La guerra e i babbei
Avete letto il Corriere della Sera?
Zelensky: «Le nostre truppe nel Kursk tengono le posizioni».
La sua casa brucia ma si vanta di far orinare il cane nel giardino degli odiati vicini.
Una scena disperatamente assurda.
Kursk è una regione della Russia dove Zelensky sta facendo affluire truppe per dimostrare che sta mettendo in difficoltà Putin. Ma così facendo le sottrae alle difese del Donbass, dove il suo fronte difensivo sta infatti progressivamente cedendo. Il suo ex comandante delle forze armate gli aveva detto: non farlo, è sbagliato. Lo ha ascoltato? Macché: lo ha sostituito. E così Valerij Fedorovyč Zalužnyj, brillante generale che ha tenuto testa alle armate russe, adesso è declassato ad ambasciatore. Perché Zelensky è fatto così: pensa che il suo compito sia quello di convincere i babbei.
Linguisticamente parlando, un babbeo è una persona sempliciotta, ingenua, facilmente ingannabile, che crede ciecamente a tutto ciò che gli viene detto. È un termine colloquiale, di semplice comprensione, che tuttavia calza per l'incipit di questo editoriale dedicato a come sta effettivamente andando la guerra in Ucraina e a come invece ce la raccontano.
1. La vittoria attesa
La propaganda di guerra sfrutta diverse tecniche psicologiche per influenzare l'opinione pubblica. Ossia quella vasta platea di persone che - secondo Berlusconi - sarebbe composta da persone con un quoziente medio di intelligenza di un "ragazzo di seconda media e che non sta neppure seduto nei primi banchi".
Questo impietoso esempio spiega il modo con cui ci raccontano la guerra.
Un esempio?
Zelensky sta perdendo la guerra. Ma ci prospettano vittorie imminenti.
Come?
Se forniamo nuove armi.
Gli esperti non ci credono. Ma l'importante è che ci credano "loro".
Chi?
Quegli adulti-ragazzini di 12 anni che non stanno neppure attenti ai primi banchi, quelli indaffarati - e giustamente - nel preparare il pranzo e che guardano malamente la TV tra un soffritto di cipolle e il salvataggio delle melanzane che bruciano nella padella.
Quelli sono l'opinione pubblica e si spera che siano in tante e in tanti. E che possibilmente siano anche la maggioranza. Perché è difficile spiegare che una guerra che stai perdendo in realtà non la stai perdendo, ma la stai vincendo.
Quelli disattenti e che non sanno neppure dove è l'Ucraina, quelli sono il target. Quelli, mica i soldati russi che nel frattempo la guerra la vincono, sono avanzati altri due chilometri e hanno già piantato la bandiera su un nuovo villaggio.
Ma non bisogna fare i disfattisti, questa è la parola d'ordine.
Gli ucraini sono in netta inferiorità numerica?
Le loro roccaforti vengono accerchiate e stanno cadendo una dopo l'altra?
I soldati di Kiev abbandonano le posizioni in Donbass?
Si registrano defezioni e ammutinamenti?
Niente paura, basta parlarne poco in TV, il minimo indispensabile, possibilmente per nulla. L'importante è sovrapporre alla realtà negativa una storia piena di attese positive, con quelle armi strabilianti della Nato che sicuramente ribalteranno le sorti della guerra.
E se non accade?
Ci sarà sempre usa storia nuova da raccontare.
Niente panico, la Nato sta lì di rincalzo, in un modo o nell'altro non lascerà sola l'Ucraina e la sosterrà "per tutto il tempo necessario".
Tanto gli ucraini muoiono per noi. E ci devono anche dire grazie.
Ogni giorno la guerra è un film pieno di emozioni.
1.1 Partita insaguinata
E così Zelensky parla di "piano per la vittoria". Una serie di news ben confezionate invitano a credere in un ribaltamento della situazione che porti alla pace da posizioni di forza per Kiev.
Il futuro?
