia dei conflitti e teoria della nonviolenza; Strategie di difese popolare nonviolenta. Quello che avete appena letto non è un elenco di esoterici seminari new-age organizzati da "fricchettoni" o no-global, ma sono alcuni degli esami da sostenere nell'ambito del corso di laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa, uno dei tanti atenei che da molti anni stanno studiando in modo scientifico gli strumenti alternativi all'ingerenza militare per risolvere i conflitti del mondo. È da tempo che in Europa si riflette seriamente sulle esperienze concrete di "difesa civile" stranamente emarginate dalla storiografia "ufficiale": la segregazione razziale negli Usa, l'apartheid in Sudafrica, la guerra fredda e l'occupazione coloniale inglese dell'India sono state sconfitte con armi nonviolente, senza bombardamenti, invasioni, occupazioni o interventi armati. Alla luce di queste e di molte altre realtà sono in molti ad essere convinti che l'Europa, un continente ormai pacifico dopo due sanguinose guerre mondiali, possa sviluppare un modello di intervento civile per la soluzione dei conflitti. Anche il parlamento Europoeo ha cominciato a chiedersi che cosa accadrebbe se per "democratizzare" i paesi impoveriti e illibertari decidessimo di sostituire a dieci settimane di bombardamenti dieci anni di cooperazione internazionale, prevenzione dei conflitti, intervento civile e azioni diplomatiche, che potrebbero essere realizzati con una percentuale minima di quei 163 miliardi di dollari impiegati annualmente dai paesi Europei per le esigenze militari. La risposta a questa domanda è arrivata con una "raccomandazione sull'istituzione di un Corpo di Pace Civile Europeo" del 10 febbraio 1999, un atto politico realizzato grazie alla determinata passione dell'europarlamentare Alex Langer, attivista nonviolento. In questo documento la presenza di civili in zone segnate da conflitti che non hanno raggiunto la fase di escalation viene descritta come una alternativa seria, concreta, economica e soprattutto praticabile alle azioni di "pacificazione" armata realizzate dagli eserciti.
Sin da piccoli una "partita planetaria di Risiko", scandita da battaglie e conquiste, ci viene presentata come "la storia" del Mondo, mentre è solo una tra tante possibili storie, raccontata dalla prospettiva degli eserciti anziché da quella dei popoli. Anche la memoria della seconda guerra mondiale è stata arricchita da nuove narrazioni che iniziano ad affacciarsi sul panorama culturale italiano, e tutte queste memorie partono da episodi molto concreti, come la protesta silenziosa del dicembre 1939 realizzata nella facoltà di Lettere a Roma. In quei mesi la Cecoslovacchia è già occupata dai nazisti, e nell'ateneo romano sta per iniziare una lezione di letteratura francese. Prima che arrivi il professore, una ragazza si alza dal suo banco e sulla lavagna compare una scritta: "Viva gli studenti di Praga morti per la patria e la Libertà". A poche aule di distanza ci sono i delegati della Gioventù universitaria fascista (Guf), che dispongono di un telefono per mettersi in contatto con la direzione della Guf o con le forze di polizia. Ma nessuno denuncia la ragazza; e il professor Pietro Paolo Trompeo dà la sua "benedizione" alla scritta cominciando la lezione come se nulla fosse, senza neppure cancellare la lavagna, dove la frase rimarrà parecchi giorni. Questo episodio, e in generale tutte le azioni di resistenza non armata e nonviolenta compiute in quegli anni in università, sindacati, chiese e famiglie, sono pagine di storia minima che disegnano a tratti morbidi un quadro molto diverso da quello a cui ci ha abituato la storiografia ufficiale, tutta centrata sulle battaglie e le azioni militari. Secondo molti storici della nonviolenza, i gruppi armati di resistenza antifascista sono stati solamente la punta dell'iceberg di un movimento popolare formato da tanti italiani che, attraverso la non collaborazione e il sostegno ai perseguitati, hanno creato un contesto senza il quale la nostra liberazione sarebbe stata impossibile.
