"Il Giornale" pubblica la rettifica di PeaceLink. Ma poi falsa nuovamente le informazioni
L’associazione Peacelink è un'associazione non violenta, che combatte contro la violenza del linguaggio oltre che contro la violenza delle armi, e pertanto vi comunichiamo che riteniamo lesivo della nostra dignità, contrario a verità e deontologicamente scorretto da parte vostra il fatto di aver accostato il nome di Peacelink a minacce di violenza nei confronti del Daclon, che nessuno dei nostri associati ha mai pronunciato, né scritto, né tantomeno pensato.
Va detto che il vostro articolo contiene varie informazioni false, a cominciare dal tìtolo e dal catenaccio: «Via la mia firma dal-la lista antiamericana. Il professor Daclon non riesce a farsi cancellare e anzi viene insultato». Non abbiamo mai ricevuto dal signor Daclon una richiesta di rimozione o di rettifica dei contenuti pubblicati sul nostro sito, né tantomeno una lettera di diffida precedente alla citazione in tribunale.
Il signor Daclon ci ha richiesto solamente 50mila euro, ma non ci ha mai invitato a modificare i contenuti della pagina «incriminata», cosa che noi non possiamo fare con una iniziativa unilaterale, in quanto quella pagina è ormai oggetto d'indagine. Se il signor Daclon, così come ha fatto con Rifondazione comunista e altri siti che hanno pubblicato il testo «incriminato», ci avesse chiesto la rimozione o la rettifica del testo prima di procedere a una causa civile, saremmo stati ben lieti di accontentarlo. Questa possibilità ci è stata negata dallo stesso signor Daclon, che prima di procedere la sua azione legale non ci ha mai contattato in alcun modo, né ci ha inviato lettere di diffida. Contrariamente a quello che appare dal vostro articolo, l'azione legale di Daclon non è successi-va al nostro appello di solidarietà lanciato in rete, ma è precedente a tutte le iniziative che abbiamo
messo in atto per difendere il nostro diritto alla citazione integrale di fonti autorevoli. La firma di Daclon non «compare» magicamente in calce a un manifesto, così come riportato nel vostro articolo, ma è stata pubblicata in calce a quel mani-festo dal sito web di un partito nazionale che non ha nessun legame con la nostra associazione.
Vorremmo capire inoltre come fate a scrivere che Daclon ha lavorato per la Nato «senza percepire compensi». Daclon si è rivolto a noi con un atto di citazione in cui afferma che «da anni intrattiene rapporti culturali e soprattutto professionali con gli Stati Uniti, con le sue agenzie federali come la Nasa, ed è consulente della Nato per le questioni ambientali». Da quando in qua la Nato si serve di consulenti non retribuiti?
Carlo Gubitosa
Segretario Associazione
Peacelink
Taranto
RISPOSTA DE "IL GIORNALE"
Daclon aveva chiesto di rimuovere il suo nome dal manifesto, ma la cortesia gli è stata negata. Si è rivolto allora al giudice, ma ad oggi la situazione non è cambiata. Anzi, PeaceLink scrive di non poter modificare «i contenuti della pagina incriminata con un'iniziativa unilaterale». Che significa? Quanto a PeaceLink, il sotto-scritto non si è mai permesso di dire che l'associazione inciti al-la violenza. Violenti, anzi intimidatori nei confronti del professor Daclon, sono i messaggi (alcuni) rintracciabili in rete.
Infine se nell'artìcolo si scriveva che Daclon non ha preso compensi dalla Nato è perché è stato lui stesso a darne conferma al Giornale. Intendiamoci, in caso contrario non ci sarebbe nulla di male. Ma le cose, per quanto PeaceLink si stracci le vesti, stanno proprio così.
SteZu
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