Consumi etici: una nuova legge per essere informati
L'evento e' di estrema rilevanza: il 16 gennaio verra' consegnata all'on.Luciano Violante, in qualita' di presidente della Camera dei Deputati, una petizione popolare per richiedere una legge sugli acquisti etici. "Chiediamo una legge - spiegano i promotori - che non ci obblighi piu' ad essere complici dello sfruttamento di adulti e bambini". L'iniziativa e' nata per merito del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (e-mail: coord@cnms.it ) e di Mani Tese (e-mail: manitese@planet.it ), due realta' del volontariato internazionale che in questi mesi hanno saputo coinvolgere tanti altri gruppi e associazioni in tutt'Italia intorno a questa campagna che ufficialmente e' denominata Acquisti trasparenti. Essa sfrutta lo spazio di proposta previsto nella Costituzione Italiana (art.50 "Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessita'") e chiede "l'istituzione di un'Autorita' Garante della qualita' sociale dei prodotti con il compito di verificare se i prodotti distribuiti in Italia sono stati ottenuti, in ogni fase della lavorazione, nel rispetto dei fondamentali diritti umani, economici, sociali e sindacali, indicati nelle Convenzioni sottoscritte dall'Italia".
Il retroscena del pupazzetto
Per valutare la portata della legge richiesta poniamoci alcune semplici domande: il tappeto che compriamo e' stato lavorato da un bambino schiavo del Pakistan? Il pupazzetto made in China che regaliamo e' stato assemblato in carcere da uno studente "catturato" in piazza Tien An Men? Le banane tanto reclamizzate col bollino blu sono prodotte in una piantagione dove e' vietata o repressa l'attivita' sindacale? Chi lo sa... Strano: compriamo le cose e non lo sappiamo. Conosciamo marca, prezzo e alcune informazioni sulla qualita' merceologica del prodotto. Ma rimane sconosciuto il retroscena. La nostra etica non riceve risposte. Tutto ci e' nascosto, e non a caso. E cosi' non possiamo valutare eticamente i nostri acquisti, e cioe' dire: questo lo compro, quest'altro mi ripugna. Nell'epoca della globalizzazione commerciale, le merci prodotte in Italia non sono che una piccola parte, per il resto provengono da nazioni in cui i diritti sindacali e umani non di rado sono violati e in cui i bambini, in particolare, vengono sfruttati (la cifra e' di 250 milioni) come baby-lavoratori se non come veri e propri baby-schiavi, valga per tutti la storia del piccolo Iqbal Masih.
Consumi etici e informazione
Ma cambiare e' possibile. E' un problema di informazione e di presa di coscienza. Potremmo prossimamente avere sui tappeti, sui giocattoli o sulle banane il bollino che ci dice: "Nessun diritto umano e' stato violato per produrre quello che Lei sta acquistando". Se a noi consumatori fosse data l'opportunita' di sapere, non sarebbe piu' un problema scegliere. Si aprirebbe la strada per opzioni etiche in positivo. Il potere dei consumatori di cooperare con il bene e non cooperare con il male, e' cosi' forte che le aziende cercano di catturare il benvolere dei consumatori sviando l'attenzione con messaggi pubblicitari di ben altro genere. E tuttavia le multinazionali temono tremendamente i danni all'immagine: per questo sono molto attente ai movimenti dei "consumatori etici". Si sta rafforzando fra infatti i consumatori una corrente critica ed etica che potrebbe spostare il 2%, o in futuro il 10% degli acquisti da un settore "sporco" ad uno "pulito". E sono migliaia di miliardi.
Dalla complicita' alla trasparenza
La competizione nel marketing in futuro potrebbe non limitarsi a insipide lotte di immagine fra il marchio della Pepsi-Cola e quello della Coca-Cola, ma potrebbe coinvolgere questioni ben piu' piccanti e sostanziose. Nei prossimi anni potremmo ascoltare manager dire in TV: noi rispettiamo i diritti umani e non facciamo ricorso al lavoro minorile, neppure negli appalti e nei subappalti. Ovviamente tutto cio' andra' controllato e verificato ma si aprira' comunque una breccia nel muro del silenzio. Oggi invece ci manca l'informazione e senza l'informazione la presa di coscienza da sola non e' in grado di individuare gli obiettivi e le scelte concrete per spostare gli acquisti dai settori "sporchi" a quelli eticamente "puliti". Ma con una legge ad hoc tutto cambierebbe. L'Italia darebbe un esempio di civilta' al mondo. Sapranno i nostri parlamentari cogliere l'occasione?
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