Quando la NATO chiude gli occhi sulla disinformazione
Ricordate la preoccupazione del presidente Mattarella sulla disinformazione russa? Avrà il coraggio di porre delle domande anche sulla disinformazione nostrana?
Ma andiamo con ordine ed esaminamo questa storia che oggettivamente getta un notevole discredito sulla credibilità della "lotta alla disinformazione" nei paesi della NATO.
L'accusa della Germania
Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Welt, e successivamente rilanciato da Politico, gli investigatori tedeschi ritengono che la Polonia abbia volutamente permesso a un sospettato chiave di sfuggire, compromettendo così le indagini. Il sospetto principale, un uomo di 44 anni di nome Volodymyr Z., istruttore di sub ucraino, sarebbe stato parte dell'equipaggio dello yacht Andromeda, utilizzato per compiere il sabotaggio. Nonostante il suo ultimo domicilio noto fosse nei pressi di Varsavia, è riuscito a tornare in Ucraina, eludendo l'arresto.
L'ex direttore dei servizi di intelligence tedeschi, August Hanning, ha dichiarato in un'intervista a Welt che il governo polacco avrebbe lasciato andare il sospettato per coprire il proprio coinvolgimento negli attacchi al gasdotto. Le autorità polacche hanno respinto con forza queste accuse, definendole "completamente prive di fondamento", ma il malumore a Berlino rimane palpabile.
Il contesto del sabotaggio
Il 26 settembre 2022, una serie di esplosioni ha colpito i gasdotti Nord Stream 1 e 2, infrastrutture fondamentali per il trasporto del gas naturale dalla Russia all'Europa. L'evento ha scatenato un rimpallo di accuse tra Russia e Occidente, con Mosca che ha negato ogni coinvolgimento e ha puntato il dito contro Washington e Kiev, accusandole di voler sabotare il business di Gazprom.
Quasi due anni dopo, mentre la Germania accusa la Polonia di complicità, emerge il ruolo della disinformazione nostrana in questa vicenda.
La NATO e la "lotta alla disinformazione"
L'attenzione si sposta ora sugli organismi della NATO, preposti proprio alla lotta contro la disinformazione. La NATO ha sviluppato una serie di strutture per affrontare le minacce ibride, tra cui la disinformazione, che risulta essere una componente chiave della guerra dell'informazione. Tuttavia, le recenti accuse sollevano dubbi sull'efficacia e sulla buona fede di queste strutture.
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NATO Strategic Communications Centre of Excellence (NATO StratCom COE). Situato a Riga, Lettonia, questo centro è incaricato di sviluppare strategie per la comunicazione strategica e contrastare la propaganda. Nonostante ciò, rimane il dubbio se abbia effettivamente contrastato la disinformazione relativa al sabotaggio del Nord Stream.
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NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence (NATO CCDCOE). Con sede a Tallinn, Estonia, si occupa di sicurezza cibernetica, un settore critico nella lotta contro la disinformazione. Anche qui, ci si chiede quale sia stato il contributo nella vicenda Nord Stream.
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NATO Hybrid CoE (Hybrid Centre of Excellence). Situato a Helsinki, Finlandia, questo centro supporta la NATO nella comprensione delle minacce ibride, inclusa la disinformazione. Le accuse tedesche, però, sollevano dubbi sul fatto che questa struttura abbia effettivamente prevenuto o contrastato la disinformazione sul sabotaggio.
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Public Diplomacy Division (PDD). Questa divisione è responsabile della comunicazione pubblica della NATO. Anche in questo caso, il ruolo della PDD nel contrastare le narrative false riguardo al Nord Stream è messo in discussione.
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NATO Information and Communication Agency (NCI Agency). Questa agenzia supporta le operazioni di comunicazione della NATO, comprese quelle legate alla cybersecurity. Anche qui, è legittimo sollevare la questione se abbia svolto il suo compito nel prevenire la diffusione di disinformazione.
Un'ombra sulla NATO
Il ruolo di questi organismi è ora oggettivamente screditato: quale credibilità possono vantare quando hanno chiuso entrambi gli occhi sulle bugie del sabotaggio russo e non li hanno aperti di fronte alle evidenze del coinvolgimento ucraino e polacco?
E così oggi siamo di fronte ad una crisi di credibilità.
Mentre la pista del sabotaggio porta in Polonia, quella della disinformazione sembra condurre direttamente o indirettamente agli stessi organi che dovrebbero combatterla. Questa vicenda getta un'ombra pesante sulla reale funzione di questi apparati, mettendo in discussione la loro capacità di agire in buona fede.
Le domande per Mattarella
La domanda che rimane sul tavolo è: perché è stata diffusa così tanta disinformazione sul sabotaggio del Nord Stream? Se la NATO era davvero impegnata a combattere la disinformazione, perché non è riuscita a prevenire o contrastare queste narrative false?
E' paradossale che noi contribuenti paghiamo con le nostre tasse gli organismi della NATO contro la disinformazione (sopra elencati) che poi lasciano benevolmente correre la disinformazione nostrana sul sabotaggio dei gasdotti che un tempo ci portavano il gas, oggi - guarda caso - sostituito in buona parte da quello americano, ben più costoso. Che serietà ha questa lotta contro la disinformazione che in fin dei conti dà la benedizione alle bugie coniate dai nostri alleati?
Sono buone domande che il Presidente della Repubblica potrebbe porre pubblicamente, lui che è tanto preoccupato della disinformazione.
"Nord Stream, la pista del sabotaggio porta in Polonia, la pista della disinformazione porta alla NATO"
https://lists.peacelink.it/pace/2024/09/msg00012.html
Revisione finale a cura dell'autore.
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