Nel futuro c'è sempre speranza di rovesciare il risultato negativo. Mai abbandonare la speranza, si può sempre fare goal all'ultimo minuto. Tifiamo Ucraina come se fosse una partita di calcio. Dimenticando che stiamo - sia noi sia Putin - alimentando un mostro che non si sfama mai e che ogni settimana divora la vita di migliaia di persone.
1.2 Propaganda di guerra
Che fare?
Occorre prendere il Machiavelli in mano, affrontare di petto la realtà delle cose. Niccolò Machiavelli ci ha insegnato che è necessario comprendere la realtà per come essa è e per non come vorremmo che fosse.
Occorre partire dalla verità delle cose.
Dalla realtà militare, non dalle favole.
E' il momento dell'analisi schietta e cruda.
Cerchiamo anche di comprendere il profilo di vulnerabilità psicologica delle persone semplici. Quelle ingenue e senza alcuna conoscenza approfondita, quelle che non hanno il modo o il tempo per verificare quei fatti fasulli di cui sono convinte.
È importante individuare il "babbeo" che è in noi.
E' importante disattivarlo, evitare che prenda il controllo della nostra mente.
E' importante riflettere sul caso penoso di quello che si beve la propaganda di guerra. Quello che confonde i desideri con la realtà.
Attenzione. Dobbiamo fare attenzione. Perché non sono solo i sempliciotti a cadere vittima della propaganda di guerra. Anche persone intelligenti e generalmente informate possono essere influenzate, soprattutto se non conoscono i dettagli della guerra.
Attenzione ai progressisti che leggono il giornale bellicoso camuffato da giornale di sinistra.
Attenzione a quelli che si affidano agli opinion leader di cui hanno fiducia, opinionisti di grido uno più sbandato dell'altro.
Del resto è accaduto.
E' già accaduto.
E' accaduto che durante la prima guerra mondiale i grandi intellettuali si siano fatti imbrogliare dalla propaganda di guerra e siano caduti in modo goffo e grossolano nel mito della "guerra giusta". E' accaduto che abbiano imbrogliato l'opinione pubblica con le loro convizioni fasulle. Loro che avevano letto centinaia di libri.
1.3 Palude di mezze verità
La trappola della guerra è lì, allestita anche dalla sinistra.
Si nasconde nei dettagli taciuti, delle cose ignorate.
In questa palude di verità dette a metà e di ragionamenti privi di conoscenze specifiche, prolifera il fenomeno delle illusioni politiche. Si scambiano i desideri per la realtà, si ignora la verità effettuale (e ritorniamo al Machiavelli). E ignorando la verità effettuale si combattono guerre infinite in nome dei più nobili ideali proclamati con enfasi ma scaricati sulle vite e le sofferenze degli altri. Un inganno senza fine sta divorando anche quella sinistra che un tempo sapeva ragionare di pace. Un inganno senza fine alimenta l'ideologia delle guerre giuste a oltranza: è accaduto per l'Afghanistan e si sta ripetendo per l'Ucraina.
2. Il disallineamento fra realtà e narrazione
Mentre la guerra in Ucraina continua, la narrazione mediatica e politica sembra essersi disallineata dalla realtà sul campo. E' importante da comprendere questo concetto specifico: il disallineamento fra la narrazione mediatica e quello che accade sul terreno militare.
In questo video Francesco Sylos Labini traccia un'impietosa analisi della disconnessione fra realtà e comprensione delle realtà da parte dell'Unione Europea.
E' abbastanza a questo punto complesso dire fino a che punto ci hanno raccontato cose fasulle sapendo di ingannarci e fino a che punto invece chi ce le ha raccontate ci ha anche creduto!
E quindi?
Occorre costruire una nuova strategia di conoscenza della guerra, e su PeaceLink stiamo cercando di farlo, utilizzando anche su Sociale.network ossia la piattaforma su cui ogni giorno selezionamo una ricca e dettagliata serie di informazioni sulla guerra in Ucraina.
Oggi è possibile informarsi tramite Youtube sulla situazione militare, giorno per giorno, con fonti indipendenti e geolocalizzando tutti i principali movimenti di truppe. Ma tanti non hanno il tempo di farlo e si fidano di quello che viene detto "in TV". E se non viene detto nulla vuol dire che le cose vanno bene per la Nato e per l'Ucraina.
