Tre lezioni dalla guerra in Ucraina
Nel tumulto tragico della guerra attuale emergono alcune lezioni su cui tutti dovrebbero riflettere. L'attuale situazione in Ucraina, con una controffensiva fallita nel 2023 e le linee di difesa che stanno vacillando sempre di più, allarmano Zelensky e la Nato. Non era certo lo scenario che i sostenitori dell'invio di armi all'Ucraina auspicavano. E non c'è solo questo. Il flop delle sanzioni alla Russia è ormai definitivamente confermato dagli osservatori indipendenti. La produzione bellica della Russia cresce. Putin non è in ginocchio come prevedeva Biden ma è più forte di prima. Questo è ormai un dato di fatto con cui fare i conti mentre l'esercito ucraino è a corto di uomini e risorse. L'esercito russo ha una superiorità schiacciante. Tutto ciò ci impone a una riflessione profonda sulle alternative alla guerra. Tre sono le lezioni che possiamo trarre a mio parere da questa guerra.
La prima lezione è dolorosamente evidente: la retorica della "guerra giusta" ha spinto soldati ucraini contro un gigante militare. La sconfitta in una guerra che doveva essere "giusta" solleva interrogativi sulla saggezza di tale approccio. E sul dilettantismo militare di chi in ambito politico in questi mesi ha incitato alla guerra giusta ottenendo una sconfitta dopo l'altra, con il sangue dei giovani ucraini. È davvero saggio intraprendere una guerra che potrebbe condurre alla perdita di numerosissime vite umane e alla distruzione di una nazione, solo per voler sconfiggere un avversario soverchiante? I sostenitori della guerra giusta devono fare i conti con il principio di realtà e con i loro clamorosi errori. Non basta fare una guerra giusta ma bisogna anche vincerla e la vittoria non deve contemplare perdite talmente elevate da risultare una sconfitta camuffata dalla retorica della vittoria. In questo caso siamo di fronte a una vittoria che Zelensky annunciava e che si sta per trasformare in una disfatta. I fautori della guerra giusta e della vittoria su Putin non hanno nulla da rimproverarsi se otterranno l'esatto opposto?
La seconda lezione affronta l'ipotesi di coinvolgere la NATO contro la Russia, con il rischio concreto di una catastrofe nucleare. Questa strada, sebbene tentatrice per coloro che cercano a tutti i costi una vittoria militare, potrebbe portare a conseguenze devastanti per l'intera umanità. È la guerra nucleare una soluzione migliore del male attuale?
La terza lezione, forse la più trascurata, riguarda l'importanza della diplomazia come alternativa alla guerra. In un mondo che ha visto troppo sangue versato e troppe distruzioni, la via della diplomazia emerge come l'unica opzione ragionevole. Evitare ulteriori spargimenti di sangue e impedire a Putin di ottenere un vantaggio ulteriore sono obiettivi degni di ogni sforzo.
Conclusione. Perché la diplomazia abbia successo, deve essere basata su principi di giustizia e partecipazione democratica. L'idea dei plebisciti popolari, simili a quelli previsti dal Trattato di Versailles del 1919, offre un modello interessante. Lo ha sottolineato Luttwak con una descrizione dettagliata del principio di "plebiscito" codificato alla fine della prima guerra mondiale. Questa semplice argomentazione, fatta in qualità di esperto, ha comportato il bando del suo nome da parte delle autorità ucraine, cosa paradossale per chi conosce Luttwak. Sotto la supervisione internazionale, le popolazioni coinvolte nelle zone contese - dice in sostanza Luttwak - potrebbero esprimere con un voto le proprie scelte di sovranità, definendo così i confini in modo pacifico e senza fare ricorso ai cannoni.
In tempi di crisi, la saggezza e la ragione devono guidare le nostre azioni. Il sonno della ragione genera mostri. Speriamo che le lezioni apprese dalla guerra in Ucraina ci portino verso un futuro di ragionevolezza e di cooperazione, piuttosto che verso un abisso di distruzione e di ulteriore dolore.
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