“Sono uno storico revisionista”
“Sono uno storico revisionista”
Di Staughton Lynd e Carl Mirra
15.03.06
Un secolo fa’ tre alti funzionari della Federazione occidentale dei Minatori furono accusati di omicidio. Il presidente Theodore Roosevelt dichiarò che loro erano considerati “cittadini indesiderati”. Lavoratori da tutto il paese e i radicali risposero con manifesti che affermavano “siamo dei cittadini indesiderati”.
Secondo la leggenda popolare i Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale occuparono la Danimarca e ordinarono a tutti gli ebrei di indossare La Stella di Davide. Fu allora Re Cristiano apparì in pubblico esibendo il simbolo a sei punte.
Qualcosa di simile è chiesto oggigiorno agli storici negli Stai Uniti. Nel giugno del 2003 il Presidente Bush disse ad un gruppo di grandi affaristi che “questa Nazione si comporta come una minaccia per il dittatore dell’Iraq” ma “ adesso c’è un gruppo a cui piacerebbe riscrivere la storia- storici revisionisti come mi piace definirli.”1 Seguendo il discorso di Bush nel Giorno dei Veterani nel novembre del 2005, il notiziario della BBC mise in risalto una storia “ Bush abbatte con decisione il revisionismo della guerra in Iraq”. L’atteggiamento sanzionatorio di Bush costringe lo storico responsabile a dichiarare: SONO UN REVISIONISTA STORICO.
La Critica del revisionismo del presidente deve essere rigettata sia come uno specifico commento sull’origine della guerra in Iraq sia come un’asserzione generica.
I
Nel discorso del Giorno dei Veterani Bush dichiarò: “alcuni Democratici e critici antibellici stanno adesso dichiarando che abbiamo manipolato l’Intelligence e ingannato gli americani sul perché abbiamo dichiarato guerra. Queste critiche sono pienamente consapevoli che un’investigazione bipartitica del Senato non ha trovato prove di pressioni politiche nel far cambiare il giudizio della comunità investigativa correlato al programma armato in Iraq.” 2L’insabbiamento a cui Bush si riferisce è la Commissione sulle Potenzialità dell’Intelligence degli Stati Uniti riguardante le Armi di Distruzione di Massa. Da una parte essa notò che gli analisti che lavoravano sul tema delle ADM non sperimentarono alcuna pressione. Dall’altra la relazione annotò: “è difficile negare che gli analisti dell’Intelligence lavorassero in un ambiente che non incoraggiava scetticismo sulla saggezza convenzionale.”3 E’ difficile spiegare questa discrepanza; forse la Commissione fu veramente sotto pressione. Ad ogni modo, il Capo Ispettore
della la Commissione di controllo, di verifica e d'ispezione delle Nazioni Unite, Hans Blix, lamentò che “ l’amministrazione (Bush) contava su di noi.”4
Bush crede “ è profondamente irresponsabile riscrivere la storia del modo in cui la guerra è cominciata.”5 Naturalmente è l’amministrazione Bush che sta cercando di riscrivere la storia di come la guerra è cominciata. Gli osservatori scrupolosi sono forzati adesso a revisionare la versione riscritta di Bush, in modo che risulti il più possibile aderente ai fatti. Quattro ben noti esempi potrebbero bastare a dimostrare che l’amministrazione Bush ha fuorviato l’opinione pubblica americana, e che i “Revisionisti” sono semplicemente coloro che vogliano mantenere un’accurata registrazione della guerra in Iraq per i futuri storici:
1. Bush (in un discorso del marzo 2003 alla vigilia dell’invasione:): “non c’è dubbio che il regime in Iraq continua a possedere e nascondere alcune delle armi più letali mai ideate.”6
La correzione dei Revisionisti: Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, Aggiornata per la Risoluzione 1441 del Servizio di Sicurezza che segue l’Iraq, affermò che: nelle prime otto settimane delle ispezioni della IAEA, la IAEA visitò tutti i siti da questa segnalati o gli Stati significativi. Nessuna prova di attività nucleari in corso o di attività correlate a questi luoghi possono essere riscontrate.7
All’inizioo del marzo 2003, Mohamed ElBaradei, capo dell’IAEA riportò che : non c’è prova che l’Iraq abbia un programma di sviluppo nucleare,” secondo il Sydney Morning Herald.8
Nel febbraio 2001, Colin Powell, riconobbe che “ l’Iraq non ha alcuna capacità significativa rispetto alle armi di distruzione di massa.”9
I dimostranti e i “revisionisti” di tutto il mondo impugnarono questa rivendicazione di discredito. Ricordando che l’ispezione del team della stessa amministrazione confermò che l’Iraq non possedeva ADM.
