L'Onu dei popoli vista dalla Gioventù Federalista Europea

L’ O.N.U. dei Giovani a Terni e la Marcia della Pace Perugia-Assisi

11 ottobre 2005
Claudia De Martino e Carlo Giuseppe Imarisio

Si è svolta a Terni dall’8 al 10 settembre la 2° edizione dell’ Assemblea dell’Onu dei Giovani, incentrato sui temi del “lavoro, della democrazia e per un mondo più giusto”, come citava lo stesso sottotitolo apposto alla manifestazione.
L’Assemblea aveva una doppia ragione d’esistenza: la prima consisteva nel rappresentare un forum di discussione parallelo e complementare alla manifestazione dell’ONU dei Popoli che si svolgeva negli stessi giorni a Perugia, fornendo così un’occasione anche ai giovani membri dell’associazionismo, delle sezioni giovanili dei partiti e di varie realtà appartenenti al mondo dei movimenti, di partecipare da protagonisti alle discussioni su un argomento così vincolante per il loro futuro. Erano presenti tra i giovani italiani, oltre alla GFE, ragazzi provenienti dalle varie associazioni riunite nella Tavola della Pace: AGESCI, Sinistra Giovanile, mondo sindacale, movimento esperantista, ARCI, ACLI e varie esperienze movimentiste e pacifiste; per quanto riguarda le adesioni internazionali, si sono distinti i giovani provenienti dalle realtà africana, sudamericana e mediorientale.
La seconda ragione della “tre giorni” riguardava invece la stretta correlazione che tale manifestazione aveva con la Marcia della Pace Perugia-Assisi, a favore di una riforma dell’Onu in senso maggiormente democratico e per un sistema di relazioni internazionali che riporti la non-violenza e la diplomazia a mezzo principe di risoluzione dei conflitti tra i popoli.
In questo contesto la GFE ha deciso di portare il proprio contributo originale alla discussione generale proponendo la sua soluzione federalista come mezzo di realizzazione concreta di quegli stessi obiettivi auspicati dai diversi attori partecipanti alla Tavola della pace.
Hanno partecipato il Presidente Nazionale Samuele Pii ed Enrico Busia per la sezione di Firenze, il Tesoriere Nazionale Federico Brunelli per la sezione di Verona, il Segretario Regionale toscano Simone Vannuccini e Mario Pagano per la sezione di Prato e, per la sezione di Roma, il Vice segretario e responsabile dell’Ufficio del dibattito, Claudia De Martino, il Segretario Carlo Giuseppe Imarisio e Leonardo Ricci, membro della direzione.
I lavori si sono articolati in due momenti principali. Il pomeriggio dell’8 settembre si è tenuto il confronto con Romano Prodi, preceduto da una riunione nella Biblioteca comunale di Terni in cui i giovani dell’Onu hanno discusso ed elaborato delle domande da porre al candidato premier dell’Unione sul tema “l’Italia, l’Europa e il mondo:diamo all’Italia un governo di pace”. Questi quesiti hanno ottenuto, tra l’altro, una convinta e convincente risposta da parte dell’ex Presidente della Commissione; riguardo alla necessità di rilanciare il processo europeo d’ integrazione.
Nel pomeriggio del 9, si sono tenuti poi i laboratori gestiti dalle varie associazioni e movimenti.
Si può sottolineare a proposito come la partecipazione della GFE si sia rivelata essenziale in mancanza di altri laboratori o spunti di riflessione concernenti l’Europa, sia in senso di una riforma federale che come semplice stimolo al rilancio del processo di integrazione europea. La grande maggioranza dei laboratori in questione trattavano infatti di temi attuali quali l’immigrazione o il lavoro, la pace e la guerra e molti altri argomenti sociali senza prendere in considerazione il legame tra una condizione di pace in politica estera ed un corretto funzionamento delle istituzioni europee sia all’interno dei propri confini che, come riflesso, nelle relazioni internazionali. Molte associazioni e movimenti si sono limitati, in questa sede, ad auspicare una riforma dell’Onu in senso più democratico, senza nemmeno menzionare la necessità di un seggio unico per l’Unione europea, proposta passata solo in un secondo tempo nel testo finale grazie ad una paziente opera di persuasione perpetrata da tutti i membri presenti della GFE nelle varie commissioni. Allo stesso modo, nella critica alla guerra irakena ed alla angosciosa situazione in cui versa oggi quel Paese martoriato, non si è evidenziata la deplorevole assenza europea, incapace di assumere una posizione univoca ed agire di conseguenza.
Nel tracciare un bilancio di questa esperienza, si potrebbe concludere che gran parte di quella gioventù che si riflette nel mondo dell’associazionismo di sinistra e si dichiara apertamente pacifista e terzomondista, non considera tra le proprie priorità un’ analisi ed una considerazione sul ruolo che l’Ue potrebbe assumere a riguardo. Troppo spesso ci si è riferiti a Prodi in qualità di candidato premier alla presidenza del Consiglio come se, una volta realizzatasi un’alternanza al potere e consegnato il governo nelle redini del centro-sinistra, si potessero avviare tutti quegli stravolgimenti capitali, quei progetti di sviluppo per il terzo mondo e quella presenza di pace nel mondo che nessun singolo governo nazionale può più assicurare da solo.
Crediamo che il confronto sia stato decisamente utile per tutti i partecipanti: spesso la GFE è stata una forza propulsiva per un ragionamento più concreto ed articolato sulle tematiche della pace e della guerra, tendendo sempre ad evidenziare il nesso tra progetti utopici di pace ed unione futura del mondo con i passi politici concreti da intraprendere e le aspettative nel breve e medio periodo; i giovani federalisti hanno avuto la possibilità di saggiare che spesso dietro un vago europeismo, le idee non siano così solide: opportuno sarà per noi, in tutti i contesti futuri, ribadire il concetto essenziale che la Federazione europea è una necessità vitale e non un’opzione di crescita tra le altre, una via maestra per il conseguimento di relazioni internazionali più democratiche e non un percorso di sviluppo relegato alla storia degli ultimi cinquant’anni. Temiamo, personalmente, che questo nesso intrinseco non sia ancora così evidente come molti di noi vorrebbero sperare. Si è comunque trovato un certo consenso riguardo alle proposte del seggio unico in Consiglio di Sicurezza, del Servizio civile europeo e, anche se in misura sensibilmente più ridotta, sulla necessità per l’UE di dotarsi di una Costituzione che inquadri regole e principi comuni ed accessibili ai cittadini.
Appare evidente comunque che con le altre realtà appartenenti alla Tavola della Pace esistono molte possibilità di cooperazione: in primo luogo, perché con loro condividiamo degli obiettivi evidenti (come l’impegno per una democratizzazione dell’Onu o l’apertura ai Paesi della riva sud del Mediterraneo, l’aiuto al Terzo mondo, l’imbrigliamento della forza militare statunitense) che sono punti rilevanti dell’agenda politica attuale; e poi perché sono tutti movimenti ed associazioni concretamente operanti sul territorio che raggruppano una quota consistente di persone fortemente motivate al cambiamento politico e sociale. Si ricorda, inoltre, che oltre alla Tavola della pace, la GFE nazionale, ed in particolare quella romana per ragioni logistiche, sono impegnate con le altre forze ed organizzazioni giovanili, partitiche e non, in un confronto continuativo nell’ambito del Forum nazionale dei giovani (FNG).

