Alle aziende private il potere di brevettare la vita

"Copyright" sulla vita: allarmante direttiva europea

La direttiva rischia di rendere coperte da segreto industriale le ricerche scientifiche e di concentrarle nelle mani delle multinazionali, dando ai laboratori ricchi il potere di fare compravendita delle innovazioni e togliendo alle forze sociali e politiche le informazioni per il controllo.
13 maggio 1998

Dopo il varo della moneta unica, l'Europa appare sulle prime pagine dei giornali per il si' del Parlamento Europeo (12 maggio) alla possibilita' di manipolare geneticamente gli esseri viventi e di porre il risultato di queste ricerche nelle mani delle aziende private. "Siamo fortemente allarmati", ha subito dichiarato l'arcivescovo Elio Sgreccia, direttore dell'istituto di bioetica dell'Universita' Cattolica.

Nonostante le restrizioni e i limiti in essa presenti, la direttiva europea allarma tutti coloro i quali ritengono che sulla vita non debba e non possa incombere il brevetto e il marchio di qualcuno.

Attraverso la "biotecnologia" i geni (ossia i "mattoni" di cui sono composti gli esseri viventi) possono essere smontati, montati e ricombinati per creare altri organismi viventi. Se l'innovazione biotecnologica e' ragione di cautele e di dubbi espressi in ambito bioetico (manipolazioni indescriminate, modificazione dell'embrione, effetti ecologici imprevedibili sul lungo periodo, ecc.), e' sicuramente fonte di grave allarme il suo sfruttamento commerciale. Le sequenze di materiale genetico, infatti, saranno brevettabili e rivendibili, ossia su di esse incombera' il diritto di proprieta' dell'azienda produttrice della componente biotecnologica "inventata". Cosa comportera' questo? Il vincolo del segreto industriale renderà segreta anche la cultura scientifica che tale ricerca produrra', lo scambio delle informazioni scientifiche non sara' libero ma avverra' mediante esborso di denaro. Vinceranno i laboratori ricchi, perderanno i laboratori poveri. Pubblici saranno solo i "prodotti geneticamente modificati" venduti sul mercato. Il potere scientifico sara' sempre piu' concentrato in poche mani.

Gia' fa riflettere il fatto che alcuni algoritmi matematici siano stati assoggettati a copyright (ad esempio gli algoritmi informatici di compressione delle immagini o di ordinamento dei database), immaginiamo cosa significhera' far procedere la scienza su questa strada in cui l'invocazione della (pur legittima) proprieta' intellettale rischia di trasformarsi in una barriera alla socializzazione gratuita della cultura nelle scuole e nelle universita'. Una cappa di segreti finira' per coprire i laboratori biotecnologici e ai ricercatori che lavoreranno per le multinazionali dell'ingegneria genetica sara' imposto il vincolo della riservatezza anche su studi di base che per etica scientifica dovrebbero essere resi di pubblico dominio. Cio' significherà minore circolazione dell'informazione e minore possibilita' di controllo politico e sociale sull'ingegneria genetica.

Viene alla mente l'obiezione di coscienza di Robert Oppenheimer, il padre pentito della bomba atomica: "Quando penso che per noi e' diventato un fatto ovvio e abituale che le ricerche fondamentali della fisica nucleare siano protette dal piu' rigoroso segreto, che i nostri laboratori siano pagati da autorita' militari e sorvegliati come oggetti bellici; quando penso che cosa sarebbe stato delle idee di Newton e Copernico nelle stesse condizioni, non posso fare a meno di domandarmi se, cedendo i frutti delle nostre ricerche ai militari e senza pensare alle conseguenze, non abbiamo per avventura tradito lo spirito della scienza (...) Io non prendero' piu' parte a progetti di guerra. Abbiamo fatto il lavoro del diavolo e adesso torniamo a quelli che sono i nostri veri compiti".

I piu' attenti e avvertiti avranno sostituito mentalmente - in corso di lettura - alla parola "militari" la parola "multinazionali" arrivando a comprendere il parallelo fra i dubbi di Oppenheimer e quelli attuali. Peccato che l'obbedienza sia diventata una subdola virtu' per i due terzi dei parlamentari europei; dicendo si' alla direttiva hanno spostato il potere verso l'alto della piramide e fatto salire le quotazioni in borsa delle multinazionali biotecnologiche. Un nuovo positivismo scientifico, rozzo e danaroso, li ha convinti - come ai tempi del positivismo ottocentesco o delle centrali nucleari - a non nutrire dubbi. E appaiono distratte anche le coscienze di tanti intellettuali umanisti, cosi' pronti in altre circostanze a balzare sulla sella della terza pagina e della discussione politica e mondana. Come quando gli impianti nucleari si lesionavano e loro parlavano dei pericoli del troppo poco latino nella scuola. Ma - anche se le "grandi firme" indugiano sul propri o ozio culturale - cerchiamo di richiamare le coscienze vigili al dovere di fare pressione sul parlamento nazionali perche' non ratifichino quelle parti della direttiva europea che confliggono con le nostre ragioni etiche.

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