Emergenza2

LETTERA APERTA

Lettera di Rita Guma

direttrice dell'Osservatorio europeo sulla legalità e la questione morale
23 dicembre 2002
Rita Guma
Fonte: La Linea del Piave http://www.resistere.it/n31.htm

Gentile direttore,
E' stato di recente lanciato un comunicato di Carlo Gubitosa, segretario di PeaceLink in cui si informava che sono stati chiesti 50.000 euro di danni per la pubblicazione su internet di un appello ambientalista gia' diffuso su altri siti. L'associazione di volontariato, che da tanti anni opera informando e segnalando varie anomalie sociali, segnala che rischia di chiudere i battenti e chiede solidarieta' alla societa' civile lanciando una campagna di solidarieta' e di contributo alle spese legali per la causa, che sara' discussa in tribunale a partire dal 18 febbraio 2003.
La citazione e' stata avanzata da un collaboratore di enti internazionali che figurava a sua insaputa fra i firmatari ell'appello e che si e' ritenuto danneggiato dalle affermazioni critiche nei confronti dei soggetti con cui collabora contenute nel documento ambientalista.
PeaceLink si giustifica con il fatto che l'appello era stato prelevato da un altro sito con citazione della fonte.

Potremmo sintetizzare il commento a questa vicenda come: LA MIA LIBERTA' FINISCE DOVE COMINCIA LA TUA e LA LEGGE NON AMMETTE IGNORANZA

Purtroppo per gli amici di Peacelink, associazione sicuramente benemerita, e purtroppo per tutti quelli che diramano appelli in rete con tanto di nomi (ed indirizzi di posta, con aggiuntiva violazione della privacy), in caso di errori le persone colpite possono a buon diritto querelarli.

Non puo' essere invocata la liberta' di opinione se ledo i diritti altrui, ne' posso citare a mia discolpa un'altra fonte "certa", perche' per chi fa informazione vi e'


  1. l'obbligo di verificare le proprie fonti

  2. di recente estensione (vedi caso di Berlusconi versus Economist e Repubblica e casi di condanna in terra di mafia per aver riportato articoli "incriminati" presi da altra fonte), la condivisione della querela con chi ha pubblicato per primo la notizia ritenuta lesiva.

  3. Peacelink obbietta: ma allora dovremmo sempre controllare i contenuti di cio' che prendiamo da altri siti e media.
    Purtroppo e' cosi', ed e' anche un principio etico, dato che un giornale, pur serio, potrebbe riportare una data notizia in un modo distorto o tendenzioso oppure, piu' semplicemente, potrebbe mescolare opinioni e fatti, traendo in inganno il lettore poco informato, o infine potrebbe esservi un errore di stampa.
    Possiamo per questo far passare teorie per fatti accertati o propagare il torto inflitto ad un innocente?
    Pensiamo se quell'innocente fossimo noi.

E' questo uno dei piu' grossi impegni di chi lavora nel Bollettino dell'Osservatorio sulla legalita'. Ogni articolo e documento pervenuto o trovato (oltre quindicimila in un anno) viene letto e vagliato, e non pubblicato se le informazioni contenutevi sono ritenute errate, incerte e/o lesive di altrui diritti. Siamo gli unici in tutta la rete, ad esempio, ad aver eliminato dalla famosa lista di parlamentari inquisiti o condannati della Repubblica delle Banane, un nominativo erroneamente inserito per omonimia.

Lo stesso e' accaduto per il netstraking (collegamento contemporaneo di molti) attorno al sito del ministero della giustizia, che io stessa non ho voluto pubblicizzare, nonostante le motivazioni condivisibili, dato che ravvisavo il rischio di incorrere nei reati di "interruzione di pubblico servizio" e di "istigazione a delinquere".
E' di poche settimane fa, infatti, la notizia che i promotori di quell'evento hanno ricevuto un avviso di garanzia per aver leso l'art. 617 quater c.p. Hanno reagito mettendo il fatto in correlazione con
persecuzioni per le loro posizioni girotondiste, ma i magistrati hanno agito fondatamente. Il server bloccato dal "girotondo telematico", infatti, non ospita solo un sito informativo, ma distribuisce la posta di tutti i magistrati, cancellieri e tribunali d'Italia.

Con cio' non dico che si debba necessariamente prevedere un verdetto di colpevolezza in uno o in entrambi i casi, perche' cio' dipendera' da tanti fattori che emergeranno nel dibattimento (ed ovviamente io auguro agli amici coinvolti di avere il risultato sperato), come pure sono sicura che in tutte le vicende qui esaminate gli interessati fossero in buona fede, ma chi ha intrapreso l'azione giudiziaria si e' basato a mio avviso su elementi giustificati per farlo.

Riguardo alla vicenda di PeaceLink, se non erro fu proprio Carlo Gubitosa, piu' di un anno fa, a segnalare come deleterio il progetto dell'ordine dei giornalisti di apporre un bollino blu sulle testate telematiche che avessero un direttore responsabile regolarmente iscritto all'albo dei giornalisti (quindi obbligato a rispettare un codice deontologico professionale).
Quel provvedimento apparentemente discriminante fra testate di volontariato e testate "professionali" si sarebbe potuto rivelare in questo caso provvidenziale, perche' il sito dell'associazione, non avendo i finanziamenti necessari per pagare un giornalista, non porterebbe il bollino blu, e quindi l'informazione in esso contenuta sarebbe considerata "incerta".
Tale fatto potrebbe essere opposto in tribunale alla citazione per danni e probabilmente considerato un elemento fortemente attenuante per gli operatori dello stesso.

Mi sembra comunque importante sottolineare che, presumendo la buona fede, sarebbe buona abitudine, da parte di chi si ritiene leso, segnalare al giornale (o sito) l'errore ed eventualmente pretendere una smentita di pari lunghezza e visibilita' dell'articolo incriminato.
Cio' sembra non sia stato fatto nel caso dell'esperto NATO.

Mi preme anche far notare come qualche mese fa la commissione del Senato abbia sancito invece il diritto di diffamazione per i parlamentari in qualsiasi sede ed occasione. Ovviamente il concetto non era formulato in questi termini, ma come estensione dell'immunita' parlamentare a frasi pronunciate anche in occasione di trasmissioni televisive e senza alcuna correlazione con il proprio mandato parlamentare. Cio' crea ovviamente una notevole sperequazione fra il normale cittadino (associazione o giornale) ed i parlamentari, che alcune leggi si limiterebbero a farle, pur non rispettandole, ma purtroppo dobbiamo oggi attenerci alle leggi valide per noi comuni mortali, soprattutto se chiediamo il rispetto della legalita'.

Tornando a PeaceLink, quindi, pur non condividendo del tutto i contenuti dell'appello, esorto tutti a fare un versamento a favore di questa associazione, in riconoscimento degli altri suoi meriti, perche' possa difendersi in tribunale ed eventualmente fronteggiare la penale richiesta.

Il numero di ccp di PeaceLink e le altre informazioni sulla vicenda sono all'indirizzo: http://www.peacelink.it/emergenza/

Rita Guma
http://www.osservatoriosullalegalita.net

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