In passato gli avevamo scritto perché chiedesse scusa per le vittime innocenti dei bombardamenti

Le "armi" di Massimo D'Alema

Interrogatori e perquisizioni. I pm configurano il reato di corruzione internazionale. Al centro dell'inchiesta una compravendita di navi e aerei militari. D'Alema è stato il presidente del consiglio italiano che autorizzò l'intervento italiano in Kosovo nel 1999
22 agosto 2023

In questi mesi ha tenuto banco l'inchiesta che vede coinvolto Massimo D'Alema e altri importanti personaggi del mondo dell'industria bellica.

Le perquisizioni

"Compravendita di navi e aerei militari dalla Colombia, la Procura di Napoli dispone le perquisizioni nei confronti dell'ex premier Massimo D'Alema e di Alessandro Profumo. Arriva dunque la svolta nelle indagini che vanno avanti da 15 mesi e contano otto indagati fra i quali anche l'ex direttore generale di Fincantieri Giuseppe Giordo. I pm configurano il reato di corruzione internazionale".

Questo leggiamo su Repubblica del 6 giugno 2023 che titola: "Perquisizioni per D'Alema e Profumo: indagati per la vendita di navi e aerei militari alla Colombia".

Il reato contestato

E l'ANSA: "Contestato il reato di corruzione internazionale aggravata, otto gli indagati. La Digos di Napoli, su disposizione della Procura partenopea, sta effettuando una serie di perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici romani di Alessandro Profumo (nella veste di amministratore delegato di Leonardo), dell'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema, di Giuseppe Giordo, ex direttore del settore Navi di Fincantieri e di Gherardo Gardo, nella veste di contabile di D'Alema".

Oggi Affaritaliani titola:

D'Alema, ecco le confessioni dei suoi. Armi alla Colombia: "Era lui la mente".

Le chat criptate utilizzate dagli indagati confermano il ruolo chiave dell'ex premier nell'operazione con i sudamericani.

Il 19 agosto il Fatto Quotidiano titola:

D’Alema e l’affare Colombia: “Non posso far brutta figura io”.

“L’EX PREMIER MEDIATORE NEL BUSINESS ARMI” - La Digos: “Il suo ruolo propulsivo. Si avvantaggiò di una rete politico-istituzionale per un tornaconto personale”

Della questione se ne è occupato da mesi anche Pinuccio di "Striscia la notizia".

Sulla questione è intervenuta Fondazione Finanza Etica (derivazione di Banca Etica). Sull'Espresso si legge infatti: "Simone Siliani, direttore della Fondazione Finanza Etica, azionista critico di Leonardo Spa ora vuole vederci chiaro e capire perché lo scorso anno l’azienda avesse negato coinvolgimenti nell’inchiesta che vede indagati Massimo D’Alema e Alessandro Profumo per corruzione internazionale". D'Alema insieme al Segretario di Stato statunitense Condoleezza Rice il 16 giugno 2006 (Wikipedia, voce Massimo D'Alema)

Ma quali sono le accuse nei confronti di Massimo D'Alema?

Nello Trocchia scrive su Il Domani:

  • Gli uffici e le abitazioni di Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio, e Alessandro Profumo, ex manager di Leonardo, sono state perquisite dai poliziotti della Digos su ordine della procura di Napoli.
  • I due nomi eccellenti sono indagati, insieme ad altre sei persone, in merito all’affare da 4 miliardi di euro che ruotava attorno alla vendita di armi e aerei da guerra alla Colombia.
  • D’Alema avrebbe svolto un ruolo di mediazione tra i sudamericani, sono indagati anche diversi esponenti governativi colombiani, e due colossi del settore del nostro paese, Leonardo e Fincantieri. 

Sul sito di Massimo D'Alema a oggi non vi sono reazioni il che non fa venir tuttavia meno la presunzione di non colpevolezza che in questi casi è d'obbligo. Bersani ha già dichiarato di non dubitare della buona fede di D'Alema.

Il 17 dicembre 2022 Massimo D'Alema tuttavia si difendeva dalle accuse dicendo:

"Ho dato una mano a un imprenditore con una qualche imprudenza, lo ammetto. Ma se avessi partecipato a una compravendita di armi sarei stato oggetto di attività giudiziaria".

Il 18 dicembre 2022 dichiarava: "Io non sono più in Parlamento dal 2013, mi sono dimesso dagli organismi dirigenti del partito a cui sono iscritto, poi ho creato una società, collaboro con società internazionali, presento bilanci. Tra l’altro concorro in questo modo largamente a finanziare la mia fondazione e la rivista. Non faccio un’attività sotterranea. È tutto trasparente, tutto controllabile. Qualcuno dice che non è opportuno? Be’, in tutti i Paesi del mondo ci sono persone che hanno avuto un ruolo istituzionale e che poi continuano a dare un contributo utilizzando le loro competenze al servizio dello sviluppo economico".

Inoltre ci ha tenuto a chiarire di non aver preso un euro dalle armi vendute alla Colombia.

L'avvocato di Massimo D'Alema ha fatto sapere che l'ex premier ha chiesto di essere interrogato senza tuttavia ricevere ancora una convocazione.

Le nostre critiche a Massimo D'Alema

Bombardamenti della Nato su Belgrado

Di D'Alema ci siamo occupati in passato criticandone le scelte politico-militari e l'intervento militare in Kosovo.

In seguito sembra aver avuto qualche pentimento nel bombardare Belgrado. PeaceLink aveva chiesto a D'Alema che chiedesse scusa alle vittime innocenti

Su quell'esperienza di guerra Massimo D'Alema ha rilasciato una lunga intervista a Federico Rampini che è poi diventata un libro dal titolo "Kosovo: gli italiani e la guerra".

