L'INSORGENZA EUROPRECARIA
UN NUOVO CICLO EUROPEO
La lotta dei precari cognitivi francesi può essere l'inizio di un nuovo ciclo politico e culturale in Europa. Hanno occupato le scuole con la consapevolezza di essere insieme studenti, lavoratori cognitivi e precari del ciclo fluido del capitale ricombinante. E questo rappresenta un fatto nuovo, che non si era mai manifestato, con questa chiarezza, nelle lotte studentesche precedenti.
Sia ben chiaro: i precari cognitivi francesi pongono una questione che è direttamente europea, anche se è vero, come dice Villepine, che il CPE è molto meglio dei regolamenti schiavistici che governano altri paesi, prima di tutto l'Italia. La legge Biagi e il pacchetto Treu sono cento volte peggiori del CPE che gli studenti francesi stanno combattendo. Perciò è chiaro che se loro vincono la questione si porrà immediatamente in ogni paese europeo.
Se gli studenti francesi riusciranno a battere il CPE questo non significherà certo che avranno sconfitto la precarietà, vorrà dire soltanto che avranno respinto la formalizzazione giuridica della precarizzazione. E quindi avranno aperto una fase nuova nella storia sociale europea. Una fase di lotta e di invenzione sociale che oltre lo schiavismo liberista permetta di formulare nuove regole, nuovi criteri di regolazione del rapporto lavoro capitale.
CUORE NERO
La precarietà non è un elemento particolare della relazione produttiva ma il cuore nero del processo di produzione capitalistico nella sfera della rete globale in cui circola un flusso continuo di info-lavoro frattalizzato e ricombinante. La precarietà è l'elemento trasformatore dell'intero ciclo di produzione. Nessuno rimane al riparo. Il salario deilavoratori a tempo indeterminato è colpito, ridotto, taglieggiato, la vita di tutti è minacciata dalla precarizzazione.
L'info-lavoro digitalizzato può essere frammentato in forma frattale così da essere ricombinato in una sede separata da quella in cui il lavoro viene erogato.
Dal punto di vista della valorizzazione di capitale il flusso è continuo, ma dal punto di vista dell'esistenza e del tempo vissuto dei lavoratori cognitivi la prestazione di lavoro ha carattere di frammentarietà ricombinabile in forma cellulare. Cellule pulsanti di lavoro si accendono e si spengono nel grande quadro di controllo della produzione globale.
L'info-lavoro è precarizzato non per una contingente malvagità del padronato ma per la semplice ragione che l'erogazione di tempo può essere scollegata dalla persona fisica e giuridica del lavoratore, oceano di cellule valorizzanti convocate cellularmente e ricombinate dalla soggettività del capitale.
REDDITO DI ESISTENZA O SCHIAVISMO
Per questo occorre riconcettualizzare il rapporto tra capitale ricombinante e lavoro cognitivo, e occorre dotarsi di un nuovo quadro di riferimento. Dato che è diventata impossibile una contrattazione del costo del lavoro fondata sulla persona giuridica, dato che la prestazione di tempo produttivo astratto è scollegata dalla persona individuale del lavoratore, la forma tradizionale del salario è fuori corso, non garantisce più niente.
Tanto è vero che la retribuzione del lavoro dipendente tende costantemente ad abbassarsi e tendono a ricostituirsi tutte le condizioni del lavoro schiavistico.
E' vero che aumentano i posti di lavoro, ma diminuisce il monte salari complessivo.
Ma la disoccupazione è molto meglio dello schiavismo. E questo lo hanno capito i ribelli del marzo francese, che rifiutano il ricatto padronale: se volete lavoro accettate lo schiavismo.
La lotta dei precari francesi mette all'ordine del giorno il problema del salario come problema politico globale, e reclama a gran voce una nuova forma: il reddito d'esistenza scollegato dal lavoro.
Il reddito di esistenza non può più essere considerato una parola d'ordine estremista. E' la sola possibilità di sfuggire alla costituzione di un regime schiavistico generalizzato del rapporto di lavoro.
Naturalmente non sarà mai possibile parlare di reddito di esistenza fin quando i criteri di governo della società rimangono vincolati al quadro concettuale dell'economia di crescita, ovverosia al predominio dell'accumulazione rispetto agli interessi sociali. I vincoli della crescita e della competitività che vengono spacciati come leggi naturali dal pensiero dogmatico liberista (e accettati come tali dalla sinistra incapace di pensiero autonomo non dogmatico) sono in realtà regole stabilite in base a un rapporto di forze che le tecnologie digitali hanno sbilanciato a favore del capitale attraverso la deterritorializzazione del lavoro.
LE REGOLE E LA FORZA
Le regole non sono immutabili, e non c'è nessuna regola che imponga di rispettare le regole.
Questo la sinistra legalitaria non lo ha mai capito. Ferma all'idea che bisogna rispettare le regole non ha saputo reggere il confronto sul nuovo terreno inaugurato dalle tecnologie digitali e dalla globalizzazione del ciclo del'info-lavoro.
La destra lo ha capito benissimo e ha sovvertito le regole che erano state stabilite in un secolo di storia sindacale. Nel modo di produzione industriale classico la regola si fondava su un rapporto rigido tra lavoro capitale, e sulla possibilità di determinare il valore di una merce in base al tempo di lavoro socialmente necessario. Ma nella forma ricombinante del capitale basato sullo sfruttamento dell'info-lavoro fluido, non esiste più alcun rapporto deterministico tra tempo di lavoro e valore. Non dobbiamo restaurare le regole che la destra ha violato, dobbiamo inventare regole nuove adeguate alla forma fluida del rapporto lavoro capitale, che non conosce più alcun determinismo quantitativo tempo-valore, e quindi non conosce più alcuna costante necessaria nei rapporti fra grandezze economiche.
INSURREZIONE CULTURALE IN EUROPA
Dopo le elezioni in Italia dovrà aprirsi un processo di insurrezione culturale generalizzata contro la forma precarizzata dell'esistenza. Cacciare la destra servirà solo a togliere lo strumento del potere politico dalle mani di gente pericolosa, ma la battaglia inizierà dopo, e dobbiamo riuscire a metterla sotto il segno del reddito d'esistenza scollegato dal processo fluido di prestazione cellulare ricombinante.
La lotta degli studenti francesi può avere un effetto di rilancio del processo europeo. Il NO francese al referendum sulla carta costituzionale europea era motivato essenzialmente dal rifiuto della precarizzazione e della svalutazione del salario. Oggi vediamo la faccia propositiva di quel NO. Il processo europeo non può essere governato dagli interessi del capitale, protezionista o globalista che sia. Solo il lavoro, nel suo processo di ricomposizione sociale può funzionare come fonte del diritto e della cultura europea.
Questa è un'altra lezione del marzo francese.
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