Ankara-Bruxelles: quali prospettive?
Bruxelles - A pochi giorni dall'avvio dell'eventuale processo di adesione, previsto per il 3 ottobre, i 25 Paesi dell'Unione Europea hanno raggiunto un'intesa di principio sulla risposta da dare alla Turchia. Nel corso dell'ultima riunione, il comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) dell'Ue, ha definito all'unanimita' una procedura scritta che dovrà essere controfirmata dai ministri .
Nella definizione dei dettagli preliminari per avviare l'iter che potrebbe condurre Ankara nell'UE permangono ancora elementi di ostacolo. Nonostante l'unanimità, resta tuttora presente la riserva dell'Austria che continua a sostenere la necessità di includere nell'intesa l'ipotesi della realizzazione con la Turchia di un "partenariato privilegiato" come alternativa alla piena adesione. " Quest'opzione è plausibile" commenta Paolo Acunzo, esperto di affari comunitari e membro di Team Europa, la rete dei conferenzieri su temi europei della Commissione UE, il quale sottolinea come questa alternativa potrebbe al tempo stesso costituire una tappa verso l'adesione .
Ma il quadro negoziale sembra presentare al momento aspetti decisamente più critici dell'"opzione austriaca", questioni irrisolte capaci di ostacolare il processo d'integrazione. A oltre 30 anni dal completamento dell'occupazione militare da parte dell'esercito turco, resta ancora più che problematica la questione di Cipro. La Turchia, unico Paese a riconoscere la Repubblica di Cipro del Nord proclamata nel 1974, continua a rifiutare la legittimazione della parte greca dell'Isola .
"La questione ha un peso determinante - commenta Acunzo - . Si verrebbe a creare una situazione del tutto nuova; sarebbe infatti la prima volta che un Paese dell'UE non riconosce un altro membro". Una situazione che non sembra avviarsi alla risoluzione disattendendo, come ricorda l'esperto comunitario, quelle speranze emerse con la prospettiva di ingresso di Cipro nell'UE, realizzatasi nel 2004 senza un superamento decisivo del contrasto tra Nicosia ed Ankara .
Recentemente la Turchia ha formalmente annunciato come il riconoscimento dell'estensione dell'Unione doganale ai dieci nuovi membri UE non costituisca un automatico riconoscimento di Cipro. La controdichiarazione da presentare al governo turco da parte dell'Unione prevederebbe la richiesta ad Ankara del riconoscimento di Cipro entro il 2006 .
Altro elemento ostacolante nella corsa turca all'Unione è tuttora il nodo dei diritti umani . Un problema evidenziatosi ultimamente con le proteste al Parlamento europeo di una delegazione curda che avrebbe denunciato la criptica modifica da parte del governo di Ankara delle riforme introdotte su richiesta dell'UE, che mirerebbe a rafforzare i poteri dell'esercito e della polizia, reintroducendo le leggi anti-terrorismo e ampliando la carcerazione preventiva. Dal punto di vista dell'Europa dei 25, la domanda sembrerebbe sorgere spontanea: quanto può pesare sulle resistenze attuali un ipotetico "fattore curdo"?
"Occorre ricordare - precisa Acunzo - che, secondo la Commissione Europea, la Turchia rientra ormai nei cosiddetti parametri di Copenhagen sulla tutela dei diritti umani, anche nel caso del rapporto con i curdi. Certo accanto a una parte 'formale' della questione, fatta di riforme e modifiche alla costituzione, esiste ancora una parte 'sostanziale' in cui si evidenziano ancora delle discriminazioni. Anche per questo si prevedono negoziati lunghi" conclude Acunzo, sottolineando come col tempo le riforme di legge possano tradursi in un'effettiva fine delle pratiche discriminatorie .
Un'eventuale adesione della Turchia all'Unione rappresenterebbe poi un' ulteriore prima volta assoluta: l'ingresso nella comunità di una nazione a maggioranza islamica , prospettiva che continua a determinare resistenze e timori. "Questo elemento può avere un peso - spiega l'esperto - ma non dovrebbe averlo da un punto di vista comunitario formale. In realtà, non è affatto detto che l'UE debba essere cristiana, al contrario dovrebbe essere laica ".
Nel caso in cui il processo dovesse partire, i tempi per il suo completamento sembrano ancora molto lunghi e dovrebbero contemplare per lo meno un decennio. "Sono necessari almeno dieci anni, ma in realtà potrebbero essere anche 15 - spiega il membro di Team Europa - . Anche questo rappresenta di per sé una peculiarità rispetto ad altri casi. Non dimentichiamo che il processo di adesione dei Paesi dell'ex blocco sovietico richiese sette anni ".
Soltanto il 3 ottobre si saprà se l'iter procedurale dell'adesione potrà essere effettivamente avviato e al momento, dunque, diversi sembrano essere i punti critici sulla strada dell'accordo. Ma al di là dei fattori politici, culturali e religiosi, a lasciare aperta la possibilità di un fallimento preliminare è lo stesso sistema decisionale dell'UE, basato sull'unanimità. "Personalmente non credo che il processo partirà - spiega Acunzo - . E' difficile credere che almeno un Paese, a cominciare da Cipro, non scelga di opporre il proprio veto. Certo un'esclusione della Turchia potrebbe creare dei problemi nei rapporti tra l'UE e il mondo islamico ".
News ITALIA PRESS
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