Protestano pacificamente contro il sostegno militare Usa all'esercito israeliano

La nostra solidarietà ai giovani americani

Chiedono un cambiamento significativo nella politica di Biden verso Israele ma ottengono pallottole e arresti. Catherine Elias - leader della protesta - dice: "Siamo nel Paese che non solo finanzia, ma produce e crea anche la maggior parte delle bombe che vengono lanciate su Gaza".
26 aprile 2024
Redazione PeaceLink

"La polizia - leggiamo sull'ANSA - ha usato i gas lacrimogeni per disperdere una protesta pro-Gaza nel campus della Emory University di Atlanta. Gli agenti hanno anche sparato pallottole di gomma contro i manifestanti".

I giovani americani stanno manifestando pacificamente il loro dissenso Biden per il sostegno militare a Israele ma subiscono una dura repressione in queste ore. Tende degli studenti alla Columbia University

Chiedono un cambiamento significativo ma ottengono pallottole e arresti.

L'amministrazione Biden ha autorizzato il trasferimento di miliardi di dollari in armi allo Stato ebraico, una decisione che ha suscitato forte disapprovazione tra coloro che esigono un impegno per la pace a Gaza. Questa politica di sostegno militare non solo alimenta ulteriormente la guerra, ma solleva anche interrogativi sulla coerenza del governo degli Stati Uniti che dichiara di promuovere i diritti umani e poi arresta studenti pacifici.

Negli Stati Uniti, i giovani stanno dando voce alla loro indignazione di fronte alle atrocità inflitte al popolo palestinese a Gaza.

Le immagini di agenti di polizia che usano gas lacrimogeni e pallottole di gomma contro studenti pacifici sono scioccanti e inaccettabili.

Questi giovani manifestanti meritano sostegno e solidarietà nella loro lotta per la giustizia e i diritti umani. La libertà di espressione e il diritto di protestare pacificamente sono fondamentali per una società democratica, e le autorità devono rispettarli anziché reprimere brutalmente le voci dissenzienti. La comunità internazionale deve unirsi nel condannare tali violazioni dei diritti umani e lavorare insieme per porre fine alla violenza e all'ingiustizia in Palestina.

La recente ondata di proteste pro-palestinesi che ha coinvolto le principali università americane è un segnale chiaro della crescente consapevolezza e dell'indignazione nei confronti della situazione a Gaza.

Le immagini di studenti che vengono arrestati e sgomberati dai campus ricordano i momenti di contestazione degli anni '60 durante il conflitto in Vietnam. È importante che le autorità e i leader politici ascoltino le voci dei giovani e si impegnino per una soluzione pacifica e giusta al conflitto israelo-palestinese. La storia ci insegna che reprimere le aspirazioni della gioventù non solo è negativo ma è soprattutto controproducente soprattutto quando la protesta è nonviolenta.

Avvenire parla di "protesta mite degli universitari Usa" ed Elena Molinari scrive: "Da una costa all’altra degli Stati Uniti, i giovani, che dicono di ispirarsi ai movimenti pacifisti degli anni Sessanta, avanzano la stessa richiesta alle loro scuole: che smettano di fare affari con Israele o con qualsiasi azienda che sostiene la guerra in corso a Gaza ed è complice nell’uccisione di palestinesi". La campagna ha le radici nel movimento di “boicottaggio, disinvestimento e sanzioni” contro le politiche di Israele nei confronti dei palestinesi". Catherine Elias - leader della protesta - dice: "Siamo nel Paese che non solo finanzia, ma produce e crea anche la maggior parte delle bombe che vengono lanciate su Gaza".

Questi giovani hanno bisogno della solidarietà di tutti, della nostra solidarietà. 

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