Alcune domande a Nichi Vendola sul processo ILVA
Stiamo assistendo a un'imponente requisitoria del pubblico ministero Mariano Buccoliero. Un fiume in piena. E' da quattro giorni che parla ininterrottamente. E' vastissima l'enciclopedia delle accuse che riguardano la gestione dell'ILVA di Taranto, definita "sciagurata e criminale".
Come mai Nichi Vendola dichiarava pubblicamente la sua stima per Emilio Riva se invece il pm Buccoliero usa oggi parole così dure? Qualcuno dei due evidentemente sbaglia o ha sbagliato.
La domanda che sorge spontanea è: ma tutte le cose denunciate in aula... le sapeva chi governava allora?
Appassiona poco chiederlo a Silvio Berlusconi, al tramonto della sua carriera.
Sarebbe molto più interessante chiederlo oggi a Nichi Vendola. Conosceva i fatti che il pm Buccoliero sta sciorinando da quattro giorni con dovizia di particolari?
La storia del nastri trasportatori - che risultavano ufficialmente tutti coperti al tempo della presidenza Vendola - si è rivelata una commedia all'italiana: ancora oggi non sono coperti!
Tutto era a posto sulla carta ma poi andando a controllare le cose cambiavano. Il pm ha parlato di una fabbrica di carta. Uno stabilimento che sulla carta era in un modo e nella realtà in un altro.
Il magistrato ha focalizzato l'attenzione sui mancati investimenti per l'abbattimento delle polveri. Sugli interventi non fatti ma che risultavano eseguiti. Sulle attività di rifacimento di materiali logorati spacciati come investimenti ambientali, o di macchinari per la produzione inseriti fra gli investimenti contro l'inquinamento. Cose che a suo tempo il coordinamento ambientalista Altamarea denunciò al Ministero dell'Ambiente nell'ambito della procedura di Autorizzazione integrata ambientale. Ma Altamarea rimase sola e la Regione Puglia firmò l'autorizzazione AIA del governo Berlusconi, definendola "un passaggio storico per Taranto e per la Puglia". Era il 2011. I magistrati hanno indagato su quell'autorizzazione del 2011 che è stata considerata un regalo all'ILVA. Quell'autorizzazione non prevedeva neppure la copertura dei parchi minerali e concedeva l'uso del terribile pet-coke nelle cokerie, autorizzava a produrre fino a 15 milioni di tonnellate/anno (una quantità enorme!) e non rallentava i ritmi di produzione del coke, consentendo sfornamenti brevi e a getto continuo, con risultati letali per la salute. Gli ambientalisti produssero una serie di osservazioni pertinenti che si sarebbero poi rivelate corrette e più che mai sensate. Ma la Regione Puglia non le fece proprie, e neppure il Sindaco di Taranto di allora, politicamente sulla stessa linea d'onda di Vendola.
Il comunicato di Altamarea dopo l'AIA ILVA del 2011 fu durissimo: "Per 4 anni abbiamo chiesto, nel rispetto delle norme e con argomentazioni tecniche puntuali, il rispetto di almeno 10 prescrizioni irrinunciabili. Ebbene è stato tutto disatteso".
Come mai la Regione Puglia approvò quell'indecorosa Autorizzazione Integrata Ambientale del 2011, entrata poi nel mirino della magistratura?
Fu allora che si consumò lo strappo definitivo fra il movimento ambientalista e Vendola.
Il pm Buccoliero si è soffermato sulle polveri dell'ILVA che a Taranto, soprattutto nel quartiere Tamburi, si poggiavano sui comodini, entravano nei cassetti, si poggiavano sui cuscini dei bambini, a cui per regalo veniva fatto trovare sotto l'albero di Natale l'apparecchio dell'aerosol.
Quando si tratta della salute dei nostri figli chiediamo ai medici di andare a fondo per sapere tutto pur di salvare la vita di chi ci è caro. Perché allora questa premura non è scattata per i bambini di Taranto da parte di chi governava?
Angelo Bonelli chiese a Nichi Vendola, con ben tre email di posta certificata PEC, di effettuare uno studio dalle caratteristiche simili a quello che poi sarebbe stato commissionato dal GIP Patrizia Todisco. Ossia uno studio causa-effetto che attribuisse con ragionevole certezza i danni sanitari alle sorgenti inquinanti. Perché Vendola non rispose a nessuna di quelle richieste?
Sono cose a cui un politico sarebbe bene che rispondesse.
Questo editoriale non vuole giudicare nessuno, ma vuole porre domande, domande lecite.
La politica deve rispondere alle domande dei cittadini altrimenti cessa di essere l'espressione della sovranità popolare.
Queste parole non vogliono giudicare. Tutti gli imputati hanno diritti e garanzie.
Ma i cittadini di Taranto, senza garanzie ed esposti al concentrico attacco degli inquinanti, molti dei quali mortali, hanno diritto di porre domande e di sapere perché non sono stati protetti.
Sono domande di natura morale che varranno ancora di più se Vendola uscirà immacolato dal processo penale. Le domande qui poste riguardano l'etica, la verità, la responsabilità, che per l'opinione pubblica sensibile e attenta contano più del codice penale.
Articoli correlati
- Tutto comincia il 27 febbraio 2008 e così prendono avvio le indagini di "Ambiente Svenduto"
La diossina nel pecorino
Il formaggio era prodotto da un pastore che pascolava vicino all'ILVA. Viene consegnato, a spese di PeaceLink, in un laboratorio di analisi di Lecce. "Diteci quello che c'è dentro". Qualche giorno dopo arriva una telefonata allarmata dal laboratorio: "C'è la diossina".Repubblica - Nel processo "Ambiente Svenduto" sull'inquinamento ILVA
Condannato a 17 anni in primo grado è candidato alle elezioni comunali come capolista del PD
Trecento cittadine e cittadini scrivono a Enrico Letta perché prenda una posizione: "Abbiamo appreso dalla stampa che una delle persone condannata in primo grado a 17 anni viene adesso candidata per il PD in elezioni comunali che si svolgeranno in provincia di Taranto".12 settembre 2021 - Redazione PeaceLink - Reportage
Ilva, Taranto vuole liberarsi dalla madre velenosa
Si è appena concluso il maxi-processo Ambiente Svenduto, di tale rilevanza storica che prima o poi verrà riconosciuta al pari dei maxi-processi palermitani contro la mafia. Incontro così una Taranto ferita, aqquartierata tra i suoi due mari, fra la polvere color ruggine del rione Tamburi.Gad Lerner - Occorre appoggiare questa inchiesta e farne una bandiera di onestà e di trasparenza
Dai veleni dell'Ilva al puzzo dell'inchiesta di Potenza
Che l'Ilva inquinasse lo si sapeva. Ma qui si arriva a un livello di manipolazione delle istituzioni inusitato. Un sistema di potere occulto - con manovre bipartisan - ha tentato di fermare a Taranto l'intransigenza della magistratura prima dall'esterno e poi dall'interno.15 giugno 2021 - Alessandro Marescotti
Sociale.network