Aldo Capitini, filosofo e pacifista, promotore nel dopoguerra della prima "Marcia per la Pace" da Perugia ad Assisi, durante il fascismo lavora, chiamato da Giovanni Gentile, all'Università Normale di Pisa. Nel 1933 però una scelta condiziona la sua carriera universitaria: "Imparai il valore della non collaborazione - racconta in un libro di memorie - ; anzi lo acquistai pagandolo, perché rifiutai l'iscrizione al partito fascista e persi il posto che avevo". Quello di Capitini non fu un esempio isolato: sono molti e diffusi, anche se poco conosciuti, gli esempi di azioni personali e collettive che hanno gettato dei granelli di sabbia negli ingranaggi della macchina repressiva nazifascista. C'è chi rischiò la vita ospitando per settimane e mesi gli ebrei braccati; chi, l'8 settembre 1944, svuotò l'armadio di famiglia degli abiti da uomo, per consentire ai militari in fuga dalle caserme di disfarsi della divisa, con cui sarebbero stati arrestati; chi ebbe il coraggio di scioperare. A ricordarlo è Lidia Menapace, ex staffetta partigiana tuttora attiva nei movimenti per la pace con una campagna "per un'Europa neutrale". Dopo aver fatto notare che in Europa ci sono già quattro Stati neutrali (Svizzera, Austria, Svezia e Finlandia), la Menapace si chiede come cambierebbero i rapporti di forza all'interno delle Nazioni Unite con la presenza di "un'Europa unificata, che abbia nella sua Costituzione il diritto alla pace, con la prospettiva di diventare un continente neutrale e perciò un polo di riferimento al mondo di tutti i popoli e i paesi che vogliono evitare la guerra". Nel 1944 Lidia Menapace lavora a Novara presso la fonderia Sant'Andrea. Racconta Lidia Menapace:
Una mattina sentiamo le sirene e prima crediamo sia un allarme aereo, poi si sparge la voce che "le fabbriche scioperano". Lo sciopero era vietato per legge durante il fascismo: chi scioperava o tentava di organizzarlo era licenziato e finiva anche sotto processo; durante la guerra, con le fabbriche militarizzate peggio che mai, sotto i nazisti era un crimine senza speranza. Comunque ci precipitiamo davanti alle fabbriche, si aprono i cancelli e operai e operaie escono sui piazzali e "incrociano le braccia", una frase oggi un po' retorica, ma allora eloquente: voleva dire "siamo qui, siamo contro di voi, non vogliamo obbedirvi, ma siamo inermi". Ebbene, la civile e nonviolenta espressione dello sciopero superò la ferocia nazista: non ebbero il coraggio di sparare, non potevano, avrebbero dovuto ucciderci tutti. Con che gioia ironica ci aprimmo, per lasciarli passare, carichi di ferraglie, quando i loro comandanti dettero il dietro - front! Capimmo che avevano perso, che non erano invincibili. E anche loro capirono che avevano perso; infatti negli archivi si trovano notizie precise e allarmate quasi più sugli scioperi che sugli scontri".
Anche nel resto d'Europa migliaia di persone hanno combattuto il nazismo senza armi. Hedi Vaccaro, attivista del Movimento Internazionale di Riconciliazione, ha descritto una di queste azioni sull'agenda "Giorni Nonviolenti" delle Edizioni Qualevita:
"Quando i tedeschi occuparono la Norvegia uomini d'affari, appaltatori e anche alcuni operai si misero a collaborare con l'invasore sotto la guida di Vidkun Quisling, il capo del partito unico Nasjonal Samling (Unione Nazionale). Ma dalle scuole, le chiese e i lavoratori nei sindacati veniva una tenace resistenza nonviolenta: quando i tedeschi vollero trasformare le scuole a modo loro nel 1941 gli insegnanti fecero un grande sciopero, aiutati da genitori e scolari e dalle chiese. Malgrado le pressioni, le scuole rimasero chiuse, e si facevano delle scuole alternative con l'aiuto dei genitori, che inondarono il ministero dell'Istruzione con lettere di protesta. Milletrecento insegnanti furono arrestati e inviati ai lavori forzati nei campi di concentramento, nel freddo Nord del Paese. Centinaia di essi furono torturati, ma pochissimi cedettero. Così, tra maggio e ottobre del 1942, gli arrestati furono rilasciati e nell'autunno le scuole riaprirono senza i programmi nazisti".
