Zelensky prigioniero della sua retorica bellica: ha firmato un decreto che gli vieta di negoziare
In un momento critico come quello attuale, è fondamentale adottare una prospettiva pacifica per affrontare la crisi in Ucraina.
Il presidente Zelensky per mesi ha promesso la vittoria e ora si trova prigioniero della sua retorica bellica. La sua intransigenza ora lo costringe in un vicolo cieco. Le sue truppe stanno subendo le implacabili conseguenze di una guerra impari. Ha firmato un decreto che gli vieta di negoziare.
I cattivi consigli della Nato
Ma in questa logica autodistruttiva è stato ampiamente consigliato dalla Nato. Quella che dovrebbe essere un'alleanza difensiva ha incoraggiato a mandare a morire in una fallimentare controffensiva quei giovani ucraini a cui andava salvata la vita. E invece la Nato ha incitato al sacrificio giovani che non fanno parte dell'Alleanza. Ha mandato a morire giovani ingenui, generosi. E nei battaglioni della morte è stata messa in tasca a questi ragazzi la foto di Bandera, spacciato per combattente per la libertà.
A che è servito tutto questo?
A prolungare una guerra facendo fallire una trattativa di pace che nei primi mesi di guerra era arrivata a buon punto e avrebbe dato all'Ucraina molto di più di quanto non riuscirebbe oggi a strappare il migliore accordo a favore di Kiev. Risparmiando la distruzione di un'economia e di uno stato che oggi non riesce a pagare neppure le pensioni senza l'aiuto occidentale.
La realtà sul campo è terribile: i soldati ucraini sono sotto l'attacco devastante di un'artiglieria russa che ha una superiorità di fuoco di 5 volte.
Disfattismo filorusso? No, lo dice il ministro della Difesa, Guido Crosetto: "Ogni giorno sull'Ucraina cadono 10mila proiettili russi. Kiev risponde, con il 'potente' aiuto occidentale, con meno di duemila".
I dati di realtà: le munizioni
Da dove prende questi dati il ministro? Dall'inviato di guerra Fausto Biloslavo che scriveva il 31 gennaio scorso: "La criticità maggiore, che si riflette sul campo di battaglia, è la penuria di munizioni, soprattutto dei proiettili di artiglieria più utilizzati di 155 millimetri. Gli ucraini riescono a sparare 2mila colpi al giorno su tutta la linea del fronte, ma i russi rispondono con 10mila, un rapporto di 1 a 5. Il New York Times ha raccolto diverse testimonianze drammatiche di militari in prima linea, come l’ammissione di un vicecomandante di battaglione della 68ima brigata vicino a Kupiansk. “Ho due carri armati, ma solo cinque proiettili". Un altro problema per gli ucraini è l’arruolamento di mezzo milione di uomini, ritenuto necessario dai vertici militari. A Kiev si susseguono manifestazioni di centinaia di persone che chiedono, al contrario, di far tornare a casa i loro cari da troppo tempo al fronte senza rotazione".
Che vi fossero dei grossi problemi per l'Ucraina molti lo sapevano da tempo, ma l'informazione che ci è arrivataè stata reticente. Solo gli analisti militari che non avevano peli sulla lingua dicevano le cose come stavano. Già il 20 dicembre 2022 Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, scriveva di "scorte in esaurimento" per la Nato e sottolineava: "Il prolungamento del conflitto sta mettendo in grave difficoltà la capacità degli anglo-americani e dei loro alleati di mantenere un elevato ritmo di consegna di armi e munizioni, adeguato ai consumi e al logorio imposto da questa guerra convenzionale ad alta intensità". A fronte di un fuoco di artiglieria russo che in alcune fasi è arrivato a 50 mila colpi al giorno "le capacità produttive statunitense di munizioni da 155 mm raggiungono i 15 mila proiettili mensili". Proprio così: gli americani riuscivano a produrre in un mese grosso modo quanto i russi erano in grado di sparare in un giorno.
Secondo il think-tank britannico Royal United Services Institute (RUSI) “al culmine dei combattimenti nel Donbass, la Russia stava usando più munizioni in due giorni di quante ne avesse in magazzino l’intero esercito britannico”.
Su Rainews leggiamo l'ultima notizia della notte: "L'Ucraina ha ricevuto anche 7.500 colpi di artiglieria da 155 mm". La Russia in un giorno ne spara 10 mila.
Il flop dei carri armati USA
Questa è una guerra di grandi illusioni. Rainews ci raccontava di inarrestabili avanzate ucraine. Il 18 maggio 2023 leggevamo: "A Bakhmut gli ucraini continuano ad avanzare". Come è andata a finire? Si sono schiantati contro le fortificazioni russe. Oggi sappiamo la verità: "Nulla andò come previsto".
E vogliamo parlare dei poderosi Abrams? Dei carri armati americani che dovevano portare gli ucraini alla vittoria? Che fine hanno fatto?
Ritirati dal campo di battaglia.
