"Ho conosciuto in Bosnia l'Islam moderato"
«Ho conosciuto in Bosnia l’Islam moderato»
Lo scrittore Predrag Matvejevic: l’Europa non deve blindarsi, abbiamo bisogno di società aperte
di Umberto De Giovannangeli
IL SUO PERCORSO culturale e umano è quello di un intellettuale che ha cercato nel cuore dell’«inferno balcanico» di costruire «ponti» di dialogo tra identità, etniche e religiose, diverse e spesso violentemente contrapposte. Nato a Mostar (Bosnia-Erzego-
vina) da madre croata e padre russo, Predrag Matvejevic, scrittore, saggista e professore di Slavistica all’Università La Sapienza di Roma è emigrato all’inizio della guerra nella ex Jugoslavia scegliendo una posizione «da asilo ed esilio». Ed oggi, di fronte all’attacco terrorista e a chi in Europa, e in Italia, ribatte proponendo di alzare muri levatoi contro l’Islam, Matvejevic ricorda che: «Nel cuore dell’Europa esisteva un Islam moderato, laico, dialogante: era la Bosnia. Ebbene, l’Europa democratica, cristiana, tollerante, assistette in silenzio, un silenzio pesante, un silenzio complice, alla distruzione di quella esperienza. Assistette in silenzio, un silenzio imbelle, di fronte al massacro di ottomila musulmani bosniaci a Srebrenica. Quel silenzio ha rafforzato l’islamismo integrista».
Dopo Londra e Sharm el-Sheikh il mondo è in preda all’angoscia e alla paura. Di fronte all’offensiva terrorista, c’è chi propone la blindatura delle nostre società e chi invoca la mano pesante contro gli islamici.
«Non è blindandoci che potremo salvarci. Non possiamo, non dobbiamo rimettere in discussione il nostro essere, in Europa, società multiculturali, aperte. Non possiamo, non dobbiamo guardare all’Islam come a un monolite privo di sfaccettature. Dobbiamo osservare le differenze, che esistono, e che sono foriere di speranza. Io queste differenze le ho toccate con mano; ho conosciuto un Islam laico, moderato, dialogante. L’ho conosciuto in Bosnia. Ho pianto con loro quando i “soldati cristiani” ortodossi serbi hanno massacrato ottomila musulmani bosniaci a Srebrenica. Ottomila vittime innocenti: quattro volte più che nelle Torri Gemelle. Per le Torri Gemelle siamo stati tutti giustamente coinvolti, colpiti, inorriditi, dolenti. Così non è stato per le vittime di Srebrenica. In quelle fosse comuni è stato sepolto, violentato, l’Islam laico sorto nel cuore dell’Europa. Allora la propaganda di Milosevic e di Tujman presentò agli Usa, all’Europa, all’Occidente quei musulmani di Bosnia come un cuneo islamico in Europa, come l’avamposto di una penetrazione islamica nel Vecchio continente, creano le premesse ideologiche per la loro distruzione. In questo avallo c’è la miopia dell’Occidente: una politica lungimirante avrebbe invece dovuto valorizzare l’Islam europeo, l’Islam laico contrapponendolo ai veri islamici fanatici. Questo dovevamo fare e invece abbiamo lasciato distruggere questa oasi dell’Islam europeo. Sì, l’Islam moderato esiste. Io l’ho conosciuto in Bosnia, l’ho ritrovato nei miei viaggi di studio in Marocco o in Tunisia,; questo Islam del dialogo e della dignità ha il volto dolente degli intellettuali egiziani che ho incontrato di recente, che ho risentito dopo la strage di Sharm, e che si vergognavano del fatto che l’Islam, il loro Islam, fosse abbinato a crimini del genere, infangato da quegli assassini»..
L’Islam moderato esiste.
«Negarlo è il miglior regalo che si potrebbe fare agli integralisti, ai jihadisti. Penso, per fare un altro esempio, all’esperienza algerina. Lì gli integralisti islamici hanno ucciso, massacrato, decine di migliaia di musulmani algerini. Eppure quella società, islamica, ha saputo rialzarsi, isolare e sconfiggere le frange violente, terroriste. Senza per questo negare la propria identità. Invece di negare l’esistenza di questo Islam, dovremmo interrogarci su come sviluppare al meglio il dialogo con queste oasi di un Islam che c’è, che esiste, che sa di essere il primo obiettivo degli integralisti in armi».
Un ministro della repubblica italiana ha affermato che «L’Islam non è civiltà».
«È triste, molto triste. Ed anche pericoloso. Perché si cade nell’errore di scambiare l’Islam con l’islamismo. Non sono la stessa cosa. Come non sono la stessa cosa il fondamentalismo islamico e l’integralismo islamico. E anche nel fondamentalismo stesso, esiste un filone mistico e un filone micidiale, assassino. Sono sfumature sostanziali di cui non si sa, o non si vuole, vedere. Ma dentro queste “sfumature” vivono, operano, pensano milioni di musulmani, la grande maggioranza, che sono pronti al dialogo e che condanno i crimini dei jihadisti».
La sua è anche una risposta allo «scontro di civiltà» delineato da Samuel Hungtinton.
«Non si scontrano le culture. Si scontrano le culture alienate e trasformate in ideologie e che come tali funzionano. Se così non fosse, arriveremmo alla conclusione che ogni sviluppo di cultura sarebbe allo stesso tempo lo sviluppo della virtualità del conflitto. E dunque dovremmo rimanere fermi dove siamo, condannandoci all’immobilismo del pensiero. È pura follia. Hungtinton ha scritto un libro, il guaio è che quel libro e la teoria in esso sviluppata sono stati “imbracciati” da alcuni falchi, molto potenti, che ne hanno fatto la loro ideologia. Una ideologia che ha caricaturizzato, demonizzandolo, l’Islam, negandone le sfaccettature interne e dunque disarmando la politica. Questa ideologia ha calpestato i semi del dialogo presenti all’interno dell’Islam. Oggi nell’Islam vedo emergere un problema di fondo che fu, nei secoli passati, vissuto anche dalla cristianità...».
Quale sarebbe questo problema di fondo?
«È l’alternativa tra modernizzare l’Islam o islamizzare la modernità. Non si può islamizzare la modernità. Non siamo riusciti neanche noi a “cristianizzare” la modernità. A ciò si opposero il Lumi, la civiltà illuminista. Quando si pone la questione di modernizzare l’Islam, c’è chi risponde come rispondevano i cristiani: non si tocca il Libro. Ma l’affermarsi della società dei Lumi dimostra che è possibile modernizzare l’Europa, l’Occidente cristiani senza per questo gettare via la Bibbia o rinnegare il Nuovo Testamento. Così può avvenire per l’Islam, operare per la modernizzazione senza violare il Corano. È questa la sfida dell’Islam moderato. Una sfida di civiltà. Contro la quale agiscono i terroristi».
Sociale.network