In Danimarca, all"ordine di scrivere "Jude" (ebreo) sulle vetrine dei negozi risposero tutti i negozianti (e non solo gli ebrei), rendendo di fatto indistinguibili i negozi. Quando tutti gli ebrei presenti in Danimarca furono costretti a portare la stella gialla come distintivo, il re di Danimarca, Cristiano X, per protesta decise di indossare in pubblico la stella di Davide, seguito da tutta la popolazione. Grazie a questa forma di tutela collettiva non armata furono pochissimi gli ebrei danesi deportati nei campi di concentramento.
Un esempio di resistenza collettiva e organizzata all'occupazione nazista è quello della tenuta agricola di Tor Mancina, vicino a Roma, dove l'intera comunità dell'azienda riuscì a coalizzarsi per sottrarre alle razzie naziste una quantità inimmaginabile di beni. Sono stati moltissimi i sotterfugi utilizzati per questa "mimetizzazione" di un intero complesso agricolo: maiali "parcheggiati" nelle grotte prossime a Tor Mancina, latte sottratto alle mucche di notte per nutrire i partigiani alla macchia, 400 quintali di grano e 300 di avena occultati in un silos, mobili, attrezzi, olio e masserizie murati nei locali sotterranei. Tutte le operazioni di muratura del materiale occultato furono eseguite dal muratore Amato Salvatore, classe 1914, un protagonista della nostra storia che rischia di essere dimenticato per il nostro eccessivo interesse verso le battaglie e le sparatorie.
2 - LA RESISTENZA DI KIM E DI HENK
Scriveva Kim: "Io non sono che una cosa piccola. Il mio nome sara' presto dimenticato, ma l'amore, l'ispirazione che mi guidarono continueranno a vivere. Li incontrerai ovunque: sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve dolce sorriso. Incontrerai cio' che ebbe un valore per me, l'amerai e non mi dimenticherai". Kim, partigiano danese ventenne condannato a morte, ci ha lasciato questi ultimi pensieri. Il 25 aprile e' l'occasione per riscoprire i tanti Kim che hanno offerto la propria vita per un ideale di liberta' e di pace. Scriveva il partigiano olandese Henk nell'ultima sua lettera al padre: "Caro papa', peccato che non ci saro' piu' il giorno della pace. Ho sempre sperato di contribuire allora con tutta la mia forza ed energia alla ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale. Il nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra: eliminare l'odio fra i popoli. Perche', solo quando questo non esiste piu', la vera pace puo' venire. Solo allora il fondamento della pace - la fiducia - puo' fare il suo ingresso nel mondo. Fa' di contribuirvi anche tu come meglio potrai. Per rendere migliore il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi".
3 - TANTI ANNI FA ... COME SE FOSSE IERI. LE LETTERE DEI CONDANNATI A MORTE
Sandra carissima,
dopo appena sette giorni dal mio arresto mi hanno condannato a morte, stamani. Ho agito in piena coscienza di cio' che mi aspettava. Il tuo ricordo e' stato per me di grande conforto in questi terribili giorni. Non hanno avuto la soddisfazione di veder un attimo di debolezza da parte mia. Non mi sarei mai aspettato di scrivere la prima lettera ad una ragazza in queste condizioni. Perche' tu sei la prima ragazza che abbia detto qualcosa al mio cuore. Mi e' occorso molto tempo per capire cosa eri per me. Io ti amo, ti amo disperatamente. In questi giorni ho avuto sempre un nome in mente: Sandra; due occhi luminosi - i tuoi - che hanno rischiarato la mia cella. Sandra, non lasciarmi mai. Perdonami questa mia debolezza, sii forte come voglio e sapro' esserlo io. Sii' felice, e' il mio grande desiderio.