2. Bush (Stato dell’Unione 2003) “L’Iraq di recente ha richiesto ingenti quantità di uranio all’Africa.”10
La correzione dei Revisionisti: un ispettore dell’UN quasi immediatamente contestò la dichiarazione. Una lettera provò che l’acquisto era stato firmato da qualcuno che di recente aveva prestato servizio nel Governo nigeriano nel 1989.11 Si sperava che l’amministrazione Bush fosse capace di scoprire un simile ovvio errore. Bush fece ricadere la colpa su George Tenet, allora capo della CIA, che presumibilmente non contestò l’affermazione per poter entrare nel Consiglio dell’Unione. In ogni caso secondo il Wall Street Journal, la CIA mandò un promemoria a Condoleezza Rice che diceva ”si contesta la vendita dell’uranio africano” prima del discorso. La Rice accettò la responsabilità dell’ “errore” nota l’articolo.12 La Rice non fu ammonita, invece fu promossa Segretario di Stato nel 2005. Naturalmente anche Joseph Wilson contestò la rivendicazione sull’uranio e adesso il capo dello Staff di Cheney è indagato sulla base delle rivelazioni della moglie di Wilson che ha lavorato per la CIA.
3. Bush nell’ottobre del 2002: “non ho ordinato l’uso della forza. Spero che l’uso della forza non diventi necessario.”13
La correzione dei Revisionisti: Nel luglio del 2002 Sir Richard Dearlove,capo del M16 britannico, riportò che “l’azione militare è adesso vista come inevitabile. Bush intende sollevare Saddam attraverso l’azione militare supportato dall’interazione tra il terrorismo e le AMD.14
4. Dick Cheney: l’Iraq costituisce “la base geografica dei terroristi che ci hanno attaccati per molti anni ma specialmente l’11 settembre.15
Correzione dei revisionisti: l’Iraq non ha niente a che fare con l’11 settembre, come lo stesso Bush e Rumsfeld hanno ammesso. Gli operativi di Al Qaeda incarcerati parlarono di conflitti tra Hussein e l’organizzazione.16
Quest’ultima parte di propaganda è particolarmente sconcertante. Un sondaggio della Zogby ha stabilito che l’ 85% dei soldati americani che prestano servizio in Iraq, affermava che la missione americana doveva “rivalersi del ruolo di Saddam per gli attacchi dell’11 settembre. La propaganda di Cheney ha contaminato la mente delle nostre truppe sofferenti. Nonostante i tentativi dell’amministrazione di sviare le nostre truppe, queste non sono solo vassalle della propaganda dell’amministrazione. Lo stesso sondaggio Zogby ha stabilito che il 75% delle truppe in Iraq crede che gli USA dovrebbero ritirarsi dal paese entro un anno. Infatti il 29% di questi soldati sente che gli USA. dovrebbero ritirarsi immediatamente adottando una posizione una volta riservata ai cosiddetti “radicali di sinistra.”17 Le truppe americane stanno forse diventando “revisioniste?”
Anche gli iracheni sono dell’opinione che le truppe americane dovrebbero andar via. Un sondaggio del Ministero della Difesa britannico rivela che l’ 82% degli iracheni “è fortemente contrariO all’occupazione degli americani e che il 45% degli attacchi alle truppe americane/britanniche sono giustificati.18 Nel 2003 un sondaggio Gallup, una volta citato dall’amministrazione Bush per illustrare che gli iracheni gradivano le truppe americane, rivelò, invece, che il 94% degli iracheni avvertiva che Baghdad fosse più pericolosa dopo la “liberazione” degli americani.19 Anche se ammettiamo un ampio margine di errore, questi sondaggi rivelano che i soldati americani e gli iracheni sono contrari all’occupazione.
Mentre la guerra in Iraq si rafforzava, la maggior parte delle organizzazioni mondiali e dei cittadini discuteva la rivendicazione dell’amministrazione sulle ADM. Bush, un vero e proprio campione di democrazia, rigettò le opinioni mondiali. Furono i revisionisti che,nel marzo 2003, ammisero che l’Iraq non aveva armi di distruzione di massa. I Revisionisti di tutto il mondo si unirono e dichiararono: Sono uno storico revisionista!
