Solidarietà per i lavoratori di Genova che hanno boicottato il commercio di armi
Esprimiamo solidarietà per i lavoratori genovesi che si sono opposti all’utilizzo del porto per il trasporto di armi utilizzate nello Yemen contro la popolazione civile.
A un mese dalla perquisizione da parte della Digos nelle abitazioni e nel luogo di lavoro di cinque lavoratori portuali del Calp di Genova, la Procura ha deciso di sottoporli a indagini giudiziarie per attentato alla sicurezza pubblica dei trasporti.
La loro "colpa" è in realtà quella di aver organizzato manifestazioni e presidi contro le navi che trasportavano armi per rifornire l’Arabia Saudita nella guerra in Yemen, traffico fra l'altro recentemente bandito dall’Italia con lo stop alla vendita di bombe.
Confidiamo che la magistratura non vada oltre la fase delle indagini, così come accadde nel processo che aveva assolto pacifisti e antimilitaristi dall'accusa di blocco ferroviario per aver fermato il "treno della morte" proveniente dalla Germania e diretto a Livorno carico di mezzi militari destinati alla prima guerra in Iraq.
Voler fermare le navi con forniture militari dirette in Arabia Saudita, armi già usate in terribili e sanguinose stragi di civili, non è un crimine, è un crimine semmai fare il contrario.
Il ripudio della guerra è alla base dell'articolo 11 della nostra Costituzione, esprimere tale ripudio è un diritto complementare tutelato dall'articolo 21.
A questi lavoratori oggi sottoposti a indagini va non solo la nostra solidarietà ma anche la nostra riconoscenza. Hanno rappresentato l'Italia quando lo Stato italiano restava inerte.
Troppa ignavia e troppa indifferenza hanno consentito inaudite stragi di civili. Con vergognosi silenzi si è consentito un lucro immorale su quelle immani sofferenze.
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