Nel 1999 in un'editoriale di PeaceLink vennero contestati gli errori di matematica della relazione do Massimo D'Alema sull'export di armi.

D'Alema, allora presidente del Consiglio, aveva dichiarato che le armi esportare e consegnate dall'Italia con il suo governo erano diminuite del 6%. Rifacendo correttamentei calcoli - a controllare fu l'Osservatorio sul Commercio delle Armi di Firenze - i conti non tornavano. Infatti l'export non era diminuito del 6 per cento ma era aumentato del 30 per cento.

E per concludere la parola alla satira di Maurizio Crozza.

Note: CONSULENTE GLOBALE

“Mi hanno dipinto come un tramatore, un corrotto, il padrone del Bingo, l’ispiratore della merchant bank di Palazzo Chigi, l’uomo dalle scarpe milionarie”, confessava a cuore aperto giusto una ventina di anni fa. Allora D’Alema era ferito, sentiva di essere nel mirino per aver preso il posto di Prodi al governo, e lo attaccavano - spesso da sinistra - come uomo e non come politico. Diciamo che lo stesso, nel ventennio successivo - tra barche a vela, vicenda Unipol, “i capitani coraggiosi” di Telecom (lui smentì), intrecci pericolosi tra vino, coop rosse e metano in quel di Ischia - volente o nolente, non ha fatto molto per tirarsi fuori dalla zona grigia tra passioni personali, politica e affari.


Attitudine pericolosa che negli ultimi tempi, complice anche la ritrovata centralità politica nel governo Conte bis, sembra essersi persino consolidata. “La quarta vita di D’Alema: ora fa il lobbista”, titola una recente inchiesta di Panorama, a proposito del suo nuovo ruolo, passati i 70 anni, come presidente dell’Advisory Board di Ernst & Young, società di consulenza globale, che già aveva in piedi una collaborazione con Italianieuropei, la storica fondazione politica dalemiana. “A offrirgli la guida del prestigioso comitato, - continua Panorama - con un emolumento che si aggira intorno ai 300 mila euro l’anno, è stato Donato Iacovone”. Il capo di Ey Italia, secondo il settimanale, lasciato il colosso americano diventerà poi - “anche con l’aiuto dello stesso D’Alema” - presidente di Webuild-Salini Impregilo, il gigante italiano delle costruzioni partecipato da Cassa depositi e prestiti (e oggi nel mirino dello spoil system di Draghi).

Fonte: https://www.huffingtonpost.it/politica/2021/05/13/news/il_senso_di_d_alema_per_gli_affari-5103509/

Armi alla Colombia, D’Alema si difende: “Non attacco a me ma ad aziende italiane”
L'ex premier risponde a LaPresse alle accuse di avere fatto da intermediario per un ricco affare

“Non è un attacco a me, è un attacco alle aziende italiane purtroppo andato a segno con l’aiuto del sistema dell’informazione. Se uno cerca qualcuno per fare il male dell’Italia lo trova sempre in Italia”. Così Massimo D’Alema risponde a LaPresse sulla vicenda della tentata compravendita tra azienda italiane e governo colombiano.

La vicenda riguarda una tentata compravendita, non andata a buon fine, tra il governo colombiano e aziende italiane per alcuni mezzi da guerra, due sommergibili di Fincantieri e aerei di Leonardo.

Continua su

https://www.lapresse.it/cronaca/2022/03/02/armi-alla-colombia-dalema-si-difende-non-attacco-a-me-ma-ad-aziende-italiane/

Articoli correlati

  • Nuovo spreco di risorse nei caccia di sesta generazione
    Disarmo
    L'accordo sul Global Combat Air Programme (Gcap) è stato firmato a Tokyo anche dal governo italiano

    Nuovo spreco di risorse nei caccia di sesta generazione

    La sostituzione di 240 jet Eurofighter con il nuovo caccia rappresenta per noi pacifisti un impegno non condivisibile che sposta risorse dal campo civile a quello militare. La cooperazione internazionale per la lotta ai cambiamenti climatici e alla povertà estrema viene prima di ogni altra cosa.
    14 dicembre 2023 - Redazione PeaceLink
  • Pacifisti in azione: flash mob davanti alla sede dell’azienda RWM Italia a Ghedi
    Disarmo
    In provincia di Brescia si producono sistemi antimina, munizioni di medio e grosso calibro e testate

    Pacifisti in azione: flash mob davanti alla sede dell’azienda RWM Italia a Ghedi

    Il prossimo 9 luglio continuano le azioni per richiamare l’attenzione sul divieto, sancito dalla legge 185/1990, di esportazioni di armamenti a Paesi in conflitto e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Conferenza stampa dei missionari saveriani.
    8 luglio 2021 - Redazione PeaceLink
  • "Il PNRR serve per curare, non per fare la guerra"
    Disarmo
    Presa di posizione sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

    "Il PNRR serve per curare, non per fare la guerra"

    Per il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli "sarebbe incomprensibile, oltre che eticamente inaccettabile, che i fondi europei non siano utilizzati per la sanità, l’istruzione, il sociale, il trasporto pubblico e la transizione ecologica per essere invece distratti in spese militari”.
    8 aprile 2021
  • Come un giovane cadetto il PNRR è entrato civile ed è uscito in divisa
    Editoriale
    Il 18 per cento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) andrà in spese militari

    Come un giovane cadetto il PNRR è entrato civile ed è uscito in divisa

    Nelle commissioni di Camera e Senato è intervenuta qualche manina che vorrebbe dirottare una parte dei fondi europei, in arrivo con il Recovery plan, verso la filiera militare delle armi. Al comparto industriale militare quasi 27 miliardi di euro per investimenti dal 2017 al 2034.
    2 aprile 2021 - Mao Valpiana
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)