Emergenza2

Dieci domande a Corrado Daclon

In seguito ad un nuovo attacco verbale contro l'associazione PeaceLink dalle pagine di un "blog", contenuto in un articolo anonimo redatto da una persona che si definisce un "conoscente" del signor Daclon, PeaceLink ha inoltrato una lettera di risposta ai responsabili del sito.
Associazione PeaceLink
Fonte: www.peacelink.it - 18 agosto 2003

Al responsabile del sito http://newblognewblog.splinder.it

Con preghiera di pubblicazione

Ho letto il vostro post intitolato "Chiedimi scusa, che ti ho appena rifilato un ceffone !", e sono maturati in me alcuni dubbi, per i quali vi chiedo cortesemente di fornirmi una risposta:

1) Voi descrivete il sito peacelink.it come "un sito di quelli che piacciono tanto poco a noi". Come mai? Come potremmo fare per migliorare il nostro servizio?. Forse i nostri ultimi articoli non vi sono piaciuti tanto, magari perche' indirizzati contro le azioni di guerra di due governi che voi stimate (quello italiano e quello statunitense), ma possibile che non vi siano piaciuti nemmeno gli attacchi ai "sinistri" D'Alema e Clinton durante la guerra del 1999 o le prime notizie sullo scandalo Telekom Serbia, apparse sulle nostre mailing list prima ancora che sulle pagine di Repubblica, oppure i nostri reportage da Grozny e dalla Cecenia, o le condanne per le violazioni dei diritti umani in Cina, certamente non sospettabili di antiamericanismo?

2) Voi affermate che "rifondazione piazza tra i nomi dei firmatari del manifesto anche il Prof. Corrado Maria Daclon". Noi non sappiamo come il nome del Daclon sia finito tra i firmatari di quell'appello, la cui riproduzione integrale con citazione della fonte originaria potrebbe costare la vita alla nostra associazione. L'unica cosa che sappiamo e' che quel nome non ce l'abbiamo messo di certo noi. Voi invece siete assolutamente certi che Rifondazione abbia "piazzato" il nome di Daclon tra quei firmatari. Ora, visto che in Italia la responsabilita' penale e' personale, e visto che voi siete convinti che sia stata Rifondazione ad usare impropriamente il nome del Daclon, ci spiegate come mai alla fine dovremmo essere noi a rispondere di azioni altrui?

3) Voi affermate che "Su richiesta di Daclon, il suo nome sparisce subito dal sito di rifondazione, che capisce di averla fatta grossa. Peacelink, invece, col fischio che lo fa". Noi non abbiamo mai ricevuto una richiesta di rimozione, correzione o cancellazione di quella pagina dal Signor Daclon, ne' tantomeno una telefonata, una lettera di diffida o qualsiasi altro invito a rettificare quelle informazioni ai sensi della legge sulla stampa. Se questa richiesta ci arrivasse saremmo ben lieti di esaudirla anche oggi, ma rimuovere quella pagina di nostra iniziativa potrebbe essere interpretato come una ammissione di colpevolezza, mentre noi non siamo ne' ci riteniamo colpevoli di niente, ne' avremmo potuto verificare uno per uno i firmatari di quell'appello senza violare la loro privacy. Le chiedo: lei cosa avrebbe fatto al posto nostro, se sul suo blog qualcuno avesse inserito in buona fede, magari in un commento, quello stesso manifesto ambientalista, e se lei si fosse accorto della necessita' di una rettifica solamente dopo una citazione da cinquantamila euro?

4) Voi affermate che PeaceLink "decide di mantenere il nome del prof. Daclon sul manifesto". Le ripeto che non e' stata una nostra decisione, e saremmo stati ben lieti di rimuovere quella pagina qualora ci fosse stato richiesto, pubblicando una rettifica perfino in homepage, ma purtroppo il primo contatto che Daclon ha avuto con noi e' avvenuto tramite l'atto di citazione, nel quale non si chiede la rimozione o rettifica di quelle pagine, che non e' mai stata chiesta, ma si chiedono 50 mila euro di risarcimento. Quindi non si e' trattato di una nostra decisione. La condotta del Daclon ci ha reso impossibile rimuovere quella pagina di nostra iniziativa, perche' quella pagina e' diventata oggetto di una controversia legale, e rimuoverla sarebbe come rimuovere un elemento probatorio dagli atti di un processo. Come mai voi affermate che la nostra associazione "persevera per principio a ledere i diritti altrui"?. Come mai, visto che non ci e' mai stata richiesta una rettifica o una rimozione di quella pagina, voi dichiarate il falso affermando che "peacelink pubblica quello che vuole e quando gli si dice di smetterla non lo fa", mentre nessuno ci ha mai "detto di smettere"? Se ce lo avessero chiesto saremmo stati lieti di farlo. Poiche' non abbiamo nessuna intenzione di "ledere i diritti altrui" come voi affermate, e proprio per la nostra ferma determinazione a tutelare i diritti di tutti, il nome di Daclon finora non e' apparso sul nostro sito ne' negli appelli con cui abbiamo chiesto la solidarieta' dei nostri lettori. Abbiamo preservato la privacy di Daclon e dell'associazione Pro Natura fino a quando lo stesso Daclon ha deciso di rendere pubblica la sua vicenda attraverso le pagine di Libero. Vi chiedo: quante altre associazioni si sarebbero comportate allo stesso modo, e quante invece non avrebbero resistito alla tentazione di una ghiotta "gogna telematica" dove mettere alla berlina il "cattivo" consulente Nato?