Bruno
Sta vicina a mia madre, ne ha tanto bisogno. Sandra, Sandra.
22 gennaio 1945, Carceri Giudiziarie di Torino
(Ultima lettera di un partigiano, Brigata Garibaldi, condannato a morte)
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Caro papa', peccato che non ci saro' piu' il giorno della pace. Ho sempre sperato di contribuire allora con tutta la mia forza ed energia alla ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale. Il nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra: eliminare l'odio fra i popoli. Perche', solo quando questo non esiste piu', la vera pace puo' venire. Solo allora il fondamento della pace - la fiducia - puo' fare il suo ingresso nel mondo. Fa' di contribuirvi anche tu come meglio potrai. Per rendere migliore il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi.
Tuo figlio
Henk
(Partigiano olandese, ultima lettera al padre)
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Mamma, perdi una figlia che non ti apparteneva, perche' apparteneva prima di tutto alla Grecia. Con la mia morte diventano figlie tue tutte le figlie di Grecia, e tu diventi mamma del mondo intero, di tutti i popoli che combattono per la liberta', la giustizia e l'umanita'. Sono orgogliosa, mai avrei aspettato un simile onore, di morire io, una povera ragazza del popolo, per ideali cosi' alti e belli. Vi bacio dolcemente tutti
Dimitra
(Partigiana greca, ultima lettera alla madre)
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Non penso che la mia morte sia una catastrofe; considerate che in questo momento migliaia di giovani di tutti i paesi muoiono ogni giorno, trascinati nel gran vento che porta via anche me. Mi considero un poco come la foglia che cade dall'albero per fare terriccio. La qualita' del terriccio dipendera' da quella delle foglie. Voglio alludere alla gioventu' francese nella quale ripongo ogni mia speranza.
Daniel
(Partigiano francese, dall'ultima sua lettera)
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Dell'amore per l'umanita' fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la pace e la liberta' e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitu' e' meglio non viverla. Amate la Patria, ma ricordate che la patria vera e' il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli.
(Partigiano olandese condannato a morte - anonimo)
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Io non sono che una cosa piccola. Il mio nome sara' presto dimenticato. Ma l'amore, la vita, l'ispirazione che mi guidarono continueranno a vivere. Li incontrerai ovunque: sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve dolce sorriso. Incontrerai cio' che ebbe un valore per me, lo amerai e non mi dimenticherai.
Kim
(Partigiano danese ventunenne, ultima lettera)
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...Ma i padri e le madri sono fatti cosi', adesso lo capisco. Pensano che loro moriranno, che anche il mondo morira', ma che i loro figli non li lasceranno mai, nemmeno dopo la morte, e che staranno sempre a scherzare coi loro bambini, che hanno cresciuto per tanti anni, e che la morte e' un'estranea. Che sa la morte dei nostri sacrifici, dei baci che voi mi avete dati fino agrandi, delle veglie che ho fatto io sui vostri letti, sette figli, che prendono tutta una vita! E tu Gelindo, che eri sempre pronto alla risposta, ora non mi conosci piu' e non mi rispondi? E tu Ettore che nell'erba alta dicevi: "Non ci sono piu'". E tu Aldo, tu cosi' forte e piu' astuto della vita, tu ti sei fatto vincere dalla morte? Maledetta la pieta' e maledetto chi dal cielo mi ha chiuso le orecchie e velati gli occhi, perche' io non capissi, e restassi vivo , al vostro posto! Niente di voi sappiamo piu', negli ultimi momenti, ne' una frase, ne' uno sguardo, ne' un pensiero. Eravate tutti e sette insieme, anche davanti alla morte, e so che vi siete abbracciati, vi siete baciati, e Gelindo prima del fuoco ha urlato: "Voi ci uccidete, ma noi non moriremo mai!" ..."
