Cassandra e il coronavirus
Quel che è invece accaduto da un anno a questa parte è noto, è sotto gli occhi di tutti e non si può negare. E non ho voglia di ricordarlo soprattutto a chi non vuol sentire.
Oggi penso che qualcuno dovrebbe avere il coraggio e l'onestà di chiederci scusa per i danni che ha prodotto con scelte strategiche discutibili, legate più al consenso che al buon senso.
Come al solito la storia si ripete, come al solito Cassandra aveva ragione, ma nessuno l'ha voluta ascoltare, come al solito Cassandra avrebbe voluto avere torto, e ne sarebbe stata felice, perché Cassandra ha sempre parlato per amore.
Cassandra è il simbolo del pessimismo strategico, che porta a immaginare la peggiore delle ipotesi per poterla evitare, per essere preparati ad affrontarla, sperando ovviamente che non si verifichi. Invece Cassandra, per i cialtroni, è uccello del malaugurio, è una che se le tira e, "gufa", come si usa dire. Ma Cassandra, ripeto, avrebbe voluto avere torto, e ne sarebbe stata felice.
Un anno fa ero perplessa per una ripartenza senza le giuste cautele che avrebbero garantito il tracciamento, l'individuazione dei focolai e il contenimento dei contagi. Aggravata dalla carenze strutturali del Sistema sanitario, soprattutto per quanto riguarda la medicina territoriale.
Per questo oggi, a buoi scappati, voglio ringraziare Massimo Galli e Andrea Crisanti, e tanti altri come loro, purtroppo inascoltati, che hanno dimostrato grande onestà intellettuale, indicando strategie di contenimento della pandemia basate su evidenze scientifiche e non sugli umori del momento. Personaggi scomodi per un Paese affetto da infantilismo cronico, che porta a risolvere il problema, quale che sia, negandone l'esistenza. E segue la voce più rassicurante piuttosto che la più rigorosa e severa. Cassandre dei nostri giorni, che non hanno avuto timore di essere impopolari, per amore della verità e per vera passione scientifica. Persone autorevoli, animate da reale spirito di servizio, concetto sconosciuto ai più, soprattutto a chi oggi dovrebbe avere l'umiltà di chiedere scusa.
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