5) Uno degli aspetti positivi della comunicazione in rete e' che permette di creare degli spazi bianchi, dei "muri" virtuali dove le persone possono esprimere le loro idee. Come accade sui normali muri di cemento delle nostra citta', gli spazi bianchi vengono utilizzati per creare arte e bellezza, come accade nel caso dei murales e dei dipinti a spray che colorano molte vie cittadine, ma anche per creare bruttura e volgarita', come avviene con le scritte gratuite e volgari che imbrattano i cessi delle stazioni o i muri di alcuni quartieri degradati. Consapevoli di questo rischio abbiamo creato uno di questi spazi bianchi, e su duemila commenti solo uno e' risultato offensivo, e peraltro e' stato immediatamente rimosso. Quello che e' grave non e' che ci sia un imbecille in un gruppo di duemila persone, statisticamente sarebbe impossibile che non ci fosse. La cosa grave, a mio avviso, e' che dei seri professionisti del giornalismo si aggrappino a queste inevitabili contaminazioni di stupidita' per creare dei "casi giornalistici" quando si e' a corto di argomenti. Per questo vi rivolgo un'ultima domanda: ritenete positivo che in Italia si stia affermando uno stile giornalistico che annovera tra le sue fonti l'equivalente telematico delle scritte nei cessi delle stazioni? Ritenete che sia stato corretto ignorare che tra le persone che ci hanno espresso solidarieta' c'e' stato anche il linguista Noam Chomsky e molti missionari comboniani, dando voce sulle pagine di Libero a una "scritta sui cessi" rimossa gia' da sei mesi?

6) Non ho capito il senso della frase "se chiudono sara' tanto di guadagnato per la verita'". Se un sito chiude perche' riporta in buona fede cose errate scritte da altri, dov'e' il guadagno per la verita'? Qual e' la verita' che guadagna se si puniscono le piccole voci della rete con pene superiori a quelle previste dalla legge sulla stampa? Se quell'appello fosse stato pubblicato sul Corriere della Sera, ai sensi della legge sulla stampa sarebbe stata sufficiente una rettifica per riparare all'errore. Perche' a noi questa possibilita' e' stata negata? Qual e' la verita' che guadagna dal dissanguamento economico di chi sbaglia in buona fede?

7) L'estensore dell'articolo sul vostro Blog dichiara che "accade che il sottoscritto conosca di persona il prof. Daclon". La cosa mi fa molto piacere, poiche' ci da' la possibilita' di porre al Daclon delle domande a cui finora non ha voluto rispondere: signor Daclon, come mai nonostante le ripetute richieste ha rifiutato qualsiasi contatto con i responsabili dell'associazione PeaceLink dopo l'invio dell'atto di citazione, e prima della citazione non ha ritenuto opportuna nessuna forma di contatto epistolare, telefonico o verbale? Come mai tra i tanti siti che hanno pubblicato quel "manifesto ambientalista" solamente PeaceLink e' stata citata in sede civile mentre ad altre persone che avevano compiuto la stessa azione lei ha richiesto solamente la modifica o la rimozione della pagina in questione? Secondo lei, chi ha inserito il suo nome in quell'appello ambientalista nella sua prima pubblicazione sul sito di Rifondazione? Come mai non ha ritenuto di doversi rivalere contro gli estensori materiali di quel testo errato? Come mai lei nel suo atto di citazione rivolto a Peacelink tramite i suoi avvocati si qualifica come consulente della Nato mentre ha dichiarato in altre sedi di non avere mai avuto nessun rapporto professionale con l'alleanza atlantica? Come mai a tutt'oggi non ha mai richiesto all'associazione PeaceLink una rettifica o una rimozione del testo nel quale compare il suo nome? Signor Daclon, come mai l'associazione PeaceLink e' disposta a riconoscere il suo diritto alla rettifica come previsto dalla legge sulla stampa ma lei non ha ancora voluto avvalersi di tale diritto preferendo richiedere un risarcimento economico in sede civile? Questo obiettivo economico le interessa di piu' della rimozione del suo nome in calce ad un appello nel quale non si riconosce? Signor Daclon, lei ritiene che ci siano ancora degli spiragli per una risoluzione di questo conflitto che sia costruttiva e soddisfacente per entrambe le parti? Lei ha tutte le possibilita' di vedere riconosciuto il suo diritto alla rettifica di un testo errato, come mai vuole negare il diritto all'esistenza di una associazione che sul suo bilancio pubblicamente consultabile ha un attivo di poche centinaia di euro, e che sarebbe di fatto annientata con un risarcimento da decine di migliaia di euro?

Vi preghiamo di inoltrare al signor Daclon questi interrogativi che sono ancora senza risposta, rassicurandolo sul fatto che non nutriamo nei suoi confronti nessuna forma di odio o di rancore. Poiche' siamo una associazione nonviolenta, e non semplicemente pacifista o negativamente antimilitarista, riusciamo a distinguere tra l'odio per una persona e la condanna per le sue azioni, e pertanto non ci passa neanche per la testa l'idea di odiare o distruggere il signor Daclon, pur esprimendo profonda condanna e dissenso verso l'azione legale che ha deciso di intraprendere nei nostri confronti, a nostro avviso assolutamente ingiustificata. Speriamo davvero che questa vicenda davvero triste si risolva nel modo migliore per tutti, senza vincitori e sconfitti ma con il riconoscimento di tutti i diritti legittimi delle parti in causa, accantonando le pretese illegittime, infondate o peggio ancora persecutorie.

Richiediamo cortesemente la pubblicazione della presente lettera sul vostro Blog, unicamente per offrire una informazione piu' completa ai lettori dello stesso. Attendo un vostro cenno di riscontro all'indirizzo email info@peacelink.it

Cordiali Saluti

Carlo Gubitosa
Associazione PeaceLink

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