Brogli elettorali. Paese diverso risposte diverse. L'Italia cosa rischia
Si stanno avvicinando mesi pieni di campagne elettorali e relative elezioni.
Alcuni mesi fa, in una simulazione fatta durante la formazione di un gruppo politico, ho proposto di affrontare uno scenario relativo alle prossime elezioni politiche in cui era ipotizzato che vi fossero dei brogli. I risultati delle elezioni erano stati pubblicati solo alcuni giorni dopo il voto e in tale periodo gli istituti demoscopici avevano dato proiezioni molto discordanti. I risultati parziali non erano stati forniti, con la motivazione che negli anni precedenti erano risultate molto più significative e precise le proiezioni statistiche. I partiti di centro-sinistra affermavano che le proprie proiezioni li davano vincenti mentre quelli di centro-destra affermavano di aver arginato la caduta mantenendosi al governo.
Le prefetture, dopo che il Presidente del Consiglio aveva giustificato il ritardo con la necessità di evitare errori di conteggio fatti in passato, avevano pubblicato i risultati definitivi aggregati per collegio, accampavano problemi tecnici per non pubblicare i risultati divisi per seggio.
A quel punto i partiti di centro sinistra, pur protestando per la discrepanza tra exit poll e risultati finali, accettavano il risultato elettorale "con senso di responsabilità perché timorosi che potessero scoppiare delle violenze".
Il gruppo a cui avevo proposto lo scenario rimase molto colpito da quanto potesse essere verosimile. Qualche mese dopo io stesso, osservando come si sono svolte le votazioni per l'elezione del presidente degli Stati Uniti, sono rimasto impressionato dal vedere come lo scenario che avevo pensato assomigliasse a quello americano.
Nelle settimane scorse le vicende dell'Ucraina hanno riportato alla nostra attenzione il tema dei brogli elettorali in contesti "vicini". In questo caso la risposta è stata molto diversa. Probabilmente l'affidabilità dei risultati delle due elezioni, quella americana e quella ucraina, non si discosta di molto, ma si arriva quasi al comico se si pensa che il governo statunitense si è preso la briga di chiedere trasparenza nello svolgimento delle elezioni ucraine.
Ciò che però porta a riflettere sono i diversi atteggiamenti della popolazione. In Ucraina decine di migliaia di persone hanno bivaccato sotto la neve per giorni, cosa che non poteva essere giustificata semplicemente dalla distribuzione gratuita di vestiario e alimenti da una fin troppo efficiente organizzazione, tale da far sorgere i sospetti su chi possa sostenere tale mobilitazione.
Probabilmente tale mobilitazione sarebbe finita più presto e non sarebbe stata altrettanto massiccia se non fosse stata supportata da tanta ricchezza di risorse ma ciò che è evidente è che una mobilitazione c'è stata, e notevole.
Non altrettanto è successo negli USA, su internet continuano a girare molti messaggi che mettono pesantemente in dubbio il risultato elettorale ma i democratici, nonostante l'enorme discrepanza tra gli exit poll e i risultati ufficiali, hanno subito accettato le conclusioni, probabilmente ben consci che non ci sarebbe stato nessun tipo di mobilitazione, nonostante le ingenti risorse eventualmente a disposizione, almeno per verificare il motivo di una tale discrepanza.
Ritornando allo scenario iniziale, la domanda che si pone è "cosa succederebbe in Italia" se le cose solo immaginate si concretizzassero? Il centro sinistra probabilmente “lascerebbe perdere”, accettando la situazione, ben sapendo che solo pochi avrebbero il coraggio di impegnarsi per difendere il proprio diritto, in fondo anche giustificandosi col fatto che la differenza tra le conseguenze dei due risultati elettorali sarebbe veramente minima. Ci sarebbero un po' di manifestazioni spontanee di alcuni "irriducibili" ignorati dai mass-media e tutto finirebbe nel silenzio. E allora l'ultima conclusione è ovvia. Per che motivo il governo dovrebbe lasciare il posto quando può essere sicuro di poterlo mantenere anche in caso sovvertisse un voto contrario? Così come ha ignorato, affermandolo in maniera spudorata, delle manifestazioni sindacali di un milione di persone, ancora di più potrà ignorare anche analoghe proteste, pur di tenere il potere. Quindi cosa potrebbe fare chi ancora crede che la democrazia possa essere, nel caso peggiore, la dittatura della maggioranza e che il voto sia uno strumento forse limitato ma che dà un risultato sicuramente migliore della dittatura del più ricco o del più violento?
