Guerra finita: diffondiamo la cultura della pace

11 giugno 1999

La guerra è finita. I risultati? I “beneficiari” di questa guerra, i kosovari, sono ridotti in uno stato penoso e catastrofico; sono riluttanti a tornare in una patria trasformata in un deserto lunare radioattivo. Questa guerra, nata fuori dalla legalità internazionale, con lo scopo di risolvere un'emergenza umanitaria, ne ha provocata una di dimensioni enormemente maggiori. Basta il buonsenso di un bambino per capire e trarne insegnamenti per il futuro. Questa guerra si conclude con un accordo che non recepisce i punti più inaccettabili o controversi del documento di Rambouillet: il referendum per l'indipendenza del Kosovo, la libera circolazione di truppe NATO su tutto il territorio della Federazione Jugoslava, un contingente di pace unicamente composto da forze NATO e privo dell'egida e del mandato dell'ONU.

Si sarebbe potuto arrivare a questo accordo senza la guerra. La NATO invece ha voluto imporre con le bombe il documento di Rambouillet per poi giungere oggi ad una soluzione di compromesso che ne espunge i punti più duri. Per i fautori di questa guerra, è ben magra consolazione che essa si concluda con una vittoria militare e una disfatta umanitaria. Questa “vittoria” delle armi serve essenzialmente a salvare la faccia dei generali e dei politici che l'hanno disastrosamente gestita; serve a chiudere una difficile partita con un'opinione pubblica sempre più inquieta, incerta, recalcitrante nei confronti di questa avventura militare. Questa “vittoria” serve a celare la sconfitta della ragione e a far calare pietosamente il sipario su quell'Europa che vantava valori di civiltà, tolleranza, dialogo e umanità. La NATO ha vinto, ma non ha stravinto. Ha dovuto violare il suo stesso statuto costitutivo oltre quello dell'ONU, ha dovuto essere reticente, ha dovuto mentire, ha dovuto fare brutte figure, ha usato le bombe così come fa una banda di terroristi, è arrivata a uccidere quattrocento bambini serbi, colonne di kosovari, ha colpito ospedali e ospizi, senza mai neppure chiedere “scusa”. La NATO ha cioè gareggiato con Milosevic nella corsa verso la brutalità più cinica ed efferata. La NATO, così facendo, ha vinto, ma non stravinto e ne è uscita con un'immagine imbrattata di sangue, come mai era successo dai cinquanta anni della sua costituzione.

E' consequenziale che in tutto il mondo, un consistente 50% di uomini e donne, stando a una media di tutti i sondaggi di opinione in Europa e negli USA, sia voluto rimanere distante da questa follia, appoggiata invece dal 90% dei politici di carriera. Ecco perché la NATO non ha stravinto ed è invece qui la ragione per cui il movimento per la pace è cresciuto anziché cedere sotto il peso delle bombe, come invece purtroppo accadde durante la guerra del Golfo. Stanno proprio qui riassunte le ragioni per rimanere insieme, e crescere ancora, ora che la guerra è finita.

A voi tutti, preziosi amici della pace, rivolgo il mio commosso ringraziamento per tutto ciò che avete fatto in rete con i computer, e fuori con le vostre gambe e la vostra passione non violenta: voi siete l'Italia a difesa della Costituzione, voi siete tanti articoli 11 che si mescolano alla gente e che, come le radici degli alberi, impediscono a questa società di franare.

Dal letto di ospedale in cui mi trovo, mi dispiace non potere per ora riallacciare il dialogo con voi. Sono crollato, forse anche per l'eccessivo peso che questa guerra ha caricato sulle mie spalle. Ma l'impegno dev'essere quello di continuare, di non accontentarci di questa guerra conclusa e di non disperderci proprio ora che si schiudono le porte per diventare protagonisti attivi della pace. Vi chiedo di rimanere uniti attorno a PeaceLink per lanciare a settembre un'iniziativa in tutte le città in cui siamo presenti per fare dell'anno 2000, così come programmato dall'Assemblea Generale dell'ONU, un anno di promozione della cultura della pace.

Dobbiamo portare in tutte le scuole i materiali di educazione alla pace che già stiamo raccogliendo sul sito (http://www.peacelink.it/pace2000), arricchendo via via sempre di più di cultura e di proposte le nostre ragioni di pace. La Rete Antiguerra mobilitata attorno a PeaceLink deve trasformarsi ora, a mio parere, in una Rete di Educazione alla pace. Scrivete a: kfqma@tin.it per segnalare la vostra disponibilità a collaborare, indicando telefono e città di residenza. In tanti, in rete e fuori, potremo trasformare quel 50% riluttante alla guerra in una maggioranza che chiede la pace. E allora la prossima guerra forse potrà essere evitata.

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