Alcide Cervi
4 - DOCUMENTI STORICI: IDEE E PROGRAMMI DEL FASCISMO E NAZISMO
"La verita' palese e ormai sotto gli occhi di chiunque non li abbia bendati dal dogmatismo, e' che gli uomini sono stanchi di liberta'. Ne hanno fatto un'orgia. La liberta' non e', oggi, la vergine casta e severa per la quale combatterono e morirono generazioni della prima meta' del secolo scorso. Per le giovinezze intrepide, inquiete ed aspre che si affacciano al crepuscolo mattinale della nuova storia ci sono altre parole che esercitano un fascino molto maggiore: ordine, gerarchia, disciplina. Il Fascismo non conosce idoli: e' gia' passato e, se sara' necessario, tornera' tranquillamente a passare sul corpo piu' o meno decomposto della dea Liberta'".
"Lo stato fascista e' una volonta' di potenza e d'imperio. Per il fascismo la tendenza all'impero, cioe' all'espansione delle nazioni, e' una manifestazione di vitalita'; il suo contrario e' un segno di decadenza: popoli che sorgono o risorgono sono imperialisti, popoli che muoiono sono rinunciatari. Questo spiega molti aspetti dell'azione pratica del regime contro coloro che vorrebbero opporsi a questo moto spontaneo e fatale dell'Italia del secolo XX. Non mai come in questo momento i popoli hanno avuto sete di autorita', di direttive, di ordine".
Benito Mussolini
"24 Dicembre 1940. Nevica. Il Duce guarda fuori dalla finestra ed e' contento che nevichi. "Questa neve e questo freddo vanno benissimo - dice - cosi' muoiono le mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana"."
Galeazzo Ciano (ministro degli esteri del governo fascista)
"La donna deve tornare sotto la sudditanza assoluta dell'uomo"
"L'eguale diritto al lavoro, applicato in larghissima scala, ha condotto - in numerosi strati della popolazione - alla indipendenza economica della donna rispetto all'uomo, diminuendo in questi una supremazia che era di norma estrinsecata (inconsciamente o coscientemente) in modo da risolversi in un rafforzamento morale della famiglia (...) Sara' invece fatale che il Fascismo affronti e risolva questo problema fondamentale nella creazione della nuova civilta', realizzando la negazione teorica e pratica di quel principio di eguaglianza culturale fra uomo e donna che puo' alimentare uno dei piu' dannosi fattori della dannosissima emancipazione della donna (...) Pero', l'abolizione del lavoro femminile deve essere la risultante di due fattori convergenti: il divieto sancito dalla legge, la riprovazione sancita dall'opinione pubblica. La donna che - senza la piu' assoluta e comprovata necessita' - lascia le pareti domestiche per recarsi al lavoro, la donna che, in promiscuita' con l'uomo, gira per le strade, sui tram, sugli autobus, vive nelle officine e negli uffici, deve diventare oggetto di riprovazione, prima e piu' che di sanzione legale. La legge puo' operare solo se l'opinione pubblica ne forma un substrato (...) L'esperienza ha dimostrato che l'apporto dato dalla donna emancipata allo sviluppo della civilta' e' negativo: l'emancipazione della donna, mentre non ha prodotto vantaggi apprezzabili nel campo delle scienze e delle arti, costituisce il piu' certo pericolo di distruzione per tutto quanto la civilta' bianca ha finora prodotto (...) La donna deve tornare sotto la sudditanza assoluta dell'uomo: padre o marito; sudditanza, e quindi inferiorita': spirituale, culturale ed economica."