II
C’è una seconda ragione più generica per opporsi all’attacco del presidente al “revisionismo.”
La storia è revisionismo. È precisamente il compito dello storico, correggere,cioè, revisionare l’idea errata del momento. Ogni storico responsabile è continuamente nella posizione del bambino che vede l’imperatore senza vestiti o, per prendere un esempio dalla vita della mente, di Galileo quando si disse che mormorò, “Eppur si muove.”
La responsabilità della revisione cade specialmente sullo storico di politica estera. La storia degli Stati Uniti è piena di controversie sulle ragioni che inizialmente furono addotte per andare in guerra. Abraham Lincoln, membro del Congresso, sfidò il Presidente Polk, sul luogo in cui per primo,le armi del Messico e degli USA si sarebbero date fuoco nel 1840. Le circostanze che causarono l’affondamento della corazzata Maine e del piroscafo Lusitania sono tuttora dibattute. Fin dove arriva la memoria, sembra adesso che l’amministrazione Johnson abbia falsificato gli eventi dichiarati che diedero luogo alla cosiddetta Risoluzione di Tonkin Bay nell’agosto del 1964.
Risoluzione dell’agosto 1964.
Non esistono spiegazioni ufficiali delle ragioni per andare in guerra che presuppongono una revisione. Le assunzioni implicite sono spesso abbastanza false, dal punto di vista di uno storico. Uno degli autori, dopo un viaggio a Hanoi nella metà degli anni 60, ebbe l’opportunità di incontrare Robert Kennedy. Se la memoria non inganna, Kennedy disse che tutti sanno” che i Comunisti non possono vincere elezioni democratiche. Ma, nei fatti, le memorie del primo Presidente Eisenhower, dimostrano che 10 anni prima gli Stati Uniti avevano sabotato gli accordi di Genova che conclusero la guerra francese in Indocina perché i politici americani sapevano che se in Vietnam si fossero tenute elezioni democratiche nazionali, Ho Chi Minh avrebbe vinto. La stessa fallacia – che i “cattivi ragazzi” siano destinati a vincere libere elezioni – adesso piaga la politica estera degli USA in Iran, Palestina, Venezuela, Haiti, e altrove.
Un dibattito che non ha risposte “politicamente corrette” ma che richiede disperatamente di essere associato riguarda la domanda “quanto è nuova la politica dell’amministrazione Bush di una guerra “preventiva”? Scrivendo sulla New York Review of Books, il Professor Arthur Schlesinger discute che la “prevenzione” rappresenta “un cambiamento fatale nella politica estera degli Stati Uniti.” Durante i lunghi anni della Guerra Fredda, Schlesinger rassicurava il lettore, “ una guerra preventiva è impensabile. Il solo invocarla è considerato da pazzi.”20 Eppure alcuni colleghi di Schlesinger nell’amministrazione di John F. Kennedy, esplicitamente invocarono di attaccare i Comunisti in Vietnam quando era ancora relativamente prematuro: McGeorge Bundy “ concluse che un attacco “preventivo” era desiderabile.”21
Da una parte i commentatori puntano al modo sfrontato in cui i politici dell’amministrazione Bush distruggono le argomentazioni mondiali che sono state fatte decadere dolorosamente sul nascere, e che sconsideratamente saltano dal razionale al razionale cercando di giustificare l’aggressione degli Stati Uniti. Niente di nuovo sotto il sole. Dall’altra parte chiunque visioni i trattati storici con i Nativi americani potrebbe concludere che sia nello stile che nella sostanza, il neoconservatorismo cominciò con lo sterminio degli Indiani Pequot. Fondamentalmente e più gravosamente di tutto: gli storici Radicali, ansiosi di provare il carattere meticoloso del loro pensiero hanno spesso confinato lo scopo della loro ricerca ad un piccolo “maneggevole” soggetto. La creazione della letteratura di punta è riconosciuta erroneamente ai docenti che vedono il mondo attraverso un’ampia veduta ma da una prospettiva parrocchiale da dipartimento di Ivy League i cui membri tenutari – pensiamo ai Bundys, ai Rostows, al Professor Wolfowitz – in anni pari fanno la politica che in anni dispari la loro dottrina ampiamente giustifica.