In Ucraina l'azione delle persone scese in piazza non è stato un semplice corteo, ha dimostrato molta più determinazione, fino a far concretizzare la decisione di accettare anche il conflitto aperto o lo scontro. Se ciò non fosse stato, probabilmente l'Ucraina avrebbe subito avuto il suo nuovo presidente filorusso. Ma nel caso lo scontro fosse avvenuto forse avrebbero rischiato la carneficina, sia che avessero risposto senza violenza non essendo preparati, un po' come avvenne a Tien An Men, sia nel caso in cui fosse stata usata la violenza più o meno preparata, come in tante zone di guerra e guerriglia.
Forse, invece, in Ucraina c’era la preparazione necessaria a evitare il massacro, per lo meno in chi guidava la mobilitazione, anche se, magari, anche grazie agli aiuti interessati provenienti dal mondo occidentale.
In ogni caso, probabilmente l'unica possibilità per gli italiani che vogliono far rispettare la volontà popolare, senza rischiare il disastro, sia di prepararsi, senza mettere la testa sotto la sabbia, considerando come molto reale anche in Italia l'ipotesi di brogli prossimi venturi, progettando anche delle risposte che permettano di far rispettare il volere degli elettori.
Può anche darsi che i governanti italiani siano persone integerrime che rispetteranno completamente il volere popolare, ma in ogni caso sarebbe meglio prepararsi a prevenire una sua eventuale sovversione così plausibile e difficilmente contrastabile all'ultimo minuto.
http://www.ansa.it/main/notizie/ticker/2004-12-26_3593703.html
http://www.panorama.it/mondo/giappone_russia/articolo/ix1-A020001028546
http://www.excite.it/news/estero/20221
http://www.excite.it/news/estero/25691
http://www.excite.it/news/estero/24135
Articoli correlati
- La verità scomoda sull’informazione di guerra
Le fake news che intossicano l’Europa
Benigni, con la sua denuncia delle fake news russe, ha toccato un tema importante. Ma la domanda da farci è un’altra: perché i leader europei sono stati intossicati dalla loro stessa disinformazione? Paradossalmente l’Europa è stata ingannata dalle sue stesse frottole sulla "vittoria militare".24 marzo 2025 - Alessandro Marescotti - Albert - bollettino pacifista dal 17 al 23 marzo 2025
Un fronte unito contro il riarmo: il rilancio dell’azione pacifista
Petizione contro gli F-35, comunicazione più efficace e radicamento territoriale: le attività del Coordinamento nazionale contro il riarmo. Uno dei passi più concreti è l’avvio di petizioni da portare ai banchetti nelle piazze, accompagnate da un sistema di raccolta firme da inviare al Parlamento.23 marzo 2025 - Redazione PeaceLink - La distorsione nella comparazione delle spese militari
I numeri reali dicono che l'UE spende 3 volte la Russia
L'economista Cottarelli rettifica i calcoli dell’International Institute for Strategic Studies scoprendo che l’Europa più il Regno Unito spende il 58% in più della Russia. Ma anche quella di Cottarelli è una sottostima in quanto applica anche lui la parità di potere di acquisto al settore militare.1 marzo 2025 - Alessandro Marescotti - "Per ore e ore hanno tentato in tutti i modi di farci chiudere la bandiera della PerugiAssisi"
Fondazione Marcia Perugia-Assisi: esclusi dal palco del 15 marzo a Roma
Sulla sua pagina Facebook la Fondazione esprime forte disappunto per il clima di ostilità subito nella piazza "pro-Europa" convocata da Michele Serra. Ma la scelta di partecipare all'evento ha ricevuto molteplici critiche.19 marzo 2025 - Alessandro Marescotti
Sociale.network