Il dialogo con le altre forze della società civile potrebbe trasformarsi in un fruttuoso percorso comune, proprio come quello, non solo simbolico, della Perugina-Assisi che si è tenuta il giorno 11 settembre (data, questa si, simbolica).
La marcia della Pace ha richiamato, come di consueto, migliaia di persone, di diversa provenienza geografica, età, appartenenza politica con il comune desiderio di Pace.
Per il MFE, tra gli altri erano presenti Lucio Levi, Grazia Borgna, Francesco Ferrero, Piergiorgio Grossi, la senatrice Tana de Zulueta, conferma del MFE-Roma, oltre che ai militanti gieffini Carlo Giuseppe Imarisio e Viviana Melis (Presidentessa della sezione romana) ed altri simpatizzanti laziali che portavano fieramente la bandiera con le dodici stelle e quella con la E verde a mò di mantello. Nel corteo potevano incontrarsi giovani genitori con bambini, in passeggino o in spalla, studenti, lavoratori: una bella rappresentanza di quel Popolo europeo, che, a detta di Scalari, ha trovato la sua identità avvolgendosi nella bandiera della Pace.
Spiccavano, tra gli altri, numerosi sindaci avvolti dalla fascia tricolore, con alcuni cittadini del proprio comune. Alcune vetture e camioncini preparati ad hoc rallegravano la marcia con canti e musiche a scandire il passo. Un modo gioioso per opporsi con fermezza alla tristezza dei conflitti.
Bandiere dell'ARCI, di associazioni religiose, della sinistra giovanile, di Rifondazione Comunista coloravano il serpentone che, lasciata Perugia, si è diretto verso Assisi. Ad ogni svincolo accessibile altre persone si aggiungevano al corteo, per prendervi parte anche solo per un paio di chilometri, pur di potersi unire ancora per una volta a questa manifestazione così importante.
Il corteo non si è disperso neanche quando è sopraggiunto un violento acquazzone. Solo per qualche minuto, fino a quando è spiovuto, le persone si sono armate di cerate e ombrelli, cercando riparo dove possibile; infine la marcia è ripresa sino alla Rocca.
E’ fondamentale, a parere di chi scrive, che il Movimento Federalista Europeo, che ha l’ideale della Pace nel suo DNA, continui in questo percorso. Altre marce ci attendono.

Claudia De Martino e Carlo Giuseppe Imarisio
GFE – Gioventù Federalista Europea
Roma

Articoli correlati

  • L'Italia con l’Africa: una scommessa da vincere insieme
    Pace

    L'Italia con l’Africa: una scommessa da vincere insieme

    Dalla riunione del Comitato organizzatore della marcia Perugia-Assisi che si è tenuta a Assisi il 6 e 7 luglio scorso, pubblichiamo il documento di sintesi del “gruppo Africa” redatto da Francesco Cavalli. Uno stimolo ed una riflessione che guardano a concrete “prospettive operative”
    Francesco Cavalli
  • Marcia Perugia-Assisi 2003: messaggio del Papa ai pacifisti
    Pace
    E' la prima volta che accade

    Marcia Perugia-Assisi 2003: messaggio del Papa ai pacifisti

    Ha detto: "Occorre riconoscere che forse in questi anni non si è investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all'acquisto di armi. È stato come se si 'sprecasse' la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più poveri". (Fonte: Agenzia Misna)
    13 ottobre 2003 - ANSA
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)