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IL CASO - Corrado Maria Daclon e' consulente di Nato e Nasa

Arruolato dai pacifisti. Ma lui non lo sapeva

Il presidente di un'associazione ambientalista trova la sua firma sotto un manifesto di "Peacelink". E li denuncia.
Enrico Novi
Fonte: Libero - 03 agosto 2003

Roma - Non si sarebbe mai sognato di firmare un "manifesto ambientalista" con frasi del tipo: "La guerra e' divenuta strumento ordinario di gestione della
potenza imperiale Usa, con effetti umanamente e ambientalmente tragici e inaccettabili". Non se lo sarebbe mai sognato perche' lui, Corrado Maria Daclon,
presidente di "Pro Natura", la piu' antica associazione ambientalista italiana, non sta con i no-global per scelta di principio; secondo perche', oltre a
insegnare all'universita' di Venezia, fa il consulente per la Nato e per la Nasa, e certe frasi, dunque, non sono proprio il massimo della diplomazia
verso i suoi committenti.

Eppure una sera, mentre navigava su internet, quella firma se la ritrova davanti: e' riportata sotto un manifesto ambientalista pubblicato sul sito di
"Peacelink", un'associazione pacifista. Il testo, appunto, e' grondante di accuse feroci nei confronti degli Stati Uniti, del neocapitalismo e del nuovo
ordine mondiale. La sua firma e' li' ma lui non aveva mai dato l'autorizzazione a riportarla, non sapeva neppure dell'esistenza del manifesto. I suoi
avvocati allora scrivono ai responsabili dei sito e chiedono un risarcimento di 50.000 euro, in base alla legge sul trattamento dei dati personali, che
all'articolo 22 scrive che "i dati personali idonei a rivelare le opinioni politiche, l'adesione a partiti, sindacati o associazioni possono essere
oggetto di trattamento solo con il consenso scritto dell'interessato"; la stessa legge, all'articolo 18, spiega che "chiunque cagiona danno ad altri per
effetto del trattamento di dati personali e' tenuto al risarcimento ai sensi dell'articolo 2050 del codice civile". E secondo gli avvocati di Daclon, la
sua professionalita', immagine e carriera "risultano fortemente pregiudicati dalla propaganda e non autorizzata adesione al manifesto".

Sgamata la firma falsa, l'associazione "Peacelink" reagisce: "Abbiamo riprodotto testualmente il manifesto, compresi i firmatari, dal sito web di
Rifondazione comunista". Che pero', nel frattempo, provvede a cancellare la firma di Daclon dal documento. Peacelink, invece, la prende un po' peggio: non
solo decide, per principio, di tenere on line la pagina web con il nome di Daclon, ma lancia una campagna di solidarieta', un appello alla societa' civile
per "il sostegno all'associazione e perche' vengano dati contributi per le spese legali". Come? Per saperlo, si legge in un volantino di "Peacelink",
basta collegarsi al sito dell'associazione.

Bene, su quel sito, oltre alle informazioni per i contributi, ci sono anche i testi delle e-mail dei simpatizzanti. Che, per simpatia all'associazione
"pacifista", scrivono frasi "pacifiste" del tipo "porc... spaccategli il c... a 'sti guerrafondai di m..." o, per essere piu' specifici, "perche' non ci
date il nome e cognome di questo bastardo che andiamo a spaccargli il c... come merita?".

Davvero uno spirito pacifista vivissimo; prima usano una firma all'insaputa dell'interessato sotto un manifesto, poi, quando lui si ribella, lo minacciano
di farlo a pezzi. A causa in corso, Daclon si limita a dire che "i 50.000 euro, rispetto ad attribuirmi frasi sulla Nato del tipo "mercenari in divisa" e
roba del genere, sono una richiesta simbolica, dal momento che con la Nato ci lavoro. So solo che contro di me hanno organizzato perfino volantinaggi,
perche' m'ero permesso di ribellarmi alla falsificazione della mia firma".

Riquadro "Ha chiesto un risarcimento di 50mila euro. E ora riceve minacce"

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