Ferdinando Loffredo ("Politica della famiglia", 1937)
"Nei centri del mio nuovo Ordine verra' allevata una gioventu' che spaventera' il mondo. Io voglio una gioventu' che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventu' deve essere tutto questo. L'animale rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi. I giovani debbono imparare il senso del dominio. Debbono imparare a vincere nelle prove piu' difficili la paura della morte".
"Il gioco della guerra consiste nella distruzione fisica dell'avversario. Per questo vi ho ordinato di massacrare senza pieta' qualsiasi uomo, donna o bambino che non appartenga alla vostra razza. Cosi' soltanto potremo ottenere lo spazio fisoco che ci abbisogna".
"Esistono razze elette e superiori, destinate a comandare, e razze spregevoli e inferiori, destinate a servire. Non si puo' parlare ne' di uguaglianza ne' di fraternita' tra gli uomini; tali idee sono inaccettabili perche' contro natura. E' giusto invece che certi individui e certe razze - quelli superiori - si impongano sugli altri e li costringano a obbedire. E poiche' i tedeschi eccellono su tutte le razze, essi hanno il dovere e il diritto di guidare il mondo".
"A dominare sara' una razza superiore, una razza di padroni, che disporra' dei mezzi e delle possibilita' di tutto il globo."
"Il terrore e' lo stumento politico piu' efficace. Non me ne lascero' privare soltanto perche' una massa di stupidi smidollati borghesi pretende di esserne offesa. E' mio dovere usare ogni mezzo per addestrare il popolo tedesco alla crudelta' e per prepararlo alla guerra".
"Chiunque e' cosi' codardo da non sopportare il pensiero che qualcuno che gli e' vicino debba soffrire, farebbe meglio ad entrare in un'associazione di sartine anziche' iscriversi al mio partito".
"Trovero' qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no. Al vincitore non verra' chiesto, poi, se ha detto la verita'. Nell'iniziare e nel condurre una guerra non e' il diritto che conta, ma il conseguimento della vittoria. Chiudete dunque il cuore alla pieta'! Agite brutalmente! Il piu' forte ha ragione. Siate duri senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione! Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza".
Adolf Hitler
"Non mi interessa minimamente quel che accade ai Russi. Che altre popolazioni vivano nella prosperita' o muoiano di fame, mi interessa solo nella misura in cui ne abbiamo bisogno come schiavi. Se diecimila donne russe muoiono di esaurimento mentre scavano una fossa anticarro, non mi interessa, purche' la fossa sia finita, per la Germania".
Heinrich Himmler (capo delle SS e della Gestapo)
"Noi siamo la razza superiore. Tirero' fuori tutto da questa terra (l'Urss). Gli abitanti devono lavorare, lavorare, e poi ancora lavorare. Alcuni si preoccupano che la popolazione possa avere cibo a sufficienza. Non debbono far questo. Decisamente non siamo venuti qua a portare la manna. Siamo una razza superiore e percio' dobbiamo ricordare che il piu' basso lavoratore tedesco e' razzialmente e biologicamente mille volte piu' prezioso di questa gente".
Alfred Rosemberg (teorico tedesco del razzismo, dell'antisemitismo e dell'anticomunismo)
"La nostra vita trascorre in un'inevitabile ansia. Sono cominciate le sventure per noi ebrei. Le leggi antisemitiche si sono susseguite l'una all'altra. Gli ebrei debbono portare la stella giudaica. Gli ebrei debbono consegnare le biciclette. Gli ebrei non possono salire in tram, gli ebrei non possono piu' andare in auto. Gli ebrei non possono fare acquisti fra le tre e le cinque, e soltanto dove sta scritto 'bottega ebraica'. Gli ebrei dopo le otto di sera non possono essere per strada, ne' possono trattenersi nel loro giardino o in quello di conoscenti. Gli ebrei non possono andare a teatro, al cinema o in altri luoghi di divertimento, gli ebrei non possono praticare sport all'aperto, ossia non possono frequentare piscine, campi da tennis o di hockey ecc. Gli ebrei non possono nemmeno andare a casa di cristiani."
