Ripubblichiamo l'editoriale di PeaceLink dell'11 settembre 2001

Violenza orribile e insensata

Venti anni fa scrivevamo: "Ci auguriamo che a questo sangue innocente non se ne aggiunga altro. Quanto è accaduto va condannato con tutta la fermezza possibile ma non può in ogni caso costuire la premessa per dare mano libera ai professionisti della vendetta".
Associazione PeaceLink

Torri Gemelle, 11 settembre 2001

Le stragi che hanno colpito il popolo americano sono qualcosa di orribile e insensato.

Condanniamo ogni atto di violenza e di morte.

Ci auguriamo che a questo sangue innocente non se ne aggiunga altro e che per questioni di orgoglio nazionale non si cerchi un facile capro espiatorio da consumare sull'altare mediatico. Quanto e' accaduto va condannato con tutta la fermezza possibile ma non puo' in ogni caso costuire la premessa per dare mano libera ai professionisti della vendetta.

Associazione PeaceLink

Pubblichiamo di seguito alcuni commenti "a caldo" ricevuti da alcuni amici.


E' ancora presto per individuare senza ombra di dubbio chi siano stati gli autori della serie di attentati che hanno colpito gli USA. E' ancora presto per quantificare le vittime.
Ma non sarà mai troppo presto, al di là di una comprensibile condanna per l'uso della violenza soprattutto di quella terroristica, perché si faccia appello alla coscienza civile americana affinché prema nei confronti dei suoi vertici per evitare una rappresaglia e men che meno l'uso dell'opzione nucleare.
Quello che voglio dire è che siamo davvero ad un punto di non ritorno. Gli USA devono davvero interrogarsi sul loro passato e sul futuro che vogliono scegliersi. Un arroccamento in un castello medioevale non è più possibile.
Da parte nostra non possiamo fare la figura degli struzzi chiediamo subito la convocazione di un'agenzia e di un tribunale internazionale che individui, catturi e processi gli autori di codesti misfatti.
Se lasciamo la risposta alle agenzie federali USA, alla loro voglia di rifarsi dopo un simile smacco, al governo del presidente Bush e se guardiamo alle frizioni che aumenteranno in maniera esponenziale in Medio Oriente con il prevalere della logica del tanto peggio - tanto meglio, ebbene, l'opzione nucleare o comunque di una sanguinosa rappresaglia, anche se non immediata, non sarà da escludere.
Non lasciamo sole le forze democratiche presenti in USA, non c'è tempo da perdere: chiediamo la convocazione di una agenzia internazionale che accerti gli autori e si istituisca un tribunale internazionale.
Non mi si venga a dire che nessuno a tutt'oggi abbia fatto la stessa cosa per i misfatti della CIA in tutto il mondo: lo so benissimo. Ma dobbiamo essere lungimiranti e dobbiamo capire che gli USA hanno il colpo in canna e che la voglia di vendetta sarà incontrollabile, inoltre già l'idea di un tribunale internazionale pone molte difficoltà conoscendo la scarsa capacità dei governi USA di dialogare con gli altri popoli: chi si ricorda la vicenda del sequestro della nave Achille Lauro, dell'uccisione, da parte dei terroristi, del cittadino americano di origine ebrea Leon Klinghofer, e del successivo tentativo da parte USA di catturare i responsabili del dirottamento, vicenda che terminò nell'areoporto di Sigonella grazie ad un Bettino Craxi in stato di grazia che fece rispettare il minimo delle norme di diritto internazionale, impedendo alle truppe d'assalto USA di considerare il territorio italiano come il cortile di casa propria e grazie anche ad una diversa situazione internazionale?
Ora, chi si opporrà alle "giuste" decisioni degli USA?
P.S. mentre scrivo ascolto Radio Tre: parlano di cosa rappresentavano le Torri gemelle, dicono che il panorama di N. York è tornato piatto che architettonicamente non erano apprezzate.
Che scollamento dalla realtà con il mondo ad un passo dal baratro.
Dove sono gli intellettuali italiani, di che parlano mentre il gigante ferito medita una vendetta inusitata?

Antonio Scalzi


A partire dalla guerra di Spagna, con il tremendo passaggio di Hiroshima e Nagasaki, le guerre moderne si combattono a colpi di massacri di civili, distruggendo infrastrutture civili. Dunque questo è un atto di guerra in senso pieno.


Noi siamo contro la guerra in generale, la guerra alle città in particolare. Questo atto riempie di orrore, non meno e non più dei bombardamenti sul Vietnam, su Baghdad, su Belgrado.
Non di meno, e non di più.
Credo che nessuno debba e possa gioire del colpo al cuore della prima potenza mondiale. Credo che nessuno, ai tempi della più tremenda guerra partigiana, potesse gioire di Dresda o Hiroshima rase al suolo. La logica amico-nemico non ci appartiene.


Chi ha organizzato questo attacco deve disporre di soldi, mezzi, organizzazione e di una buona dose di fanatismo. Tutte doti che non mancano ad ogni macchina di guerra che si rispetti.
E' possibile che si tratti di una macchina statuale, ed è probabile che gli Usa si attaccheranno a questa ipotesi per dare risposte distruttive allo "stato-canaglia" di turno (l'espressione è di Bush). E' l'ipotesi più facile, è la scelta più comoda. Quale città colpiranno per prima? Su quale parte del Sud del mondo si avventeranno i bombardieri?