Ma cosa sta succedendo adesso sul campo militare? Lo trovate proprio su Sociale.network, ad esempio sulla situzione della regione di Kursk.
2.1 Kurk: lo scatolone della propaganda
Il presidente ucraino Zelensky - lo abbiamo visto all'inizio - sta concentrando le sue migliori unità militari proprio nella regione russa di Kursk per evitare arretramenti, spostandole dal Donbass, uno dei principali teatri del conflitto.
Cosa controllano le truppe ucraine? Uno scatolone vuoto. In quella zona controllata dalle migliori unità ucraine non ci sono basi militari russe nè arterie logistiche di rifornimento. Ci sono campi coltivati. Le truppe di Zelensky hanno preso alla Russia vaste distese di patate, barbabietole, cavoli, fave e piselli. E anche cetrioli.
E ciò nonostante in questi giorni è stato un continuo afflusso di soldati ucraini verso quella zona agricola della Russia, in quella regione di Kursk, tramite la breccia creata nel fronte.
Perché accade questo? Per far vedere che l'operazione dentro la Russia va a gonfie vele nonostante i contrattacchi ordinati da Mosca e il massiccio afflusso di suoi reggimenti, provenienti non dal Donbass ma dalle ampie riserve di soldati che il Cremlino da tempo sta costituendo.
2.2 La "campagna di Russia"
Ma, nonostante tutto questo insensato deragliamento strategico, le cose mediaticamente non vanno male per Zelensky: la sua "campagna di Russia" ha audience sufficiente per continuarla. La situazione è in stallo, il suo esercito è attaccato ma non arrestra, arrivano i rinforzi, ma questo avviene scoprendo il Donbass, e a scoprire il Donbass - si badi bene - non è Mosca ma Kiev.
Tale manovra di Zelensky, difficile da comprendere anche per gli analisti militari filo-ucraini, è un assurdo per chiunque ragioni sul campo.
E infatti viene interpretata come un errore strategico dagli esperti. Sguarnire il fronte nel Donbass potrebbe avere conseguenze devastanti per l'Ucraina, che rischia di vedere crollare le sue difese a favore dell'esercito russo sempre più numeroso, attrezzato e agguerrito.
Eppure, il presidente Zelensky sembra determinato a mantenere questa linea militare-mediatica di azione dentro la Russia, apparentemente per alimentare l’immagine di un esercito ancora in grado di vincere la guerra contro Putin e persino di infliggergli umiliazioni, con l’aiuto provvidenziale dell’Occidente.
2.3 La "distrazione di massa"
L'invasione della Russia nella regione di Kursk sta diventando uno scenario di distrazione di massa rispetto alla sconfitte in Donbass. E la cosa funziona? Sì, funziona. Zelensky - nonostante la sua popolarità sia crollata al 15% - ha raggiunto il suo obiettivo mediatico facendo alzare la percentuale di coloro che ancora sperano nella vittoria.
I sondaggi in Ucraina indicano che l'81% degli intervistati crede ancora in una vittoria, purché l'Occidente continui ad "aiutare". La campagna di Russia è una "campagna politica", priva di utilità militare, anzi dannosa per le sorti del Donbass.
Ma non tutti gli ucraini scambiano la propaganda per verità e c’è un crescente malcontento. C'è un’opinione pubblica sempre più stanca, stremata, delusa e disillusa.
2.4 Arruolati controvoglia
C’è infatti una parte della popolazione che vorrebbe la fine del conflitto, anche accettando perdite territoriali, pur di fermare il bagno di sangue e la guerra che ha distrutto l'economia di quella che un tempo era una nazione ricca di prospettive e che oggi è uno Stato fallito. Questo sentimento di rassegnazione e disillusione è particolarmente forte tra i giovani. Ma dilaga adesso anche fra i meno giovani chiamati controvoglia all'arruolamento e alla mobilitazione militare. Milioni di persone vedono nella guerra solo un futuro di distruzione e morte. L’effetto più drammatico di questa crisi di fiducia si manifesta nel crescente numero di renitenti e disertori. Si parla di quasi un milione di persone che, soprattutto tramite l’app Telegram, si sottrae ai rastrellamenti e ai tentativi di reclutamento forzato.
