Dal 2003 l'ho sostituita più volte ed è sempre lì, oggi più importante che mai

Quella bandiera della pace al balcone di casa mia

Diciannove anni fa, a Roma, ci fu una marcia della Pace che coinvolse una moltitudine di persone e tantissime realtà associative, partecipai anch'io e di ritorno appesi la bandiera della pace al mio balcone e giurai che non l'avrei tolta fino a che ci fosse stata una guerra al mondo.
15 febbraio 2022
Adriana De Mitri

La guerra ci fa paura solo quando è a due passi da noi. Le guerre nel mondo ci sono e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Le guerre generano miseria, emigrazione, generano catastrofi umanitarie che hanno ripercussioni ovunque nel mondo, che dovrebbero riguardare tutti, ma, sebbene ci dichiariamo pacifisti, abbiamo perso il senso di comunità mondiale, e le conseguenze della guerra le ignoriamo volutamente. Semplicemente giriamo lo sguardo da un'altra parte. Bandiera della pace al balcone

Voglio ricordare che diciannove anni fa, a Roma, ci fu una marcia della Pace che coinvolse una moltitudine di persone e tantissime realtà associative, partecipai anch'io e di ritorno appesi la bandiera della pace al mio balcone e giurai che non l'avrei tolta fino a che ci fosse stata una guerra al mondo. Ovviamente è ancora lì, sostituita più volte da quel giorno ormai lontano.

Non sono un'esperta di geopolitica e non mi misuro in dotte dissertazioni che non potrei sostenere, di solito parlo di quello che conosco, ma è sotto gli occhi di tutti il disastro mondiale che le guerre provocano. Ciò che muove le guerre sono gli interessi economici e la corsa alle materie prime indispensabili alla tecnologia avanzata, la conquista di postazioni strategiche per controllare "il nemico". La libertà, l'autodeterminazione dei popoli contano poco o niente.

E adesso che la questione ci riguarda direttamente, poiché dipende anche da noi il mantenimento degli equilibri fra le grandi potenze, mi accorgo che nemmeno la paura della guerra a due passi da noi fa recedere dalle scelte che potrebbero veramente provocare una pericolosa tensione.

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Forse andrebbero messe un po’ di cose in ordine su Ucraina e dintorni.

  • Lo capisce anche un bambino che Putin non accetterà mai l’adesione dell’Ucraina alla Nato perché a 650 km da Mosca. Chi lo pensa e agisce in questa direzione non conosce la storia nè la geografia.
  • Nel 2008 Italia, Francia e Germania votarono contro adesione di Ucraina e Georgia alla Nato. Lo ricordava Romano Prodi qualche giorno fa a Piazzapulita – LA7. I motivi sono facilmente spiegabili: era un atto ostile contro Putin che non coincideva con interessi europei.
  • L’Ue è attraversata da una crisi energetica mai vista, nella quale l’Italia è l’anello debole. Importiamo quasi il 40 per cento del gas dalla Russia. Se chiudono i rubinetti va a gambe all’aria l’intera industria italiana, piaccia o non piaccia. Siamo oggi in grado di farne a meno?
  • Putin ha ribadito che non vuole invadere l’Ucraina. Zelensky, premier ucraino, ha invitato tutti a evitare allarmismi, preoccupato anche da ricadute interne ultranazionaliste, che ieri ad esempio hanno sfilato per le strade di Kiev.
  • Biden invece continua a dire che l’invasione è dietro l’angolo. La CIA continua a far girare piani di guerra e ore X. Dove sta la verità?
  • Nel frattempo Macron ha provato – e ci prova ancora – a mettere in campo una mediazione possibile. Ritornando agli accordi di Minsk del 2015.
  • Cosa dice Minsk? Integrità territoriale Ucraina e concessione dell’autonomia federale delle province russofone di Doneck e Lugansk. Questo secondo aspetto non è stato ancora soddisfatto.
  • Putin sta muovendo centomila soldati, comprese esercitazioni militari in grande stile al confine. Sbagliato e pericoloso. La NATO invia anch’essa truppe di rafforzamento ai confini, dopo aver riempito di armi l’Ucraina, milizie comprese. La situazione può sfuggire di mano.
  • La de-escalation passa solo attraverso una soluzione diplomatica che escluda forzature come ingresso nella NATO dell’Ucraina e restituisca all’Osce un ruolo più cogente di garanzia, anche perché ritenuta più neutrale.
  • Una guerra tra Nato e Russia avrebbe effetti incalcolabili. Umani innanzitutto. Non solo i morti, ma anche un impennata dei flussi migratori al confine europeo. Quanto reggerebbero le opinioni pubbliche interne?
  • I danni economici li stiamo già vivendo e ci parlano di un rincaro energetico che potrebbe arrivare ancora di più alle stelle. Ed è impossibile nell’immediato sostituire il gas russo. A meno che non si creda alle favole.
  • La vittima principale finirebbe per essere l’Ue che di tutto ha bisogno tranne che di una guerra nel proprio territorio. Biden recupererebbe un po’ di consenso interno, Putin riaccenderebbe gli spiriti nazionalisti per aumentare il suo potere, noi entreremmo in una spirale depressiva senza sbocco.
  • Alleati della NATO tutta la vita, ma senza l’elmetto. L’Ue ha bisogno di una propria politica estera autonoma. Questa la raccomandazione a chi in Italia anziché raffreddare il clima si mette a tifare. A destra, al centro e purtroppo anche a sinistra.

Arturo Scotto

Ieri ho condiviso un intervento di Arturo Scotto che mi sembra esaustivo ed equidistante dagli interessi delle parti in causa.

Per un attimo mettiamoci nei panni di Putin, che non mi sta simpatico, ma il contesto storico è cambiato e l'entrata nella Nato dell'Ucraina produrrebbe un'evidente condizione di svantaggio per la Russia. Pertanto l'unica scelta ragionevole dovrebbe essere dire no all'allargamento della Nato. Ma pare che il buon senso sia scomparso per lasciare il posto a logiche che hanno sempre prodotto disastri. Lo vediamo ogni giorno: la storia non insegna nulla a chi non vuole imparare.

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