L'altra ipotesi è più dura. Gli stati da tempo non hanno più il monopolio della forza, ed ora neppure della guerra. Un'organizzazione non statuale, ma dotata di cospicui mezzi, può scatenare un'offensiva di questo tipo. E come ogni parte in guerra, può avere le sue motivazioni. Le sue "ragioni".
Gli Usa hanno sparso o fatto spargere fiumi di sangue e di dolore in mezzo mondo, in questo sessantennio di pace armata. E' l'unica potenza al mondo che non abbia mai vissuto una guerra sul proprio suolo. Non c'è bisogno di ricorrere al cliché dell'integrismo: per mezzo mondo gli Usa sono il "Grande Satana" anche senza bisogno di sovrastrutture religiose. Un colosso inattaccabile. Fino a ieri.


Questo equivale a giustificare? No. A cercare di capire.
Non ci appartiene il terrorismo, nè quando è agito da organizzazioni nè quando è terrorismo di stato.
L'attacco agli Usa non è un attacco a "noi", nel senso diffuso in queste ore a piene mani, di attacco al "mondo libero" (?!), alla democrazia etc. Non c'è nulla in comune fra "noi" e gli strateghi del Pentagono.
E' un attacco a noi in ben altro senso: c'è molto in comune fra "noi" e i civili che fuggivano disperati fra nuvole di polvere sul suolo insanguinato. Il loro terrore era lo stesso dei vietnamiti, degli jugoslavi, degli irakeni. Degli abitanti di San Lorenzo a Roma, mezzo secolo fa.
E' un attacco a noi anche perchè si cercherà di schiacciarci nella logica della guerra. Con gli Usa, o contro la civiltà. E macchine repressive ancora più militarizzate schiacceranno chi dissente, individui, collettivi o popoli. Come in tempo di guerra, appunto.


Lo sgomento che viviamo non è diverso da quello vissuto dieci anni fa, davanti allo spettacolo dei traccianti sui cieli di Baghdad. E' lo sgomento dell'impotenza, dell'espropriazione, di fronte alla morte che viene dall'alto.
Siamo contro tutte le guerre. Anche contro questa guerra. Siamo per un altro mondo, in cui nessuno possa decidere della vita o della morte altrui schiacciando un pulsante, che si tratti del telecomando di una bomba o del comando di lancio di un jet. In cui nessuno debba guardare al cielo con paura, che si tratti del cielo di New York o di Gaza.
Ma proprio per questo, siamo e restiamo fermamente contro la Nato e il suo riarmo nucleare, siamo e restiamo contro tutti i signori della guerra, in divisa e non. Siamo e restiamo contro i gendarmi dello sfruttamento, a partire dalla macchina militare Usa, e contro quel comando unico che scatena e innesca, anche contro sè stesso, logiche di guerra.
Siamo per un altro ordine, che s'imponga dal basso.
Siamo dalla parte delle vittime. Quelle di oggi, e quelle di ieri. Tutte.

Dino Frisullo


Ciao a tutte e tutti, in queste ore di dolore ci stiamo lentamente sentendo, spinte/i da sentimenti di angoscia; ho ricevuto questo, e ve lo mando perchè mi pare che avrebbe senso discuterne e prendere in considerazione questa proposta.
Vi prego di mettervi/ci in comunicazione, e se l'ipotesi della Perugia Assisi è condivisa, che io e molte e molti consideravano già prima un approdo fondamentale(come è scritto nell'appello delle done per un teatro di pace a Napoli) sarebbe urgente prendere contattop con chi storicamente la
organizza per fare un'uscita comune.
Vi abbraccio

Monica Lanfranco

www.marea.it
www.village.it/lanfranco/


Chiediamo al Social Forum di considerare con attenzione la nostra
proposta:

1 - Rinunciare a tutte le mobilitazioni nazionali in corso

2 - Concentrare tutto l'impegno sulla manifestazione di Assisi riunificando (oltre al Gsf) l'intero movimento popolare in un'unica richiesta di risposta pacifica alla follia di qualcuno (chiunque sia) che puo' portare ad una tragedia definitiva.

Manlio
Progetto Gaia


Non ci sono parole per descrivere lo sgomento che deriva dall'assistere impotenti alla tragedia. Dolore e lutto per le migliaia di vittime. Paura per le conseguenze. Solo nel silenzio, nella preghiera, nella meditazione si può trovare rifugio. In questi casi la nonviolenza sceglie il non-agire. Il rispetto per le vittime e per l'intero popolo americano impone che il movimento antiglobalizzazione sospenda le proprie iniziative. Il movimento per la pace inorridisce davanti alle scene di giubilo che persone piene d'odio hanno inscenato. Dio non voglia che chi è stato colpito così gravemente pensi ad una risposta di tipo militare. Sangue chiama sangue, odio chiama odio, vendetta chiama vendetta. E' una spirale impazzita che solo la nonviolenza può fermare. Ognuno faccia la propria parte.

Mao Valpiana
Movimento Nonviolento
Verona

Note: Purtroppo tutti i nostri timori di venti anni fa si sono avverati.

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