Per es. Tony Judt rintraccia tale parrocchialismo e “trionfalismo” nella vasta storia sulla Guerra Fredda del Professore di Yale John Lewis Gaddis.22 Tra i soggetti poco approfonditi nell’opera di Gaddis figurano: le fonti e la strategia psicologica dell’Unione Sovietica; il grado a cui i diplomatici statunitensi, come Harriman, Acheson, Kennan e Bohlen, portarono al tavolo un punto di vista “mondiale, cosmopolita” almeno tanto freddo e impassibile quanto quello della loro controparte marxista; Il Terzo Mondo, incluso il rovesciamento dei governi eletti in Iran, Guatemala, Cile; la solidarietà alla Polonia e all’Ugheria nel 1956; l’intelligence sovietica; il fatto che il maccartismo non attecchì nell’Europa occidentale nonostante lo spionaggio fosse in quei Paesi almeno tanto serio quanto quello di cui furono accusati i Rosenberg e Alger Hiss; DeGaulle; l’Eurocominismo; la Nuova Sinistra internazionale; la preistoria della Guerra Fredda dal 1917 al 1945; e la storia che ne seguì inclusa l’invasione dell’ Iraq. Si potrebbe concludere giustificando che questa letteratura di punta non è come Amleto senza il Principe di Danimarca, ma come Amleto senza l’intera Corte di Elsinore.
Revisionare è più che criticare. Gli storici revisionisti devono assumersi i rischi a cui li esporrà, a sua volta, la critica. Gli storici revisionisti hanno la responsabilità di ricostruire la letteratura di punta così come levigare una particolare piastrella in un mosaico. Da William Appleman Williams, pochi storici della Sinistra hanno avuto l’impudenza di cercare di raccontare l’intera storia della politica estera degli Stati Uniti, o, almeno, l’intera storia della politica estera degli Stati Uniti dalla Seconda Guerra Mondiale. Dovrebbe essere la prossima cosa da fare sulla nostra agenda.
NOTE
2 “Il Presidente commemora il Giorno dei Veterani, discute la Guerra del Terrore”
Tobyhanna Centro di addestramento militare,
Tobyhanna, Pennsylvania, 11 nov. 2005.
3 Scott Shane and Daniel Sanger, “Gli esperti di Bush trovano grandi crepe negli tentativi di spionaggio del Stati Uniti,” New York Times, 1 Aprile 2005, p. A10
4 “Blix: gli USA Contano su di Noi”, Newsday, 12 giugno 2003, p. A48
5 “Il Presidente commemora il Giorno dei Veterani, discute la Guerra del Terrore”
Tobyhanna Centro di addestramento militare,
Tobyhanna, Pennsylvania, 11 nov. 2005
6 Il Presidente Dice Saddam Hussein Deve Lasciare l’Iraq entro 48 ore: Riferito dal Presidente nel Discorso alla Nazione” (Washington, DC: Ufficio Dell’Addetto Stampa) 17 marzo 2003
7 IAEA Relazione Aggiornata per il Consiglio di Sicurezza Aderente alla Risoluzione1441 (2002)
8 “Nessuna Traccia di sperimenti con Armi Nucleari: ElBaradei,” Sydney Morning Herald, 8 marzo 2003
9 Il Segretario Colin L. Powell, “La Stampa commenta il comportamento del Ministro Degli Esteri Egiziano Amre Moussa,” Dipartimento di Stato Americano 24 febbraio 2001,
http://www.state.gov/secretary/rm/2001/933.htm
10 “Il Presidente trasmette un messaggio allo Stato dell’Unione,” 28 gennaio 2003
http://www.whitehouse.gov/news/releases/2003/01/20030128-19.html
11 Dana Priest and Karen DeYoung, “La CIA Dubita sui Documenti che Collegano L’Iraq alla’Uranio” Washington Post, 22 marzo 2003. Vedi inoltre “Relazione sull’Assetto Prebellico dell’Intelligence in Iraq dell’organizzazione di Spionaggio,” Comitato Selettivo sull’Intelligence, Senato Degli Stati Uniti 7 luglio 2004. La relazione ha scoperto numerose agenzie di stampa che contestano i documenti riguardanti l’uranio nigeriano venduto all’Iraq. Alcune delle conclusioni sui documenti puntualizzavano che erano “altamente sospetti” “lacunosi su dettagli cruciali” e “completamente non plausibili.”
