La larga maggioranza del no, nuova disavventura della crisi politica
Per la prima volta nella Quinta repubblica la Francia ha detto NO a un referendum sull’Europa.
Nel 1972, i francesi avevano approvato l’entrata del Regno-Unito nella CEE.
Avevano approvato di stretta misura (51.05%) la ratifica al trattato di Maastrich il 20 Settembre 1992. Ma oggi, il rigetto della costituzione è grande, circa 55% degli elettori si sono pronunciati per il No. Di più, è il referendum che registra la percentuale di NO la più alta nella storia della Quinta repubblica : il record precedente era per il referendum del 27 Aprile 1969, sulla riforma del Senato (52.4%).
I risultati del Referendum del 29 Maggio 2005 corrispondono, del punto di vista elettorale a un contrario del Referendum di Maastrich e a una specie di replica del 21 Aprile 2002.
Trattato di Maastrich, un effetto contrario.
Il SI è maggioritario negli elettorati UMP e UDF (75% e 80% per il SI) invece è minoritario nel elettorato socialista (41& per il SI, 59%per il NO) e verde(ecologisti-40% per il SI)
Le formazioni anti-europea tradizionali(estrema destra, estrema sinistra, partito comunista e Sovranisti) hanno detto a quasi l’unanimità NO.
Nel 1992, la situazione era comparabile ma invertita.
Il SI era anche il voto del governo ma aveva vinto a più di 51% dei suffragi.
Il trattato di Maastrich è stato approvato da 78% dei simpatizzanti socialisti, ( al potere), 61% dei simpatizzanti UDF e 60% degli ecologisti.
Il RPR, a quest’epoca nell’opposizione, si era diviso e aveva votato NO al 59%, al modo del PS oggi.
Al di là del rapporto di forza elettorale, l’assimetria tra i due scrutini si verifica nella sociologia del voto.
Nel 2005, solo i dirigenti e professioni intellettuali hanno votato SI (65% come nel 1992). Le categorie popolari o modeste hanno votato NO, ma aumentando il loro voto rispetto al 1992 : 79% per il NO tra gli operai (aumento di 18 punti), 67% tra gli impiegati (aumento di 14 punti).
Il cambiamento si nota tra le categorie medie che votavano SI (62%) e votano ormai NO al 53%, segno di un malessere sociale profondo che tocca il paese e sottolinea il livello di preoccupazione di fronte a un’Europa accusata di non proteggere abbastanza i salariati di fronte alla mondializzazione.
Una specie di replica del 21 Aprile 2002
La vittoria del NO al Referendum di oggi è il risultato di un’alchimia inedita : il connubio del voto protestarlo e del voto anti-europeo, che sembra prolungare l’espressione della crisi politica del 21 Aprile 2002. Bisogna ricordare che questo referendum si iscrive in una seria elettorale atipica: il primo turno dell’elezione presidenziali nel 2002 aveva mosrato il rigetto del sistema politico.
Le elezioni regionali avevano mostrato un voto-sanzione per il governo, ancora quello di oggi.
Le elezioni di 2004, dominate da una grande astensione (57.3%) erano, però, le prime elezioni europee post-allargamento.
Con il rigetto, oggi, gli elettori ripetono e accentuano la crisi del sistema politico : i partiti del governo, che erano i soli a pronunciarsi in favore della costituzione Europea, avevano riunito il 21 Aprile 2002 solamente 56% dei suffragi esprimiti, sia il risultato il più basso di questi ultimi anni.
I voti estremi (destra e sinistra) che raggiungevano il record di 30% dei suffragi, partecipano oggi a quasi l’unanimità al voto NO.
In generale, le forze protestare (voti estremi, PC, sovranisti di destra e sinistra, cacciatori) rappresentavano più del 40% dei suffragi all’epoca: si sono arruolate tutte per il NO.
Oggi con 55% di voti NO, il referendum trova la sua analogia elettorale nello scrutinio storico del 21 Aprile 2002, quello che aveva mandato il messaggio il più chiaro al sistema e ai dirigenti politici.
Ma , oggi, il messaggio si rafforza dall’espressione di un malessere sociale che tutti partiti politici debbono prendere in conto.
La costruzione europea, lei, sembra essere la vittima collaterale di questo scrutinio : le motivazioni di politica interna degli elettori francesi sembrano avere vinto sulle considerazioni europee
.
Tradotto da Charlotte Bonin per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore
Articoli correlati
- Anche un terzo dell’elettorato di centro-sinistra favorevole alle perquisizioni volute dalle destre
Uruguay: l'ossessione per la sicurezza contagia il Frente Amplio
Promosso sul tema un referendum per il 27 ottobre, in contemporanea con le presidenziali che sanciranno chi guiderà il paese dopo i cinque anni di governo neoliberista di Lacalle Pou.23 settembre 2024 - David Lifodi - Nel referendum costituzionale di ieri, 17 dicembre
Cile: vittoria dimezzata della destra
Il 55,8% degli elettori ha respinto la modifica della Costituzione proposta dall’estrema destra, ma a rimanere in vigore è comunque il testo pinochettista.18 dicembre 2023 - David Lifodi - Affollata assemblea preparativa a Roma
Il 20 maggio i lavoratori e le realtà sociali di tutta l’Italia scioperano per dire NO alla guerra
“Il padronato vuole comprarci col bonus governativo di €200? Se li metta in quel posto”, ha tuonato un rappresentante sindacale. “Noi, il 20, scioperiamo contro la sua guerra che causa inflazione, aumento di prezzi, cassa integrazione nelle industrie vulnerabili, tagli alla sanità e ai servizi".8 maggio 2022 - Patrick Boylan - Sottoscrivi la proposta
L'Europa ripudia la guerra e promuove il rafforzamento e la democratizzazione delle Nazioni unite
Proposta inserita nella piattaforma della Conferenza sul futuro dell'Europa nella categoria "L'UE nel mondo".12 aprile 2022 - Nicola Vallinoto
Sociale.network