Anna Frank
Nel campo di concentramento di Auschwitz furono fucilati 25.000 deportati. Ma i nazisti abbandonarono questo sistema perche' 'lento' ed 'antieconomico': non vi erano proiettili a sufficienza e non si poteva sottrarre soldati alle truppe combattenti. Venne allora incominciata l'eliminazione con le camere a gas: ad Auschwitz i nazisti asfissiarono due milioni e mezzo di uomini, donne e bambini. Due terzi degli ebrei di tutt'Europa furono eliminati. Furono sterminati gli oppositori politici tedeschi e milioni di prigionieri e di partigiani polacchi, russi, italiani, francesi, belgi, olandesi. Il nazismo ebbe come obiettivo la conquista dell'Europa in una prospettiva di schiavizzazione, specie per cio' che riguarda la popolazione slava. Le popolazioni conquistate dovevano lavorare come schiavi per la 'razza ariana'. Himmler, capo delle SS, arrivo' a dire ai suoi soldati: "Ci e' del tutto indifferente in quali condizioni vivono questi popoli, se nel benessere o nella miseria. Questi popoli ci interessano soltanto in rapporto al nostro bisogno di schiavi per lo sviluppo della nostra civilta'."
5 - POESIE
5.1 - E ORA TOCCA A VOI BATTERVI - RAUL FOLLERAU
E ORA TOCCA A VOI BATTERVI
gioventu' del mondo;
siate intransigenti
sul dovere di amare.
Ridete di coloro
che vi parleranno di prudenza,
di convenienza,
che vi consiglieranno
di mantenere
il giusto equilibrio.
La piu' grande
disgrazia che vi possa capitare
e' di non essere utili a nessuno,
e che la vostra vita
non serva
a niente.
Raoul Follereau
5.2 - GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE - BERTOLT BRECHT
GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere e' potente.
Vola piu' rapido d'una tempesta e porta piu' di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Puo' volare e puo' uccidere.
Ma ha un difetto:
puo' pensare.
Bertolt Brecht
5.3 - SE QUESTO E' UN UOMO - PRIMO LEVI
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo e' un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si' o per un no.
Considerate se questa e' una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piu' forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo e' stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
sopravvissuto ai lager nazisti.
6 - BIBLIOGRAFIA SULLA RESISTENZA
W.Hofer (a cura di), "Il nazionalsocialismo", Feltrinelli
G.Ciano, "Diario 1939-43", Rizzoli
B.Mussolini, "Politica Sociale", agosto-ottobre 1932
A.Hitler, "La mia battaglia"
A.Frank, "Diario", Einaudi
P.Levi, "Se questo e' un uomo", Einaudi
Calvani, Giardina, "La storia dall'illuminismo ai giorni nostri",
Ed. A.Mondadori Scuola
De Bernardi, Guarracino, "I tempi della storia", Ed.Scolastiche B.Mondadori
Alcide Cervi, "I miei sette figli", opuscolo allegato ad Avvenimenti
Guide didattiche, ed.Atlas
7 - BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA
Estratto da un testo di Enrico Peyretti e pubblicato online all'indirizzo
http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_2668.html
Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, parte IV, Feltrinelli, MIlano
1967 (ripubblicato da Linea d'Ombra, 1989). Porta casi storici da Roma
antica repubblicana, al Sudafrica 1900-1910 e 1952, all'India 1917-1947,
alla Norvegia 1940-43.
M.K. Gandhi Teoria e pratica della nonviolenza (a cura di Giuliano
Pontara), Einaudi, Torino 1973 e seguenti; ediz. economica Einaudi 1996,
col saggio introduttivo di Pontara su Il pensiero etico-politico di Gandhi
riveduto e rinnovato, nel quale l'Autore, a p. CXXIX, elenca otto serie di
esempi storici di lotte nonviolente nel '900 in ogni parte del mondo, già
registrati in altri punti di questa bibliografia. Libro fondamentale, dal
punto di vista storico utile soprattutto per il caso indiano, ma anche per
gli interventi di Gandhi sugli altri grandi conflitti.
