Un anno fa la guerra. E noi, Italia, protagonisti

Guerra un silenzio di tomba!
30 marzo 2000
Renato Sacco

Questa sembra essere l'inquietante assillo: non perdere l'occasione, cogliere l'attimo per essere sempre in prima linea. Per 'dimostrare' a sè e agli altri... non si sa che cosa. Qualche anno fa, con l'operazione pellicano in Albania, è stata mobilitata addirittura la nave Vittorio Veneto (!) per far vedere che c'è bisogno di investire nella guerra. Ma è solo un esempio.

Perchè dico questo? Perchè l'anniversario dei bombardamenti Nato su Serbia e Kosovo porta inevitabilmente a far un confronto con la Cecenia... Sì proprio la Cecenia. Ho iniziato a scrivere al nostro Governo, all'ambasciata Russa in Italia e all'Onu, lo scorso mese di ottobre 99, raccogliendo, con i Beati Costruttori di pace e Pax Christi, un appello giunto da Sarajevo, dove sanno cos'è un assedio. Molte firme erano state spedite. Poi ho continuato a scrivere, personalmente, anche in vista del vertice OSCE a Istambul (17-19 nov). Silenzio. Solo l'Ambasciata di Russia in Italia ha risposto in data 22 novembre 99, a mons. Diego Bona, Presidente di Pax Christi, rimproverando il Vescovo di non essere "correttamente informato", allegando anche una videocassetta che, mostrando immagini di inaudita crudeltà, pretende di giustificare l'operato delle truppe russe in Cecenia. Mosaico di pace (rivista mensile promossa da Pax Christi) riporta tutta la documentazione sul numero di febbraio 2000). riscrivo il 4 gennaio al Governo e ministri vari chiedendo "se è vero quanto ho sentito partecipando alla Marcia della Pace a Siena il 31 dic. u.s.: l'Italia ha approvato le leggi n.397 e n.398 per l'assistenza militare alla Russia e la cooperazione economica con l'apparato bellico di quella nazione. E' previsto lo sviluppo dell'aereo militare Yak 130 e la modernizzazione degli armamenti russi. Tutto questo mentre erano in corso i bombardamenti su Grozny! E non è stata prevista nessuna clausola che vincoli questo accordo al rispetto dei Diritti Umani.

E' terribile! Ma l'Italia non ha anche una legge (185/90) che vieta la vendita di armi a paesi in guerra o dove si violano i Diritti Umani?"

Silenzio.

Riscrivo il 12 febbraio, ricordando anche il digiuno di p.Cavagna, di d.Albino e di tanti altri.

Silenzio.

Riscrivo il 24 febbraio, citando anche il mio vescovo di Novara, Corti, che tornando dall'Africa scrive: ".. è stata fatta emergere l'urgenza che in Europa la Chiesa sia attenta alle scelte di politica estera dei vari Paesi. Spesso il capitolo della politica estera è piuttosto sfuggente nelle campagne elettorali, per cui la gente non sa molto dei rapporti che si vanno costruendo a livello internazionale. Poichè la storia, anche recente, dimostra che si possono fare delle scelte molto discutibili, se non inaccettabili (come per esempio a proposito della vendita delle armi..)".

Silenzio

Riscrivo ancora il 2 marzo.

La notizia viene ripresa dal quotidiano Avvenire mercoledì 8 marzo, ricordando che gli accordi in questioni sono pubblicati sulla Gazzetta ufficiale del 4 nov. u.s.

Miracolo, potenza dei mezzi di comunicazione...Sabato 11 marzo, sullo stesso quotidiano c'è già la risposta del Ministero degli Esteri, a firma del Capo servizio stampa e informazione, Min. Plen. Giampiero Massolo, che oltre a fare precisazioni sull'articolo di Avvenire, dice tra l'altro: "La firma dell'accordo fra Italia e Russia sulla cooperazione nei campi tecnico militare dell'industria per la difesa, risale al novembre 1996. la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si riferisce, invece, all'avvenuta approvazione da parte del parlamento, delle relative leggi di ratifica." e poi ancora "Il Ministro Dini, in occasione dei suoi periodici incontri con le autorità russe, ha sempre sollevato la questione della Cecenia, esortando,.. a ricercare una soluzione politica al conflitto, invitando ad astenersi dall'usa della forza.."

