Libro, moschetto, fanti e santi
Ufficiali delle Forze armate nelle scuole superiori a caccia di ragazzi e ragazze da arruolare nel nuovo esercito professionale.
Non si tratta più solo del modello americano - attirare giovani da arruolare nei quartieri poveri, nei ghetti neri delle grandi città o nei centri rurali dell'interno, promettendogli pane e patria, ben documentato da Michael Moore in Fahrenheit 9/11 - ma di quello che sta incominciando ad accadere anche in Italia.
Si moltiplicano, infatti, i protocolli d'intesa fra gli Enti locali, le amministrazioni scolastiche e i distretti militari per promuovere fin dentro le aule scolastiche le "opportunità lavorative" offerte dal nuovo esercito professionale, che dallo scorso 1 gennaio 2005 ha definitivamente mandato in pensione la leva obbligatoria. Nelle prossime settimane, ma qualcuno ha già iniziato, i militari saliranno in cattedra, sostituendosi agli insegnanti, e illustreranno agli alunni degli ultimi anni delle scuole superiori l'importanza, e sicuramente anche la bellezza, di arruolarsi nelle Forze armate, ovviamente per esportare la democrazia e portare la pace, come in Iraq. E in tempi di precarietà, pardon flessibilità, forse non faticheranno nemmeno troppo a convincere i ragazzi e le ragazze che il lavoro sicuro offerto dall'esercito, in fondo, potrebbe anche convenire.
Il primo Protocollo d'intesa di cui si è avuta notizia (anticipata dall'agenzia di informazioni Adista) risale allo scorso 9 dicembre, ed è stato stipulato fra l'Ufficio scolastico regionale del Piemonte e il Comando reclutamento e forze di completamento interregionale nord: l'Ufficio scolastico regionale, si legge, si impegna a "condurre attività informative e promozionali delle figure professionali delle Forze armate, dei bandi di concorso, delle varie attività culturali locali" (sic). In coda alla nota, inviata dal direttore scolastico regionale a tutti i dirigenti scolastici degli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado, si legge anche che "per illustrare questa iniziativa ma anche la recente normativa che abolisce il servizio di leva obbligatorio, per informare puntualmente i giovani sulle prospettive derivanti dalle suddette innovazioni, il Comando reclutamento è disponibile ad organizzare incontri con studenti e docenti presso gli Istituti scolastici"; di seguito i numeri telefonici degli ufficiali reclutatori.
Più articolato è invece il Protocollo sottoscritto lo scorso 13 dicembre fra la Provincia di Caserta e il Distretto militare della città campana per realizzare sul territorio, in primo luogo nelle scuole superiori, una serie di iniziative "finalizzate alla promozione e alla divulgazione delle opportunità occupazionali previste dalla Legge n. 226 del 23 agosto 2004". Cioè il provvedimento che anticipa al primo gennaio 2005 la sospensione della leva obbligatoria e, contestualmente, istituisce i "volontari in ferma prefissata" (Vfp) per un anno o per quattro anni nell'Esercito, nella Marina e nell'Aeronautica. L'obiettivo della Provincia - che contribuirà anche al finanziamento dell'iniziativa - è di concorrere "a realizzare lo sviluppo civile, economico e sociale della comunità provinciale operando per assicurare la piena occupazione e garantire la parità della donna". Con la garanzia della "parità della donna" la Costituzione è rispettata, l'articolo 11 un po' meno, forse.
Ma non è questo l'unico e preoccupante segnale della crescente militarizzazione della società, della cultura, del pensiero, della religione.
Il "soldato missionario" è il protagonista del calendario 2005 dell'Ordinariato militare d'Italia (la "diocesi" dei cappellani militari), quest'anno realizzato insieme alle Pontificie opere missionarie, cioè l'organismo della Chiesa cattolica che si occupa delle iniziative missionarie nel mondo.
Alcune immagini significative: aerei da combattimento che sorvolano croci, messe da campo a cui partecipano battaglioni in armi, soldati in tuta mimetica che offrono doni ai bambini; in copertina, un primo piano in abiti vescovili dell'ordinario militare, mons. Angelo Bagnasco, con una fotografia di una messa da campo sullo sfondo e la scritta "Il Signore vi benedica e vi protegga"; in basso, le firme dei promotori dell'iniziativa: Ordinariato militare in Italia e Pontificie opere missionarie.
E se il soldato diventa missionario, il missionario non può che essere soldato, come testimonia la grande mostra "Monaci in armi. Ordini religiosi militari dai Templari alla battaglia di Lepanto", organizzata - e finanziata con 500mila euro - dalla Regione Lazio di Francesco Storace (che evidentemente non voleva essere da meno del suo collega di partito, nonché vicepresidente del Consiglio, nonché ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, che qualche mese fa aveva espresso
pubblicamente la sua personale lettura di san Francesco d'Assisi guerrafondaio), in collaborazione con l'Aeronautica militare. La mostra, inaugurata lo scorso 16 dicembre a Roma, all'interno di Castel sant'Angelo, presenta "la storia degli ordini religiosi militari nati sull'onda emozionale delle Crociate e propugnati a difesa dei luoghi santi in Terra d'Oriente nonché per la protezione dei pellegrini occidentali che intendevano recarsi per venerazione nelle terre in cui aveva vissuto Cristo". È il monaco-soldato dall'abate di Clairvaux, predicatore delle Crociate, fatto santo dalla Chiesa con il nome di san Bernardo di Chiaravalle: "Se un monaco-militare uccideva un infedele era 'non omicida ma, per così dire, malicida'. L'avversario soppresso restava cioè degno di amore per la sua umanità ma doveva essere eliminato in quanto portatore di un Male assoluto e altrimenti irredimibile".
Il monaco-soldato, quindi, ammazza l'infedele (musulmano) per uccidere il Male che è in lui. Allo stesso modo il soldato-missionario bombarda Kabul, tortura ad Abu Grahib o assedia Falluja per estirpare il Male dal mondo, al grido di "Dio lo vuole", come proclama George Bush, predicatore delle nuove Crociate e pontefice massimo di una religione senza più fede.
http://www.adista.it/numeri/adista05/adi1/Adi1-1.html
http://www.adista.it/numeri/adista05/adi1/Adi1-2.html
http://www.adista.it/numeri/adista05/adi1/Adi1-3.html
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