I filtri si intasavano. I russi li individuavano con i droni e li colpivano, le immagini finivano su Instagram e sorgevano problemi di "business reputation". Quello che doveva essere un palcoscenico per aumentare le vendite di tali "gioielli" dell'industria bellica ha finito per essere una vetrina dei fallimenti dei più potenti carri armati del mondo. La propaganda del Cremlino ne ha approfittato per metterli alla gogna in piazza come trofei di guerra.
Le difese ucraine vengono intanto annientate dalle Fab bombs russe da 500, 1000 e 1500 chili. Stanno per arrivare quelle da 3000 chili che hanno un raggio di devastazione di 6-700 metri. Una sola di quelle può cancellare un villaggio.
I soldati sono incapaci di resistere a tali orrori. I giubbotti antiproiettile non servono più a nulla quando arriva la Fab bomb. Anche chi si salva rimane lesionato per sempre.
L'illusione dei missili ATACMS
E i missili ATACMS a lunga gittata non serviranno certo a difendere questi soldati. Continueranno a essere spappolati e a fare una fine orribile. Quei missili colpiranno le retrovie russe ma non riequilibreranno al fronte gli squilibri strutturali in uomini, mezzi e munizioni che vedono in svantaggio gli ucraini in tutti i punti della linea di combattimento.
Centinaia di migliaia di uomini fuggono alla leva e vengono braccati dalle autorità ucraine - anche all'estero - perché considerati renitenti.
I renitenti alla leva e la voglia di felicità
L'eroismo del 2022 non c'è più. Le lunghe file a Kiev per arruolarsi sono un ricordo lontano. Allora il 95% era convito di vincere contro la Russia. Ma oggi rimane solo rabbia e delusione. E magari voglia di felicità, una terribile voglia di felicità fra i giovani. E così c'è l'aggiramento della leva: le giovani reclute idonee al servizio militare trovano altre cose da fare nel loro tempo, andando nei bar hipster e nei club techno nel tardo pomeriggio. Tanta voglia di felicità mentre assistono con disincanto alla nazione che "sta perdendo la guerra". Ce lo dice crudamente Politico, prestigiosa testata internazionale. Persino Vitali Klitschko, patriottico sindaco di Kiev, non se la sente di condannare questi giovani che vogliono "tornare alla normalità".
Queste cose vanno dette.
E va detto che non ci sarà nessun sistema d'arma che da sola cambierà il corso della guerra a fronte di un esercito, quello ucraino, che sta perdendo sempre più uomini e fiducia.
Gli stolti che negano l'evidenza
Queste cose vanno tenute a mente altrimenti si ripete la storia degli Abrams che promettevano sfracelli e alla fine sono serviti solo a dare l'illusione dell'arma vincente. Siamo di fronte a un imbroglio mediatico camuffato da tecnologia militare miracolosa che serve solo da ansiolitico sociale, ad alleviare l'angoscia di un'opinione pubblica - quella ucraina ma anche quella occidentale - che comincia a vedere la realtà così come è veramente, una volta dissipata la cortina fumogena della disinformazione nostrana.
È ormai evidente che la via militare non porterà alla vittoria, ma piuttosto a una spirale di distruzione e sofferenza per entrambe le parti e con perdite ucraine elevatissime.
Solo gli stolti non vedono l'evidenza.
In questo contesto, i pacifisti emergono come l'unica voce ragionevole. Tanto che anche partiti che li deridevano oggi li cercano per dare un po' di lustro alle liste elettorali per le europee.
Oggi è chiaro che siamo di fronte al fallimento di un'intera strategia che doveva portare alla vittoria e sta portando alla sconfitta.
Ogni giorno di guerra è un regalo a Putin
Coloro che chiedono un cessate il fuoco non sono traditori, bensì alleati nella lotta per la salvezza del popolo ucraino. È ora di liberarsi dall'incantesimo del nazionalismo tossico, che ha prima inebriato e poi avvelenato le menti.
Gli aiuti militari recentemente approvati dagli Stati Uniti non possono fermare l'avanzata delle truppe russe. Lo dice un disfattista filorusso? No: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino Kuleba.
Enfatizzare questi pacchetti di aiuti militari presentandoli come una panacea per invertire il corso della guerra è pura propaganda militare.
Ogni giorno perso nel rimandare le trattative di pace è un giorno regalato a Putin per rafforzare la sua supremazia militare. L'Ucraina non può permettersi di concedere ulteriori vantaggi al Cremlino. La soluzione non risiede nella perpetuazione del conflitto, ma piuttosto nell'impegno per una soluzione diplomatica che ponga fine alla sofferenza e apra la strada alla pace creando una prospettiva di sicurezza reciproca e condivisa.
Ora più che mai, è necessario che la comunità internazionale sostenga gli sforzi per avviare trattative di pace sincere e concrete. La via della pace può essere difficile e complicata, ma è l'unica via che offre una speranza reale per il popolo ucraino e per il futuro della regione.
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