12 Jeanne Cummings, ¢Gli Addetti alla Sicurezza adesso biasimano l’Intelligence¢ Wall Street Journal, 23 luglio 2003, p. A4. Nota che l’iniziale ricusazione della CIA indusse alla rimozione dela rivendicazione sull’uranio da un discorso di ottobre. See Ken Fireman, 'Warning Unheeded," Newsday, 23 luglio 2003.
13 Mark Danner “ La strada segreta per la guerra,” The New York Review of Books, 9
June 2005.
14 Ibid. Questa citazione è tratta dal famigerato memorandum di Downing Street.. Per maggiori dettagli e per le repliche dei sostenitori di Bush visita http:www.downingstreet.org, che spiega che, “il memorandum di Downing Street è stato inrealtà minutamente trascritto durante il l’incontro del Primo Ministro britannico il 23 luglio 2002. Pubblicato dal Sunday Times il primo maggio del 2005 costituì la prima prova schiacciante venuta dall’interno dei Governi di Gran Bretagna e Stati Uniti che espose la verità che celava l’inizio della guerra in Iraq.”
15 Vedi Stephen Shalom, "Iraq White Paper," per riferimenti e maggiori dettagli sulla missione Enduring Freedom o Enduring War? Prospetti e Costi della Nuova America del 21° Secolo (Maisonneuve Press, 2005), Carl Mirra, ed., pp. 173-6.
16 Ibid, p. 174.
17 “Le truppe americane in Iraq: il 72% Chiede la Fine della Guerra entro il 2006,” Zogby International, 28 February 2006,
http://www.zogby.com/news/ReadNews.dbm?ID=1075. Per essere certi, il ritiro non significa abbandono.Un consulente UN, Johan Galtung, suggerisce una Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione nel Medio Oriente presenziata dalla Giordania o da un partito della regione: le crescenti preoccupazioni sulla crisi Israele – Palestina, l’indipendenza curda e un mercato comune del Medio Oriente, dovrebbero far parte del dialogo. E’ anche all’ordine uno stock di aiuti americani per ricostruire le infrastrutture insieme a un impegno affinché le risorse irachene apartengano agli iracheni. La presenza dei soldati americani non è necessaria a ricostruire l’Iraq; una forza multinazionale rafforzata da aiuti significativi è più giustificabile che non l’occupazione americana avversata dagli stessi iracheni. Vedi Johan Galtung, "I Bisogni Umani, gli Aiuti Umanitari, la Sicurezza Umana e la Guerra in Iraq,” (febbraio 2004) pubblicato su http://www.transcend.org
18 Sean Rayment, “Il sondaggio segreto MoD: li iracheni incoraggiano l’attacco alle truppe britanniche,” Sunday Telegraph, 23 ottobre 2005.
19 “Gli Iracheni non Così Felici” Newsday 29 settembre 2003, p. A12. Inoltre il Brooklins Institute giudica identico un sondaggio del febbraio 2005, in cui il 71% degli iracheni “si oppone alla presenza delle Force di Coalizione in Iraq.” Per questo sondaggio e molti altri con contenuto similare vedi Abigail Fuller and Neil Wollman, “Gli USA dovrebbero ritirarsi? Lasciamo decidere agli iracheni,” Professori per la Pace 13 ottobre 2005.
20 Arthur Schlesinger, Jr., "Alla cieca in Iraq" The New York Review of
Books, 23 October 2003.
21 Ralph Stavins, Richard Barnet and Marcus Raskin, Washington Pianifica una Guerra di Attacco, (New York: Random House, 1971), pp. 34, 39, 194, 252.
22 Tony Judt, “Una Storia Ancora da Raccontare” The New York Review of Books, 23
marzo 2006.
Lynd è un professore primario di storia, procuratore in pensione, attivista di lunga data e autore di numerosi libri incluso Lucasville: La Storia mai Narrata della Sommossa di una Prigione. Mirra insegna Studi Americani al SUNY College a Old Westbury ed è il curatore di Enduring Freedom o Enduring War? Prospetti e Costi della Nuova America del 21° secolo Egli è anche un marine graduato che ha rifiutato di combattere nella prima Guerra del Golfo. Entrambi gi autori appartengono al Comitato Direttivo degli Storici contro la guerra. L’affiliazione istituzionale avviene per sola identificazione.
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