Avranno il coraggio di aumentare le spese militari con un deficit così?
Deficit eccessivo: tagliare le spese militari, difendere il Sud
La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione per l'Italia a causa del deficit eccessivo, che non dovrebbe superare il 3% del PIL ma che è arrivato al 7,4% nel 2023. Questo campanello d'allarme non può essere ignorato. È necessario un piano serio per ridurre il deficit e rimettere in ordine i conti pubblici, ma anche per garantire un futuro equo e sostenibile a tutte le aree del paese.
Scongiurare il rischio di un Sud impoverito
L'autonomia differenziata rischia di essere il grimaldello per recuperare il deficit e penalizzare il Sud.
La legge sull'autonomia differenziata potrebbe portare a un ulteriore impoverimento delle regioni del Sud e ad un aumento del deficit pubblico. Se le regioni più ricche ottengono maggiore autonomia fiscale e di spesa, potrebbero decidere di ridurre i contributi al bilancio statale, a scapito delle regioni più povere. Questo rischierebbe di aggravare le disuguaglianze e di ostacolare la coesione nazionale, alimentando un circolo vizioso di impoverimento del Sud e aumento del deficit.
I rischi dell'autonomia differenziata
I rischi non sono pochi e sono così schematizzabili.
1. Aumento delle diseguaglianze
- Si teme che un maggior potere alle Regioni più virtuose possa acuire il divario tra queste e le aree più svantaggiate,creando cittadini di serie A e di serie B.
- La differenziazione dei livelli di servizio rischia di esacerbare le disuguaglianze nell'accesso a istruzione, sanità e altri servizi essenziali, con cittadini che godono di tutele differenti a seconda della regione in cui risiedono.
2. Minaccia alla coesione nazionale
- L'autonomia differenziata potrebbe indebolire il senso di unità nazionale, creando una sorta di "Italia a compartimenti stagni", con Regioni che seguono regole e standard differenti.
- La Commissione Europea ha espresso dubbi sulla compatibilità dell'autonomia differenziata con i principi di coesione e solidarietà dell'Unione Europea.
3. Impatti economici negativi
- Le Regioni con maggiore autonomia potrebbero attrarre investimenti e imprese a scapito di quelle più deboli,creando un circolo vizioso di impoverimento e desertificazione economica.
- La frammentazione delle regole e dei sistemi potrebbe ostacolare il mercato unico nazionale, creando barriere burocratiche e inefficienze per le imprese che operano su scala nazionale.
- Si teme che le Regioni con maggiore potere contrattuale possano negoziare accordi più favorevoli con lo Stato a scapito di quelle più deboli.
Quanto spendiamo il spese militari e quanto dovremmo tagliare
Ma un'Italia migliore sarà un miraggio con questa situazione di deficit alle stelle e con il contemporaneo duplice diktat della Nato di aumentare le spese militari e di aiutare per di più l'Ucraina nella guerra e nella ricostruzione.
Ma per incominciare a rientrare nei parametri europei il Rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio ha calcolato un taglio di 10-11 miliardi all'anno e spesa ferma per sette anni. Ma per adeguarsi ai parametri Nato (spese militari al 2% del PIL) l'Italia dovrebbe spendere quasi 11 miliardi di euro in più passando agli attuali 28,6 miliardi a 39,2 miliardi in quanto la quota attuale si spese militari sul PIL è 1,4%.
Tagliare le spese militari per il bene di tutti
La coperta è troppo corta e l'Italia è a un bivio.
Ridurre le spese militari, che ammontano a oltre 28 miliardi di euro all'anno, è una scelta necessaria e urgente.
Le spese militari non sono escluse dai calcoli del deficit e del rapporto deficit/PIL. In generale, tutte le spese correnti e le spese per investimenti effettuate dallo Stato sono incluse nel calcolo del deficit. Ciò significa che anche le spese per l'acquisto di armi, il pagamento degli stipendi ai militari e il mantenimento delle infrastrutture militari sono conteggiate nel deficit.
Per un'Italia più giusta e sostenibile
Tagliare le spese militari è il modo più responsabile per ridurre il deficit senza colpire le fasce più povere (25 milioni di italiani più poveri hanno meno di un terzo dei 50 mila più ricchi), senza rinunciare a una buona sanità pubblica, all'istruzione di qualità e alle bonifiche ambientali.
Tagliare le spese militari è un passo fondamentale per costruire un'Italia più unita, equa e sostenibile. Un'Italia che offra a tutti i cittadini le stesse opportunità.
Un'Italia più unita, coesa e solidale
È necessario promuovere lo sviluppo di tutte le aree del paese, non per accentuarne le divisioni. Occorre garantire che le risorse siano distribuite in modo equo e che tutte le regioni abbiano le stesse opportunità di crescita. Occorre scongiurare il rischio di un'Italia condannata a due velocità, con un Sud sempre più impoverito e un Nord sempre più ricco.
È tempo di agire con lungimiranza
Non possiamo più permetterci di sprecare risorse preziose in spese militari, di alimentare le disuguaglianze tra le diverse aree del paese e di rischiare di acuire il deficit pubblico. Dobbiamo costruire un futuro migliore per tutti. Un futuro basato sulla solidarietà, sulla coesione nazionale, sulla giustizia sociale e su una gestione responsabile delle risorse pubbliche.
Purtroppo c'è chi pensa di uscire dal labirinto dei conti pubblici fuori controllo con un espediente: l'autonomia differenziata. Tutte le regioni dovranno tirare la cinghia ma non tutti sono in grado di farlo allo stesso modo. L'autonomia differenziata farà quadrare i conti pugnalando il Sud.
Ma è stata imboccata la strada sbagliata
L'idea che l'autonomia differenziata possa essere utilizzata come "espediente" per risolvere i problemi dei conti pubblici sollevando il governo centrale dalla responsabilità di fare tagli diretti e scaricando tale responsabilità sulle regioni, è effettivamente una delle critiche principali.
Il Sud Italia ha storicamente meno risorse economiche e infrastrutture rispetto al Nord. Se tutte le regioni devono fare tagli, quelle del Sud potrebbero avere maggiori difficoltà a farlo senza compromettere gravemente i servizi pubblici.
L'autonomia differenziata potrebbe accentuare le disuguaglianze tra le regioni, minando la coesione nazionale e creando ulteriori divisioni tra Nord e Sud.
Le regioni meridionali potrebbero trovarsi costrette a tagliare fondi cruciali per la sanità, l'istruzione e altre infrastrutture, peggiorando ulteriormente le condizioni di vita dei cittadini.
Occorre costruire un percorso con quelle forze sociali, sindacali e politiche che sostengono la strada della pace e dell'equità sociale, facendole convergere.
Noi pacifisti possiamo essere parte della soluzione.
Nella valutazione si tiene conto dei fattori rilevanti indicati dagli Stati membri nel caso in cui il loro rapporto debito pubblico/Pil sia inferiore al 60% del Pil o il loro disavanzo sia valutato vicino al valore di riferimento del 3% e temporaneo. Per la Commissione, è “giustificata” l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo basata sul deficit per sette Stati: Belgio, Francia, Italia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.
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Testo realizzato con il supporto linguistico di un LLM.
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