Questa risposta mi sembra che peggiori ancora di più la situazione: il Parlamento aveva la possibilità di non ratificare degli accordi! aveva il 'coltello dalla parte del manico' per richiamare i diritti umani. E certo fa ridere, per non piangere, il fatto che il nostro Ministro vada a fare 'esortazioni' a Mosca (...di solito le fa il Papa) dopo avergli venduto aerei da guerra. Con che credibilità?
Cecenia e Kosovo due modi uguali e contrari per affrontare una guerra da protagonisti. In Kosovo ci si straccia le vesti (dopo anni di indifferenza) di fronte alle sofferenze dei profughi e si fa una guerra inevitabile, umanitaria e con bombe intelligenti. In Cecenia non si vuol vedere la tragedia di un popolo e si vendono armi a Mosca.

E' una cultura di guerra che cresce, non solo nella politica. Dalla pubblicità all'abbigliamento (che tristezza quei bambini italiani in giro per le strade con la tutta mimetica!), dall'economia all'informazione. La guerra è sempre una cosa accettabile, normale. Alle Fiere campionarie vengono esposti carri armai e Tornado; nelle scuole si presente il nuovo prodotto dell'esercito professionale, si esulta per la parità coinvolgendo anche le donne, e avanti così.
La guerra è un buon affare. peccato che a volte ci sono anche i morti, ma quelli sono 'effetti collaterali'. Pazienza.

La conferma viene dal Ministro Fassino che a Prishtina, il 22 marzo dichiara: "I balcani sono un problema centrale per la politica estera italiana, e lo affrontiamo con i militari, gli aiuti umanitari e le imprese." Anche il Caucaso e tante altre zone sono un buon sbocco per le imprese, soprattutto quelle belliche.

E su tutto questo un silenzio di tomba! Ma è importante che ognuno si senta chiamato in persona, magari anche solo a scrivere, per non lasciarsi vincere dalla rassegnazione. Anche se, come scrivevo nella mia ultima lettera del 2 marzo:

"Mi amareggia

  • Il silenzio ufficiale del nostro Governo (questa è la mia 5a lettera senza risposta!) Forse perchè gli affari valgono più dei diritti umani?

  • Il silenzio di chi ha trovato il tempo per sparare sul 'silenzio dei pacifisti' dalle pagine di alcuni giornali, ma, forse, non ha trovato il tempo per prendere in mano il telefono o scrivere, magari dalle pagine del proprio giornale, all'ambasciata Russa, al nostro Governo o al parlamentare conosciuto della proprio zona, oppure... qualcos'altro, ma che esprimesse un impegno in prima persona contro la guerra. E sui mass-media lo spazio dato alla Cecenia è di gran lunga inferiore a tante altre notizie....

  • Il silenzio dei politici, quasi tutti, al di là delle appartenenze partitiche, concordi nel tacito assenso. Il ripudio della guerra, la vendita delle armi non è così fondamentale nella politica? Certo non è tema importante in campagna elettorale..

  • Il silenzio anche della Chiesa italiana 'ufficiale' che potrebbe con maggior coraggio profetico ricordare il rispetto almeno delle regole già esistenti in materia di commercio di armi e diritti umani. Così come c'è stata una recente dichiarazione sul Congo, perchè non richiamare, anche per la tragedia della Cecenia, che ci vede coinvolti direttamente, l'urgenza della pace e il 'no' alla violenza e alla guerra?"

don Renato Sacco

Renato Sacco,
via alla Chiesa 20
28891 CESARA - Vb
Tel e fax: 0323-827120

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