2.5 Telegram nel mirino di Kiev
Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso che il governo di Kiev cerca di reprimere, al punto da valutare la possibilità di limitare o mettere al bando l’app stessa: Telegram come cavallo di Troia di Mosca. Il parlamento ucraino studia come metterla al bando, magari parzialmente, mentre il governo di Kiev si sgola pubblicamente: non usate Telegram!
Questa silenziosa ritirata dalla guerra, con renitenti e disertori in crescita rappresenta una profonda crisi morale e sociale all'interno del paese. Sono aumentati anche i casi di ammutinamento.
Da un lato, un governo che continua a chiedere ai suoi cittadini di combattere una guerra senza fine; dall'altro, un numero crescente di persone che rifiuta di essere coinvolto in uno scontro sempre più sanguinoso e privo di sbocchi.
3. Il nostro compito di pacifisti
Come pacifisti, è nostro compito raccontare la verità, studiare la situazione sul campo della guerra con fonti affidabili e indipendenti e - soprattutto - non cadere nelle trappole della disinformazione, sia della Russia sia della Nato.
Occorre in questo momento evidenziare come la propaganda bellica sia lontana dalla verità sul campo. La guerra non si vince con la retorica e soprattutto non si vince diffondendo una miscela di disinformazione e di pericolose illusioni.
3.1 L'inganno delle illusioni
Occorre invece in questo momento un grande bagno di realismo per uscire dal bagno di illusioni e di sangue.
Continuare a combattere per un’illusione di vittoria significa solo prolungare la sofferenza. La crescente disillusione tra la popolazione ucraina deve essere un campanello d’allarme per tutta la comunità internazionale: è ora di mettere fine a questo conflitto attraverso soluzioni diplomatiche prima che la guerra trascini ancor più persone verso una spirale di morte e distruzione.
3.2 La mobilitazione contro la guerra del 26 ottobre
Facciamo sentire la nostra voce per fermare la guerra, il 26 ottobre è un'occasione per mobilitarci.
La diplomazia può elaborare un piano di pace che preveda
- garanzie di indipendenza per l'Ucraina;
- garanzie di sicurezza per la Russia;
- accantonamento dell'ingresso di Kiev nella Nato;
- valorizzazione del ruolo dell'ONU per la definizione di un'area cuscinetto di distanziamento della Russia dalla Nato costituendo un'area denuclearizzata priva di missili a lunga gittata dall'una e dall'altra parte;
- ripristino del trattato INF per evitare il ritorno agli euromissili;
- definizione di procedure di diritto internazionale mediante un trattato che consenta alle popolazioni delle aree contese di esprimere la propria volontà sulla base ad esempio della sezione XII degli articoli 109 e 114 del
- definizione di procedure reciproche per garantire la lingua e la cultura russa nelle aree ucraine e viceversa, con una particolare attenzione ai programmi scolastici per evitare indottrinamenti e violazioni dei diritti delle minoranze;
- il ripristino dei partiti politici filorussi messi arbitrariamente al bando in Ucraina e del pluralismo religioso, eliminando la persecuzione verso la chiesa ortodossa non allineate con Kiev; l'agibilità politica e la libertà religiosa devono prevedere il pluralismo e la riconciliazione; il diritto a esprimere le idee deve conoscere un limite solo nel codice penale ma quest'ultimo non può contemplare i cosiddetti "reati di opinione".
Come si può notare il processo che attende l'Ucraina è pieno di ostacoli, dolorose messe alla prova, insidiosi trabocchetti e difficoltà oggettive. Solo una prospettiva nonviolenta, sperimentata in realtà come il Sudafrica ad esempio, può essere praticabile. Senza questa prospettiva in cui tutti si sentano riconosciuti nella proprie convinzioni - giuste o sbagliate che siano - il risultato sarà solo una spaventosa prova di forza.
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