D'Alema in marcia con i pacifisti?

30 settembre 1999

Ho letto il messaggio di Mao Valpiana - direttore di Azione Nonviolenta - relativo alla presenza di D'Alema alla Marcia per la pace Perugia-Assisi. Mao Valpiana e' stato molto critico (1).

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di Mao Valpiana, direttore di Azione nonviolenta

E' stata la notizia del giorno: il Presidente del Consiglio, presente alla Marcia Perugia-Assisi, ricuce lo strappo con i pacifisti. Sorrisi, strette di mano, pacche sulle spalle.
Così il grande equivoco si è consumato fino in fondo: siamo tutti pacifisti, siamo stati costretti a bombardare, ma l'abbiamo fatto per la pace. Ora riprendiamo il cammino, tutti insieme appassionatamente, da Perugia ad Assisi.
Sia chiaro, la critica non è rivolta a D'Alema, che ha solo fatto il proprio mestiere di consumato politico e con tutte le ragioni ha potuto partecipare ad una Marcia la cui convocazione era così generica, con tanti appelli rivolti ai governanti, che anche Clinton avrebbe potuto venire a fare jogging da Perugia ad Assisi. Chi non è per un mondo più giusto?
Il problema di questa Marcia è stato proprio nella non chiarezza degli obiettivi. La responsabilità è degli organizzatori. Ci si rifà ad Aldo Capitini ma ci si dimentica che lo scopo delle prime Marce da Perugia ad Assisi era proprio quello di offrire degli impegni, di richiamare a delle responsabilità. Questa volta, invece, l'equivoco del pacifismo generico si è consumato fino in fondo, tanto da far camminare fianco e fianco il rappresentante di un governo che ha collaborato attivamente con il bombardamento Nato e chi l'ha denunciato penalmente per violazione della Costituzione.
Se non si vuole correre il rischio di svuotare la Marcia Perugia Assisi di ogni significato e trasformarla in un rituale nostalgico tipo raduno degli alpini, bisogna saper ritrovare lo spirito iniziale. E' per questo che il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini, propone per il settembre del 2000 una Marcia della Nonviolenza specifica, da Perugia ad Assisi (e diciamo nonviolenza specifica proprio in contrasto con quel pacifismo relativo che può accettare perfino le bombe). Scopo della Marcia sarà di dare evidenza pubblica a quell'area nonviolenta del nostro paese tuttora ignorata (ma senz'altro diffusa) che riteniamo desiderosa di porre in luce dinanzi all'opinione generale la propria posizione di pacifismo assoluto.
La nostra Marcia pertanto (a differenza della precedenti edizioni della Perugia-Assisi aperte a tutti) dovrà essere contrassegnata dalla chiara e rigorosa caratterizzazione del pacifismo nonviolento, comportante il rifiuto di qualsiasi guerra fatta da chiunque per qualsiasi ragione, e quindi la conseguente abolizione integrale e immediata del suo strumento essenziale, ossia l'esercito. Marcia intesa pertanto quale iniziativa aperta a tutti i nonviolenti, singoli o associati, della più diversa estrazione o appartenenza, impegnati in distinte iniziative culturali, assistenziali, ambientali.
Ringrazio sinceramente il Presidente D'Alema, che con la sua presenza a Perugia ha messo in evidenza i limiti di un pacifismo generico, nemmeno in grado di porre un minimo punto fermo: no alla guerra e alla sua preparazione. Ora è chiaro che anche chi ha la responsabilità di governo, della continua preparazione bellica, finanche del sostegno all'esercito professionale, può dirsi impunemente pacifista e rivendicare l'uso di mezzi militari "per la pace". Davvero la confusione è molta. La stessa confusione che il secolo scorso convinse Tolstoj a durissime requisitorie contro un generico pacifismo europeo incapace di contrastare la degenerazione bellica. E poi venne la prima guerra mondiale, e poi anche la seconda.
Sempre con i "pacifisti" pronti ad accettare quelle guerre come le ultime, dolorose ma inevitabili per imporre la pace.
Tra il pacifismo piagnone (che si limita a chiedere pace) e il pacifismo realista (che accetta la guerra come male minore) c'è la terza via della nonviolenza, che si impegna direttamente in alternative alla guerra, che propone strumenti efficaci di prevenzione dei conflitti, che rifiuta ogni collaborazione con la preparazione bellica. Lasciamo il pacifismo delle bombe al capo del governo e noi pensiamo fin d'ora a riempire di contenuti e iniziative la Marcia della nonviolenza Perugia-Assisi, con appuntamento a settembre del Duemila.

