Colombe nella rete: peacelink.it
Mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna affilano i coltelli per la guerra contro il dittatore tikrita, piccole realtà telematiche raccolgono le voci di chi vuole la pace. Peacelink.it è una di queste realtà; una redazione virtuale fatta di volontari che scrivono articoli, libri, dossier per la pace. La rete telematica di Peacelink nasce il 28 ottobre del 1991 per aprire una nuova strada al movimento pacifista spiazzato e disorientato dalla guerra del Golfo.
"Il movimento, abituato ai tempi lunghi della guerra del Vietnam, aveva come mezzo di informazione le proprie riviste mensili", scrivono i peacelinker, "ma la guerra contro l'Iraq, combattuta e vinta in poche settimane, richiedeva un salto tecnologico a chi volesse mobilitarsi con la stessa rapidità". Durante il conflitto in Kosovo spuntarono milioni di contatti insperati per Peacelink, perché il sito raccoglieva le testimonianze di persone che vivevano sotto i bombardamenti Nato. L'associazione ha pubblicato poi i piani di emergenza nucleare e le mappe segrete che indicavano dove, nei Balcani, erano caduti i proiettili radioattivi della Nato.
La denuncia dell'uso di proiettili all'uranio impoverito ha portato Peacelink a testimoniare, nel gennaio 2001, davanti al Parlamento europeo, sulle possibili cause della "sindrome dei Balcani". I volontari dell'associazione credono "nell'efficacia di Internet come strumento per compensare la propaganda di guerra". Il sito è rigorosamente no profit, nessuno dei volontari percepisce alcun compenso e per il direttore, Carlo Gubitosa, "non è importante che tutti leggano o capiscano questo tipo di informazione.
Noi forniamo un'alternativa ai messaggi dei grandi gruppi editoriali e televisivi. Vogliamo smaliziare il lettore su alcuni meccanismi commerciali. Che si sappia che un libro edito dalla Fabbri e recensito sulle pagine del Corriere della Sera è pubblicizzato in casa propria". Il sito diffonde in tempo reale appelli umanitari ed Sos; "lotta contro il pronostico dell'estinzione degli ingenui utopisti e contro l'idea di chi vede nel futuro della rete solo il dominio delle finalità commerciali".
In una delle tante lotte Peacelink è incappato in una causa contro il gigante militare del Nord Atlantico: "un consulente Nato chiede 50mila euro di danni all'associazione per la pubblicazione su internet di un appello ambientalista già diffuso su altri siti". L'associazione rischia di chiudere i battenti e chiede solidarietà economica alla società civile. Ma il suo eroico isolamento, questa volta, potrebbe non essergli favorevole
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