AA.VV., Difesa popolare nonviolenta, atti del convegno di studio di Verona,
ottobre 1979, Ed. Lanterna, Genova 1980. Casi storici del '900 - Germania,
Paesi scandinavi, Olanda, Cecoslovacchia, Algeria, India, Vietnam, Iran -
nelle relazioni di Soccio e Drago. Casi di lotte sociali, antimilitariste,
antinucleari in Italia nei lavori delle commissioni.
Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Ed. Gruppo Abele, Torino
1984 (originali 1967-1982). Analisi dei casi: Berlino 1920, Ruhr 1923,
Danimarca 1940-45, Norvegia 1940-43, Finlandia 1948, Berlino 1953, Ungheria
1956, Cecoslovacchia 1968, Polonia dal 1980.
Jacques Semelin, Per uscire dalla violenza, Ed. Gruppo Abele, Torino 1985
(1983). Casi considerati: Kady (Urss) 1937, testimonianze di generali
nazisti nella 2a guerra mondiale, Norvegia 1942, Cecoslovacchia 1968,
Italia 1974, Argentina 1977, Iran 1979, Polonia 1980, Irlanda 1916-1976 e
1981, opposizione di Sacharov 1981.
Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Ed. Gruppo Abele, Torino
1985, 1986, 1996 (1973).
- Nel vol 1° (Potere e lotta), cap.III, pp.133-136, Sharp propone sette
spiegazioni del fatto per cui gli storici hanno trascurato ed ignorato
questo genere di lotte.
- Nel vol 2° (Le tecniche) elenca 198 tecniche osservate nella storia di
tutti i tempi e luoghi, per ognuna delle quali colleziona numerosi casi
storici; si tratta dunque di una raccolta, pur sommaria, di molte centinaia
di realtà storiche di nonviolenza attiva in luogo della guerra. Da quasi 30
anni Sharp promuove questa ricerca nel Program on Nonviolent Sanctions in
Conflict and Defense at the Center for International Affairs, Harvard
University.
I Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) comprendono ormai oltre
30 titoli pubblicati prima dal Movimento Nonviolento, poi dalla Editrice La
Meridiana, dei quali almeno una dozzina su precisi casi storici in Italia e
nel mondo: Norvegia, Danimarca, Cecoslovacchia, Germania Est, Resistenza
nel Bergamasco, Polonia, Filippine, Resistenza a Forlì.
8 - I CENTRI DI RICERCA PER LA PACE
UNIDIR United Nations Institute for Disarmament Research
http://www.unog.ch/UNIDIR/
PRIO Peace Research Institute - Oslo
http://www.prio.no
SIPRI Stockholm International Peace Research
http://www.sipri.se
CESDUP Centro di Studi e Formazione sui Diritti dell'Uomo e dei Popoli
http://www.cepadu.unipd.it
Centro Interdipartimentale Ricerche sulla Pace
http://www.ba.infn.it/~nardulli/paceco.html
Università di Toronto - Programmi di Studi sulla Pace e i Conflitti
http://www.library.utoronto.ca/pcs/
Berghof Center for Constructive Conflict Management
http://www.berghof-center.org/
Fonte: "Gli istituti e i centri internazionali di ricerca per la pace", libro di 120 pagine a cura del MIR di Padova (mirsezpd@libero.it) e di Beati i Costruttori di pace (beati@libero.it). Per ricevere il libro contattare il MIR (Movim.Internazionale della Riconciliazione), via Cornaro 1a, 35128 Padova, 35128 PADOVA Tel e Fax: 049/8075964. E-Mail: mirsezpd@libero.it
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