Occorre costruire un sistema di decodificazione collettiva degli eventi militari complessi

Attacco al radar nucleare russo: un passo verso l'escalation atomica

Il movimento pacifista deve acquisire una visione critica autonoma per comprendere in tempo reale la gravità della situazione e per scongiurare il baratro di una guerra nucleare. E per lanciare mobilitazioni prima che sia troppo tardi. Ne discuteremo nel Contro-Forum G7 a Bari.
30 maggio 2024

Un preoccupante scenario emerge dagli ultimi sviluppi nel conflitto russo-ucraino. L'accecamento del radar strategico Voronezh-M di Orsk, da parte di un drone ucraino, rappresenta un attacco senza precedenti al sistema di allertamento nucleare russo. Il radar russo colpito dall'Ucraina. Questi radar sono progettati per individuare velivoli, missili balistici e bersagli ipersonici fino ad 10.000 km di distanza.

Le conseguenze di questa azione non sono da sottovalutare. Colpire il sistema di avvistamento missili nucleari in arrivo era possibile in passato con un "first strike" nucleare, tattica contemplata e per fortuna mai adottata dagli nella Guerra Fredda del secolo scorso. Ora questo risultato è reso tecnicamente possibile grazie ai droni che partono di nascosto da un paese vicino come l'Ucraina, volando a bassa quota. L'incapacità di individuare missili in arrivo mina la deterrenza nucleare e aumenta il rischio di una risposta incontrollata, con conseguenze devastanti per entrambi i contendenti e per il mondo intero.

Sorge spontanea una riflessione sulla percezione di questo grave evento. La scarsa eco mediatica e la mancanza di una presa di posizione da parte del movimento pacifista italiano destano preoccupazione. L'unico sito pacifista da cui è partito l'allarme è quello di PeaceLink mentre sarebbe necessaria una ben più ampia condivisione della notizia e una ben più profonda comprensione della gravità dell'accaduto. L'Ucraina ha dimostrato che è in grado non solo di raggiungere Mosca ma anche regioni molto più lontane con i suoi droni.

È necessario superare la frammentazione dell'informazione e l'incapacità di elaborazione autonoma di notizie cruciali. L'opinione pubblica, i media, il movimento pacifista e le forze politiche devono acquisire una visione critica sufficientemente approfondita per comprendere la gravità della situazione e per scongiurare il baratro di una guerra nucleare. L'opinione pubblica purtroppo si allarma solo se la notizia viene data con grande evidenza dall'informazione mainstream. E il movimento pacifista agisce spesso in questi casi di rimessa mentre di fronte a fatti così gravi bisogna essere in grado di fare la prima mossa e lanciare all'opinione pubblica l'allarme in maniera autonoma rispetto all'informazione mainstream.

Il seminario sulla guerra del 1° giugno a Bari, all'interno del Contro-forum G7, rappresenta un'importante occasione per approfondire questi temi e per rilanciare un messaggio di pace e di disarmo. Ma anche di articolazione di una strategia proattiva dei pacifisti, costruendo i propri canali di elaborazione e comunicazione critica in real time. La guerra nucleare ha tempi rapidissimi e rapidissima deve essere la nostra capacità di allertare l'opinione pubblica. Ed è questo forse il nostro limite più grande e più grave di pacifisti preoccupati dell'escalation atomica.

È in gioco il futuro dell'umanità. Dobbiamo unirci per costruire un sistema di decodificazione degli eventi militari, di elaborazione critica e di allertamento rapido del movimento pacifista e dell'opinione pubblica. In giallo viene evidenziato confine fra Ucraina e Russia e in rosso è evidenziato il tragitto in profondità sul territorio della Russia fino a colpire il radar strategico di Orsk.

In conclusione occorre sottolineare sette punti chiave.

  1. L'attacco al radar di Orsk dimostra la vulnerabilità dei sistemi di deterrenza nucleare. Nuove tecnologie come i droni possono facilmente aggirare le tradizionali misure di sicurezza, aumentando il rischio di incidenti e di escalation.
  2. La mancanza di una risposta da parte della NATO evidenzia la sua ambiguità. Un intervento diretto dell'Alleanza Atlantica era necessario per condannare la spregiudicata e pericolosa incursione ucraina, con conseguenze imprevedibili, ma nessuno ha detto nulla, dimostrando agli occhi della Russia una sorta di complicità del colpire il sistema di avvistamento dei missili nucleari balistici in arrivo.
  3. L'ingresso dell'Ucraina nella Nato è pericoloso e va scongiurato. I tempi di reazione della Russia diventano così limitati da spingerla a risposte devastanti nel caso venisse minacciata la sicurezza nucleare mediante azioni come quella che è avvenuta con i droni partiti dal territorio ucraino.
  4. La guerra in Ucraina rischia di prolungarsi all'infinito. L'obiettivo di Putin è di impedire l'ingresso dell'Ucraina nella NATO, anche a costo di un conflitto senza fine.
  5. La Nato è diventata sempre più imprevedibile e pericolosa. Il disco verde di vari paesi della Nato all'Ucraina perché possa colpire la Russia sul suo territorio è una delle cose più gravi a cui stiamo assistendo, tanto che un candidato alle europee come Marco Tarquinio è arrivato a dichiarare: «Se le alleanze invece dell’umanità difendono la guerra, allora è il caso di scioglierle».
  6. Le conseguenze della guerra sono devastanti. L'Ucraina è sull'orlo del collasso, mentre la Russia si isola sempre più dalla comunità internazionale occidentale per integrarsi con la Cina e le nazioni dei BRICS. Con l'elezione di Trump questo scenario può avere conseguenze devastanti considerando l'ostilità di Trump verso la Cina.
  7. È necessario un impegno concreto per la pace. Il dialogo e la diplomazia sono gli unici strumenti in grado di risolvere la crisi e di evitare una catastrofe nucleare.
Note: L'elaborazione con l'IA generativa del testo è stata resa possibile con un prompt progettato dall'autore. La revisione finale è a cura dell'autore.

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