La guerra in Ucraina, i trattori in piazza e la rabbia dei coltivatori
Ho letto una analisi sociale di Enrico Pugliese sul Manifesto circa le origini corporative della “rabbia dei coltivatori” che è in gran parte giusta. Ma sembra non cogliere nella giusta misura la novità della protesta. Questa protesta è infatti da collegare alla guerra in Ucraina che, complice un trattamento di favore della Commissione Europea, ha fatto arrivare in Europa i prodotti di quella nazione.
La UE ha fatto saltare il sistema dei dazi per favorire unicamente l’Ucraina. L’UE ha infatti deciso di finanziare Kiev sia attraverso fondi diretti (i 50 miliardi di euro alla base della nota controversia con l’Ungheria) sia attraverso fondi indiretti - chiamiamoli così - costituiti dagli sgravi derivanti dal non pagamento dei dazi. La UE si è trovata contro, in tal modo, non solo la potente lobby dei contadini polacchi (che hanno bloccato i camion ucraini pieni di grano) ma anche la corporazione agricola di tutte le nazioni europee. Non solo. Con l’impegno a sostenere la guerra in Ucraina, “costi quel che costi”, la UE sta mettendo in pericolo il bilancio che ha destinato alla politica agricola una parte importante delle sue risorse.
Fare una astratta analisi di classe in senso classico per scagliarci dialetticamente contro questa potente lobby agricola significa non comprendere come la guerra stia facendo scricchiolare gli equilibri di potere dentro l’Europa. Inoltre ogni analisi “ecologista” per mettere in cattiva luce la mobilitazione dei trattori significa non comprendere che la guerra sta facendo scendere in secondo piano le ecoragioni per cui ci siamo mobilitati. I trattori in piazza sono la conseguenza e non la causa della messa in secondo piano delle nostre ecoragioni.
Infine è impressionante notare come il peso economico delle sanzioni contro la Russia, che si è scaricato sulle società europee con un innalzamento mai visto dei costi, abbia mobilitato più gli agricoltori dei lavoratori organizzati nel tradizionali sindacati europei. Coma mai?
Articoli correlati
- Albert - bollettino pacifista dal 16 al 22 dicembre 2024
Ucraina: è finita la fiducia della vittoria militare
Zelensky ha ammesso che l’Ucraina non ha le forze necessarie per riconquistare la Crimea e il Donbass. Siamo di fronte al fallimento di una strategia costruita sull’illusione e sulla propaganda che i mass media hanno diffuso a piene mani intossicando l'informazione pubblica.18 dicembre 2024 - Redazione PeaceLink - Albert - bollettino pacifista dal 9 al 15 dicembre 2024
Ucraina, quante sono le vittime della guerra?
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recentemente dichiarato che, dall'inizio della guerra, sarebbero morti 43.000 soldati ucraini, mentre altri 370.000 risulterebbero feriti. Ma i dati non tornano e, soprattutto, su di essi incombe il segreto di stato.14 dicembre 2024 - Redazione PeaceLink - E' stato denunciato il rischio attuale di un conflitto armato globale
Mobilitazione pacifista mentre a Oslo i sopravvissuti all'olocausto nucleare ricevono il Nobel
A Roma un presidio ha protestato contro la Legge di Bilancio 2025, che prevede un aumento della spesa militare a 32 miliardi di euro. A Bari è stata illustrata l'adesione alla campagna ICAN per il Disarmo Nucleare. A Verona solidarietà con il Sudan, devastato da una guerra dimenticata.11 dicembre 2024 - Redazione PeaceLink - Lo ha dichiarato il procuratore generale del Paese
Oltre centomila soldati ucraini denunciati per diserzione
In Ucraina, "SZCH" è un termine militare che indica la diserzione o l'abbandono volontario del servizio. La situazione è diventata così critica che supera di gran lunga la questione dell'invio di armi occidentali.2 dicembre 2024 - Alessandro Marescotti
Sociale.network