Verona, 27.9.1999

Anche io ho provato profondo disagio. Disagio nel vedere la disinvoltura con cui si passa da un bombardamento ad una marcia per la pace.

Pentimento? D'Alema come Oppenheimer o come il pilota di Hiroshima che grido' "mio Dio cosa abbiamo fatto"? Macche', in questi giorni D'Alema presenta il suo libro-intervista "Kosovo - gli italiani e la guerra" (Mondadori) in compagnia del generale Clark (cito dal Manifesto di ieri che dedica l'editoriale al "grande marciatore"). Gia', proprio in compagnia di quel "falco" che ha chiesto ripetutamente mano libera nei bombardamenti creando attriti nello stesso staff di Clinton tanto da venire ora destinato ad altro incarico, come hanno riportato i giornali.

Mi fece impressione la dichiarazione di D'Alema alla fine della guerra del Kossovo: "Sono stati giorni terribili, spero che non si ripetano mai piu'. Ma se fossimo chiamati nuovamente alle nostre responsabilita', non ci tireremo indietro". Ero in ospedale quando ascoltai queste parole che cito a memoria. Mi sono rimaste scolpite nella mente, come quelle di Clinton che defini' D'Alema "una roccia".

Mi immagino gia' un fantasma aleggiare nella prossima marcia: Giulio Andreotti. Lui le carte in regola le avrebbe, ha condannato l'intervento Nato in Kossovo... Ma ci immaginiamo cosa ne sarebbe della marcia Perugia-Assisi se marciasse anche lui il prossimo anno? E perche' non invitare anche Berlusconi quando diverra' - come credo probabile - presidente del Consiglio? Applicheremmo la "par condicio". E perche' non invitare lo Stato Maggiore della Difesa che ha condiviso con D'Alema le responsabilita' della "guerra umanitaria"? Che differenza c'e' fra D'Alema e il generale Arpino, capo di stato maggiore? Ha solo eseguito gli ordini del governo D'Alema. E il generale Celentano, capo della Folgore impegnata a Timor Est, dove lo mettiamo, ce lo dimentichiamo a casa? Tutti in marcia, quindi.

Bene questa e' stata la mia reazione interiore, uguale alla tua. Una reazione sorretta da un impulso di intransigenza morale. I concatenamenti logici si sviluppano a meraviglia quando l'arte della politica richiama alla mente l'arte della prostituzione. Le puttane vanno con tutti, facciamo attenzione a non perdere in dignita'.

Ma questa prima amara reazione la stempero nella soddisfazione di aver visto sfilare da Perugia ad Assisi il piu' forte movimento pacifista europeo, quello con cui devono fare i conti tutti, anche i presidenti del consiglio che hanno responsabilita' gravi come quella di aver ordinato bombardamenti in violazione di tutte le regole del diritto internazionale.

Questa forza non si e' squagliata e non la dobbiamo disperdere. Credo che gli organizzatori abbiano meriti che sopravanzano i dubbi e le difficolta' che condivido e che sento anzi dentro di me.

Una pacata e seria discussione puo' legittimamente nascere, sapendo pero' che, senza quella forza che e' stata messa in campo, D'Alema non sarebbe andato a Perugia.

Se D'Alema camminava li' era perche' siamo una realta' che non smobilita e con cui chiunque deve fare i conti. Perche' non essere soddisfatti di questo?

Caro Mao Valpiana, dentro di me stanno discutendo - mi accorgo - due persone con tesi diverse. E le lascio discutere. Rifletto con indecisione, non sapendo per chi propendere. Se non sono intervenuto prima era perche' le mie due anime stavano confrontandosi animatamente.

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