L'Ucraina e il fallimento della "guerra giusta"
Sono passati due anni e in Italia si ritorna a manifestare per la pace. Chi sta organizzando iniziative per la pace ha a disposizione il calendario di PeaceLink per segnalarne di nuove. Sarebbe molto bello stampare e distribuire poesie contro la guerra.
A due anni dall'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio 2022, che abbiamo condannato con chiarezza, è giunto il momento di riflettere sulle scelte fatte e sulle conseguenze devastanti che hanno colpito il popolo ucraino. Quello che era stato presentato come un atto di difesa legittima si è poi trasformato in una guerra con caratteristiche sempre meno difensive. Le dichiarazioni di Zelensky hanno progressivamente esplicitato la chiara volontà di rinvincita per ritornare ai "confini del 1991".
In tal modo si è protratto uno scontro che ha portato solo distruzione e sofferenza in nome non della difesa del popolo ucraino ma in nome della sua vittoria in un conflitto dal sapore nettamente nazionalistico che poneva in primo piano i confini, quei maledetti confini per cui nella prima guerra mondiale si sono scannati francesi e tedeschi, italiani e austriaci.
La storia non ha insegnato niente, soprattutto all'Europa che dalla tragedia della prima guerra mondiale avrebbe dovuto trarre la necessaria saggezza storica per non ripetere gli stessi errori.
E così la guerra di difesa dell'Ucraina si è trasformata in una guerra per la vittoria sulla Russia. In nome della "guerra giusta" si è cambiata la strategia. E le armi hanno preso il posto della ragione. E non è stato un caso che ciò sia avvenuto.
I sostenitori della cosiddetta "guerra giusta" ora si trovano di fronte ai frutti avvelenati di questa strategia per la vittoria che sta portando l'Ucraina non a vincere ma a incassare sconfitta dopo sconfitta, con un costo umano elevatissimo fra i soldati ucraini. Quelli che auspicavano una vittoria decisa si trovano ora ad affrontare una realtà amara, con crescenti diserzioni e un diffuso sentimento di pessimismo.
Ai cultori della guerra giusta occorre ricordare che le guerre giuste si possono anche perdere. E che se anche si vincessero, a perdere sarebbe comunque la popolazione. Intere biblioteche di saggezza storica e di cultura nata dalle tragedie dell'Europa sono state "bruciate" in questa guerra.
I pacifisti che non hanno condivisto questa strategia per la vittoria sono stati dipinti come coloro che desideravano solo la resa dell'Ucraina. I pacifisti avevano invece compreso che la guerra sarebbe stata una strada lunga, dolorosa e controproducente.
Oggi diventa sempre più evidente che puntare sulla vittoria a tutti i costi ha solo giocato a favore di Putin.
Gli strateghi della vittoria dell'Ucraina hanno consegnato a Putin una nazione già stremata da disastri civili, sociali, economici e militari. Putin ha infatti avuto di fronte a sé un segretario della Nato e un presidente ucraino che hanno fatto il suo gioco.
Gli strateghi della vittoria sono stati i veri filo-putiniani, la quinta colonna con cui Putin ha potuto costruire il proprio successo.
È ora di abbracciare un approccio completamente diverso. L'Ucraina e il suo popolo hanno pagato un prezzo troppo alto a causa delle scelte errate fatte dai sostenitori della "guerra giusta". È tempo di imparare da questo fallimento e di lavorare per fermare la guerra e avviare scelte basate sulla consultazione democratica delle popolazioni coinvolte. I confini e la sicurezza delle nazioni non vanno tracciati a suon di cannoni ma devono tener conto della volontà della popolazione in un quadro in cui l'ONU ritorni a svolgere il suo ruolo di pace.
Gli stateghi della vittoria non hanno ottenuto altro che una spirale di violenza devastante sul territorio ucraino che ha distrutto città e persone, con scene da prima guerra mondiale e a ulteriori sofferenze per il popolo ucraino. Se la voce dei pacifisti fosse stata più ascoltata e se le alternative alla guerra fossero state considerate seriamente, oggi potremmo trovarci in una situazione diversa. È il momento di riflettere e di riconoscere che questa guerra è stata diretta da parolai che di strategie e tattiche militari non capivano nulla e che, con la loro retorica, hanno illuso milioni di persone mandandole solamente al massacro.
Oggi in migliaia fuggono dalla guerra e la disertano. Un esercito di renitenti alla leva si nasconde per non andare a combattere. E questi, questi sì, sono i veri eroi da sostenere.
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