Processo Ilva di Taranto, requisitoria PM

"Gli imputati erano all’oscuro di questa situazione quando c’era una evidenza empirica?"

L'ILVA è stata il peccato, direbbe padre Alex Zanotelli. E la politica ha conosciuto il peccato. In questa vicenda sono coinvolti non solo coloro che hanno commesso il peccato ma anche coloro che non lo hanno commesso direttamente, ma che tuttavia lo hanno consentito.
1 febbraio 2021
Processo ILVA Oggi abbiamo ascoltato la requisitoria del pm Mariano Buccoliero che ha definito l'inquinamento Ilva di Taranto come "devastante per l'ambiente e la salute". Siamo solo all'inizio e già restiamo impressionati dalla mole delle argomentazioni offerte e dalla ricostruzione dei fatti. Una requisitoria dettagliata, un escursus storico e processuale che lascia senza fiato per la dovizia dei particolari e della gravità dei fatti elencati, delle omissioni e delle inadempienza poste in essere per il solo profitto industriale.
Sono state evidenziate le inadempienze dell'Ilva di Taranto rispetto alle misure assolutamente necessarie a tutelare la salute e l'ambiente. E al contempo il pm ha evidenziato la differenza sostanziale, ai fini della valenza probatoria, fra le perizie scientifiche super partes commissionate dal GIP rispetto ai consulenti "di parte", incaricati dagli imputati per la difesa in giudizio. 
La requisitoria si è soffermata in particolare sulla questione delle polveri e dell'assoluta povertà di mezzi per abbatterle, due autobotti e una macchina a spruzzo che era assolutamente insufficiente, ha documentato Buccoliero, di fronte agli enormi cumuli. 
I dettagli della scuola Deledda, descritta dal pm come "scuola della morte", perché intasata dalle polveri, ci hanno impressionato. Si tratta di una scuola per i bambini del quartiere Tamburi di Taranto.
Ad un certo punto della sua requisitoria il pm Mariano Buccoliero ha posto questa domanda:
"Gli imputati erano all’oscuro di questa situazione quando c’era una evidenza empirica?"
Senza minimamente entrare nella questione - di competenza dei magistrati - viene da chiedersi per i politici coinvolti: "Erano all’oscuro di questa situazione quando c’era una evidenza empirica?"
E' una domanda politica, di onestà intellettuale. Senza altra finalità.
Perché da questa vicenda emergono non solo responsabilità penali ma anche responsabilità politiche e morali. Queste ultime due, quelle morali e politiche, non saranno valutate dai giudici. Ma che saranno importanti per la coscienza morale di una comunità.
La parola "morale" è una parola ormai desueta per la politica. Ma a Taranto questa parola proveremo ad usarla. Soprattutto quando non dovessero emergere responsabilità penali.
L'ILVA è stata il peccato, direbbe padre Alex Zanotelli. E la politica ha conosciuto il peccato.
In questa vicenda sono coinvolti non solo coloro che hanno commesso il peccato ma anche coloro che non lo hanno commesso direttamente, ma che tuttavia lo hanno consentito. 
Coloro che Dante collocò fra gli ignavi.  
Molta della politica finirà in questo calderone, in un modo o nell'altro. Ma - e possiamo dirlo con De André - "anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti".
Perché?
Perché le cose che abbiamo ascoltato oggi nella requisitoria del PM Buccoliero qualcuno le avrebbe dovute contrastare con tutta la forza, con tutta la passione, con tutta la capacità di reazione civile e morale. 
E lo abbiamo fatto: noi cittadini, con immenso sforzo, con immenso rischio. E in grande solitudine e distanza rispetto al Palazzo, per riutilizzare una parola di pasoliniana memoria.
Ed ecco una domanda per Fratoianni e Vendola, imputati nel processo: sapevano delle cose terrificanti che oggi ha elencato il pm Buccoliero sull'ILVA durante la sua requisitoria? 
Se le sapevano perché non le hanno denunciate alla magistratura?
Se non le sapevano perché hanno deciso di fare politica con un partito che aveva persino l'ecologia nel simbolo?
Sarebbe interessante avere una risposta a queste domande e qui sul sito lasceremo la possibilità di replica, come è giusto che sia.
Intanto noi siamo qui, parte civile nel processo, per testimoniare la volontà di verità e il desiderio di giustizia. Abbiamo seguito personalmente, passo dopo passo, questa vicenda assolutamente rilevante per la salute e la vita dei cittadini, testimoniando di fronte ai magistrati. Portando in Procura le prove dell'inquinamento da diossina che altri avrebbero dovuto scoprire e denunciare.
E quando ci siamo mossi non abbiamo trovato una sponda nella politica ma una campagna di minimizzazione. Per chi governava non c'era il disastro oggettivo nei fatti ma c'erano dei catastrofisti.
E l'etichetta di catastrofisti ce la siamo sentita appiccicata per anni e anni finché oggi udiamo dalle parole del PM Buccoliero parole che rispetto a quelle che abbiamo usato noi sono dieci volte più dure e più severe.
E allora ecco la domanda: perché la politica non ha usato quelle parole dure e severe che oggi abbiamo ascoltato? Perché la politica in cui noi abbiamo creduto e sperato, quella del rinnovamento e della rivoluzione gentile, si è rivelata distante dalla nostra indignazione e dalla nostre denunce? Perché alla fine chi ha accolto le nostre denunce è dovuto essere un magistrato e non un politico che avevamo votato?
La conclusione di questo processo è per noi importante. Siamo orgogliosi di vedere avviarsi a conclusione un processo a cui abbiamo contribuito con un impegno civile costante, anche per il benessere presente e futuro dei cittadini.
Come ha detto il pm Buccoliero nel suo esordio, questo è un processo per cambiare. E' un processo per voltare pagina. E noi volteremo pagina. 

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